La secca del Po del 2022 è stata la peggiore in 216 anni di dati sul fiume

Il fiume Po vicino a Reggio Emilia, il 17 luglio 2022 (ANSA/Andrea Fasani)
Il fiume Po vicino a Reggio Emilia, il 17 luglio 2022 (ANSA/Andrea Fasani)

Nel 2022 a causa della siccità il fiume Po è stato interessato da un lungo periodo di magra idrologica, cioè di portata molto bassa, che secondo un nuovo studio è stato il peggiore mai registrato. Abbiamo dati sulla portata del Po all’altezza di Pontelagoscuro, vicino a Ferrara, fin dal 1807, per questo si può dire che sia stata la peggiore in almeno 216 anni. Il record è particolarmente notevole perché nell’estate del 2022 la portata media del fiume è stata inferiore di circa il 30 per cento, cioè una percentuale considerevole, rispetto alle estati dei record precedenti, quella del 2006 per i soli mesi di giugno e luglio, e quelle del 1945 e del 1944 se si considerano anche maggio e aprile.

Lo studio è stato fatto da ricercatori dell’Università di Bologna e dell’Università Ca’ Foscari di Venezia con la collaborazione di scienziati della Columbia University (Stati Uniti), dell’Università di Singapore e dell’Istituto Alfred Wegener tedesco, ed è stato pubblicato sulla rivista scientifica Science Advances. Lo studio ha anche notato che la frequenza delle siccità che riguardano il bacino del Po è aumentata notevolmente dal 2000 e ha ricondotto la magra del 2022 a una tendenza a lungo termine legata al cambiamento climatico causato dalle attività umane, che in varie parti del mondo sta provocando un aumento della frequenza e dell’intensità dei periodi siccitosi. Per il solo mese di luglio sei dei primi dieci record di secca del fiume sono stati registrati negli ultimi 23 anni.

I ricercatori hanno osservato che in generale che la portata del Po nei mesi estivi è diminuita nel tempo e hanno indagato sulle cause di questo fenomeno. Non è dovuto a una diminuzione delle precipitazioni complessive sul Nord Italia, ma a una combinazione di diversi fattori: il fatto che nevichi meno sulle Alpi, l’aumento delle temperature medie, l’aumento dei tassi di evapotraspirazione, cioè di evaporazione dell’acqua dal terreno e di traspirazione dalle piante, e l’aumento dei prelievi di acqua dal Po per l’irrigazione agricola.

La siccità nel Nord Italia del 2022 era stata dovuta a una carenza di precipitazioni molto estesa nel tempo, iniziata già nell’ottobre del 2021, ma anche a temperature più alte della norma che, associate a un prolungato bel tempo, avevano causato un aumento dell’evapotraspirazione. Non è banale trovare rapporti di causa-effetto tra specifici eventi siccitosi e il cambiamento climatico in corso, ma uno studio pubblicato lo scorso marzo lo ha fatto. A causa della siccità le attività agricole sono state danneggiate e la produzione di energia idroelettrica è stata ridotta per mesi.

Davide Zanchettin, professore al dipartimento di Scienze ambientali, Informatica e Statistica dell’Università Ca’ Foscari, uno degli autori dello studio, ha commentato: «Potrebbero passare anni, o perfino decenni, prima che una magra come quella del 2022 si ripresenti, è tuttavia urgente premunirsi e ridefinire la gestione della risorsa acqua già adesso».