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  • Lunedì 7 agosto 2023

Gli Stati Uniti non dominano più il calcio femminile

L'eliminazione agli ottavi dei Mondiali è un risultato sorprendente e inedito, dovuto soprattutto alla crescita globale del movimento

Le calciatrici statunitensi durante i rigori contro la Svezia (Quinn Rooney/Getty Images)
Le calciatrici statunitensi durante i rigori contro la Svezia (Quinn Rooney/Getty Images)
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L’eliminazione degli Stati Uniti agli ottavi di finale dei Mondiali femminili di calcio in corso in Australia e Nuova Zelanda è il risultato più sorprendente di un torneo già pieno di risultati inattesi che sembra stia evidenziando nuove gerarchie.

Gli Stati Uniti nel calcio femminile sono stati per decenni la squadra da battere, nonché il paese che ha guidato un movimento che a lungo ha faticato a crescere, prima di riuscirci in modo consistente nell’ultimo decennio. Da quando esistono i Mondiali femminili, gli Stati Uniti li hanno vinti quattro volte su otto edizioni, senza mai scendere sotto il terzo posto. In Australia e Nuova Zelanda la squadra femminile statunitense puntava al terzo titolo mondiale consecutivo, dopo le vittorie del 2015 e del 2019 e dodici anni passati senza una sola sconfitta.

Tecnicamente non ha perso nemmeno gli ottavi di finale contro la Svezia. Gli Stati Uniti sono stati infatti eliminati ai calci di rigore subendo il gol decisivo per una questione di millimetri. La partita era finita 0-0 e gli Stati Uniti avevano avuto le occasioni migliori per segnare, trovandosi però davanti Zecira Musovic, portiere svedese nominata miglior giocatrice dell’incontro.

L’eliminazione non è però solo un episodio “sfortunato” capitato nella prima partita a eliminazione diretta della competizione, e non è arrivata completamente inattesa. Gli Stati Uniti in questo torneo e nei due anni precedenti avevano già mostrato segnali del fatto che il loro dominio sul calcio femminile stesse per finire.

Le giocatrici della Svezia festeggiano dopo l’ultimo rigore (AP Photo/Hamish Blair)

Negli ultimi tre anni il percorso della Nazionale statunitense era già stato caratterizzato da alti e bassi, per così dire. Alle Olimpiadi di Tokyo del 2021 era arrivata da favorita, come consuetudine per una Nazionale che aveva vinto quattro delle precedenti sei edizioni, centrando cinque volte la finale. Era stata però sorprendentemente battuta in semifinale dal Canada, chiudendo poi con un bronzo olimpico: già allora si era parlato della necessità di impostare un rinnovamento del proprio nucleo storico di giocatrici. Questo processo non si è pero dimostrato semplice, come confermato dai risultati deludenti nei tornei giovanili e nelle successive sconfitte contro Inghilterra, Spagna e Germania.

Poi le cose erano sembrate migliorare. Le statunitensi erano arrivate in Australia con buoni segnali dalle amichevoli, avendo vinto le otto partite giocate nel 2023 (non sempre contro avversarie di alto livello), chiudendo almeno in apparenza una della prime crisi della propria storia. Le difficoltà si erano però riviste nella fase a gruppi dei Mondiali, dove la Nazionale americana aveva vinto solo con il Vietnam e pareggiato con Olanda e Portogallo, rischiando di essere eliminata nell’ultima gara.

I motivi della fine del dominio degli Stati Uniti sul calcio femminile vanno ricercati in parte internamente, con problemi nel processo di rinnovamento, in parte esternamente, con una crescita sensibile del livello delle avversarie.

Nella formazione che è stata eliminata domenica c’erano solo tre delle giocatrici che avevano vinto nel 2019. L’allenatore Vlatko Andonovski, debuttante ai Mondiali, è ora discusso e il suo futuro resta da definire: il suo lavoro è stato anche complicato da due pesanti infortuni che hanno privato l’attacco di importanti giocatrici. Catarina Macario, nata in Brasile ma divenuta cittadina statunitense, era considerata la principale risorsa offensiva, ma si è infortunata gravemente alla fine del 2022 (rottura del legamento crociato del ginocchio, infortunio che ricorre in modo preoccupante fra le giocatrici); anche la sua potenziale partner Mallory Swanson ha dovuto saltare il torneo per un altro tipo di infortunio al ginocchio.

La delusione di Megan Rapinoe, a destra (AP Photo/Scott Barbour)

Tra le attaccanti rimaste a disposizione, Alex Morgan era considerata il simbolo della Nazionale. Per lanciare i Mondiali, l’emittente televisiva Fox aveva realizzato una sua statua nella posa della Statua della Libertà che aveva fatto girare per gli Stati Uniti come operazione di marketing. Morgan però ha giocato un torneo deludente, non ha segnato nemmeno un gol e ha sbagliato un rigore nella fase a gironi.

Anche Megan Rapinoe, la calciatrice statunitense più conosciuta all’estero e protagonista delle recenti rivendicazioni politiche e contrattuali, ha sbagliato uno dei rigori decisivi contro la Svezia, circostanza peraltro sfruttata da Donald Trump per attaccarla: Rapinoe e le compagne avevano rifiutato di andare a visitare la Casa Bianca dopo i Mondiali vinti nel 2019 proprio per mostrare la propria opposizione a Trump (non era stato un caso isolato nello sport americano, durante gli anni di presidenza di Trump).

A questi problemi delle statunitensi si è aggiunta una generale crescita del livello delle squadre avversarie, forse anche più rilevante. La fase finale dei Mondiali per la prima volta aveva 32 partecipanti e ha mostrato un grande equilibrio tra le varie squadre: Brasile, Canada e Germania (tradizionalmente nelle posizioni più alte nel ranking) sono uscite nella fase a gruppi, mentre Marocco, Sudafrica e Giamaica (più deboli) sono arrivate agli ottavi. L’aumento degli investimenti delle federazioni europee ha inoltre portato a una generale crescita del livello.

Uno degli esempi più evidenti è quello del campionato inglese, nato nel 2011. Barclays, il principale sponsor, ha firmato un accordo con la federazione da 40 milioni di euro in tre anni, un record. Le grandi possibilità economiche delle squadre di Premier League maschile permettono di destinare una piccola parte dei bilanci nel settore femminile. Queste quote risultano comunque molto consistenti nel mercato femminile e nel 2023 due squadre inglesi sono arrivate in semifinale di Champions League. L’Inghilterra femminile ha vinto l’ultimo Europeo, nel 2022.

Jill Ellis, ex allenatrice della Nazionale statunitense, ha detto: «Per vincere ai Mondiali hai bisogno di atleticità, tecnica e mentalità: in passato avevamo quasi il monopolio nelle tre categorie. Ora vedi avversarie anche più atletiche, con una tecnica sofisticata e con una crescente abitudine e gestire le partite importanti». La stessa Federazione calcistica statunitense ha sottolineato la crescita del movimento nelle ore immediatamente successive all’eliminazione, scrivendo sui propri profili social: «Questi Mondiali sono una prova della crescita a livello globale del calcio femminile (…). La nostra ambizione rimane quella di andare oltre gli standard che abbiamo contribuito a creare e cresceremo per superare questa sfida».

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