Il 2022 è stato l’anno più caldo in Italia dal 1800

Cioè da quando registriamo le temperature: rispetto all'ultimo trentennio la media annuale nazionale è stata più alta di 1,15 °C

Grafico dell'ISAC che mostra quanto si siano discostate le temperature medie di ogni anno dal 1800 al 2022 rispetto alla media del periodo 1991-2020 in Italia
Quanto si sono discostate le temperature medie annuali dal 1800 al 2022 rispetto alla media 1991-2020 in Italia (ISAC-CNR)

L’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (ISAC) del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) ha diffuso un’analisi preliminare delle temperature registrate in Italia nel corso del 2022. I dati mostrano che il 2022 è stato l’anno più caldo dal 1800, cioè da quando disponiamo di dati sufficienti per fare un confronto. Più precisamente è stato l’anno la cui temperatura media dall’inizio di gennaio alla fine di dicembre, prendendo in considerazione l’intero paese, è stata la più alta dal 1800.

Rispetto alla media del periodo compreso tra il 1991 e il 2020, il trentennio da usare per fare confronti di climatologia secondo le indicazioni dell’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO), la temperatura media è stata superiore di 1,15 °C.

In tutta Italia nel 2022 la media delle temperature registrate è stata superiore a quella del 1991-2020, e nel nord-ovest del paese lo è stata così tanto da uscire dalla scala delle anomalie termiche usata dall’ISAC, il cui massimo arriva normalmente a +1,7 °C. Nel grafico sottostante sono le zone indicate con i quadrati neri.

Grafico dell'ISAC che mostra quanto si siano discostate le temperature medie del 2022 rispetto alle medie del periodo 1991-2020 nelle diverse parti d'Italia

Grafico che mostra quanto si siano discostate le temperature medie del 2022 rispetto alle medie del periodo 1991-2020 nelle diverse parti d’Italia (ISAC-CNR)

Nonostante le differenze regionali, il 2022 è stato l’anno con la temperatura media più alta per tutte e tre le aree in cui classicamente si divide il paese, cioè Nord, Centro e Sud.

Nel Nord è stata più alta di 1,37 °C; al Centro e al Sud l’anomalia è stata meno pronunciata, rispettivamente di 1,13 °C e 1 °C. Anche per quanto riguarda la media delle temperature massime il 2022 è stato l’anno con i valori maggiori; la media delle temperature minime invece è stata la seconda più alta dal 1800.

Il 2022 è stato l’anno più caldo mai registrato anche in altri paesi europei: ad esempio in Francia, dove la serie storica inizia dal 1900 e dove otto dei dieci anni più caldi sono successivi al 2010; nel Regno Unito, dove invece i dati cominciano dal 1884 e per la prima volta la temperatura media annuale ha superato i 10 °C; in Spagna, dove i confronti partono dal 1961, in Irlanda, dal 1900, e quasi sicuramente in Svizzera, dove le serie storiche iniziano dal 1864, e in Germania, dove i dati iniziano dal 1881.

Anche l’inizio del 2023 è stato più caldo del solito in gran parte dell’Europa, e in particolare in alcuni paesi orientali come la Polonia. Secondo le prime previsioni, nell’anno appena cominciato le temperature medie globali potrebbero aumentare per la probabile fine della “Niña”, uno dei complessi di eventi atmosferici che influenzano il meteo di varie parti del mondo.

– Leggi anche: Forse La Niña sta per finire

Tenendo conto dell’intero pianeta, le temperature medie del 2022 risulteranno quasi certamente al di sotto di quelle dei tre anni più caldi che siano mai stati osservati finora, cioè il 2016, il 2020 e il 2019 (manca ancora una stima generale della WMO).

Secondo le prime previsioni per il nuovo anno del Met Office, il servizio meteorologico nazionale del Regno Unito, nel 2023 la temperatura media globale sarà superiore alla media del periodo 1850-1900, quando ancora le emissioni di gas serra prodotte dalle industrie non avevano causato effetti riscontrabili sul clima, di un valore compreso tra 1,08 °C e 1,32 °C.

Il riscaldamento del pianeta provocato dalle attività umane è diventato sempre più evidente negli ultimi anni: è da dieci anni che le temperature medie globali annuali sono superiori ai livelli pre-industriali di almeno 1 °C. Secondo le più ottimistiche, per quanto sempre più improbabili, speranze internazionali i paesi del mondo dovrebbero evitare che superino di 1,5 °C le medie del periodo preindustriale per impedire gli effetti più gravi del cambiamento climatico, cioè aumenti della frequenza e dell’intensità di eventi disastrosi, come inondazioni e prolungati periodi di siccità.

Com’era evidente dalla prolungata siccità in gran parte d’Europa, nel 2022 ha anche piovuto molto poco. In Italia la quantità di precipitazioni dell’intero anno è stata pari al 70 per cento della media tra il 1991 e il 2020.