Alla fine il governo ha deciso poco sui taxi

Nel nuovo decreto ha ceduto a quasi tutte le richieste dei tassisti e ha delegato le responsabilità alle amministrazioni locali

(ANSA/ANGELO CARCONI)
(ANSA/ANGELO CARCONI)
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Lunedì sera il governo ha presentato in una breve conferenza stampa le principali misure contenute in due decreti-legge molto corposi approvati in un Consiglio dei ministri prima di una pausa estiva dei lavori istituzionali. Tra le più attese c’erano quelle che dovrebbero affrontare il grosso problema della carenza di taxi nelle grandi città, di cui si è discusso molto negli ultimi mesi. Nonostante i molti annunci delle settimane precedenti al Consiglio dei ministri però il governo sostanzialmente non ha deciso granché, e ha ceduto a quasi tutte le richieste dei tassisti, che vanno perlopiù nella direzione di mantenere la situazione così com’è.

Il problema della carenza dei taxi è legato al fatto che le licenze per guidarli sono un numero limitato, e ormai da molti anni i governi non ne immettono di nuove nel mercato per il timore di scontentare la categoria. I tassisti si oppongono alla possibilità di nuove licenze per il timore che un ampliamento dell’offerta comporti per loro una diminuzione dei guadagni e soprattutto una perdita di valore della licenza in loro possesso: solitamente le licenze vengono vendute ai nuovi tassisti da altri tassisti, e sono necessari grandi investimenti proprio per via del numero limitato in circolazione.

Fino al tardo pomeriggio di lunedì il governo aveva fatto circolare una bozza di un decreto-legge che avrebbe introdotto le cosiddette “doppie licenze”, o “licenze cumulabili”: una misura che avrebbe consentito di regalare a ogni tassista una seconda licenza da rivendere sul mercato, in modo che venissero introdotte nel mercato nuove licenze facendo allo stesso tempo guadagnare ciascun tassista. Era una proposta già conciliante, che però i tassisti hanno fortemente osteggiato, fino a convincere il governo a cambiare idea.

Prima del Consiglio dei ministri il ministro delle Imprese Adolfo Urso, che si sta occupando della questione insieme al ministro dei Trasporti Matteo Salvini, aveva incontrato i sindacati di categoria dei tassisti per illustrare le nuove misure: durante l’incontro i sindacati hanno diffuso una nota in cui minacciavano «sciopero generale e mobilitazione» se nel decreto-legge fosse stata inserita la misura delle doppie licenze. «Questo decreto così fatto non deve essere convertito in legge», avevano scritto. Lo stesso Urso in conferenza stampa ha ammesso di aver ceduto alle richieste, pur presentando una rinuncia dei tassisti più che del governo: «I tassisti ci hanno chiesto di togliere la norma sul cumulo delle licenze, un’opportunità a cui rinunciano. Era la loro principale richiesta, abbiamo tolto questa norma», ha detto.

– Leggi anche: Perché non si riescono a risolvere i problemi dei taxi

Alla fine l’unica nuova norma sui taxi nel decreto-legge è stata quella che dà la possibilità alle città metropolitane, ai capoluoghi di provincia e alle città in cui ha sede un aeroporto internazionale di avviare bandi per concedere nuove licenze di taxi, aumentandole fino a un massimo del 20 per cento di quelle esistenti a livello locale. È una misura che concretamente delega la maggior parte delle responsabilità sulla questione alle amministrazioni locali, che già negli ultimi mesi hanno subìto molte pressioni dalle associazioni di categoria dei tassisti per non aumentare le licenze.

In ogni caso neanche questa norma è piaciuta ai sindacati dei tassisti, che hanno fatto notare che esistono già norme che consentono alle amministrazioni locali di intervenire sui taxi (le misure provate finora però si sono dimostrate insufficienti). Urso in ogni caso si è di nuovo cautelato spiegando in conferenza stampa che «ci saranno altri confronti» da qui alla definitiva conversione in legge del decreto-legge e che «il provvedimento potrà essere ulteriormente implementato» (i decreti-legge del governo vanno approvati dal parlamento entro 60 giorni, altrimenti decade la loro efficacia, e nel frattempo possono essere modificati).

La scarsità di taxi nelle grandi città italiane è stata già molto evidente negli ultimi mesi e soprattutto con l’aumento dei turisti in estate, ma la situazione potrebbe anche peggiorare. Urso per esempio ha legato la necessità di intervenire ad alcuni grandi eventi previsti in Italia nei prossimi anni e che porteranno nel paese molte persone, come il Giubileo del 2025 o le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina del 2026.

La scorsa settimana l’Antitrust ha avviato un’indagine nel settore dei taxi a Milano, Roma e Napoli per capire da dove vengano i molti disagi per gli utenti che sono stati segnalati negli ultimi mesi. Tra i disservizi sono stati citati i lunghi tempi di attesa, l’uso poco trasparente del tassametro, il mancato funzionamento dei Pos per pagare con bancomat e carte di credito e in generale il rifiuto dei pagamenti elettronici. Dopo l’annuncio dell’indagine il governo aveva annunciato in un comunicato che sarebbe intervenuto tempestivamente per risolvere il problema «con una soluzione improntata all’efficienza e trasparenza nei confronti del cittadino»: dalle nuove misure approvate sembra che per il momento non cambierà molto.