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  • Giovedì 3 agosto 2023

La storia notevole della Giamaica ai Mondiali di calcio femminili

Ha rischiato di non arrivarci per colpa della sua Federazione: si è autofinanziata e ora giocherà gli ottavi di finale per la prima volta

di Pietro Cabrio

La giamaicana Deneisha Blackwood dopo la qualificazione agli ottavi (Robert Cianflone/Getty Images)
La giamaicana Deneisha Blackwood dopo la qualificazione agli ottavi (Robert Cianflone/Getty Images)
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Nella fase a gironi dei Mondiali di calcio femminili con il maggior numero di partecipanti di sempre ci sono state diverse sorprese. Una di queste ha coinvolto anche l’Italia, suo malgrado: nella partita decisiva dei gironi è stata battuta 3-2 dal Sudafrica, 54ma nazionale del ranking mondiale, che non solo non si era mai qualificata agli ottavi di finale, ma lo ha fatto vincendo la sua prima partita a un Mondiale (peraltro contro l’Italia sedicesima nel ranking FIFA). Tra gli altri risultati più significativi c’è stata la qualificazione agli ottavi, da imbattuta, della Nigeria, cosa che non era mai successa prima. E lo stesso ha fatto la Giamaica, la cui storia è ancora più significativa.

Ai Mondiali di quattro anni fa la Giamaica aveva esordito nel torneo terminando il suo girone all’ultimo posto con tre sconfitte su tre partite, 12 gol subiti (5 soltanto dall’Italia) e uno solo segnato. In questa edizione si era ritrovata in un girone ritenuto ancora più difficile del precedente, vista la presenza della Francia, quinta nel ranking mondiale, e del Brasile, ottavo e già incontrato nel 2019. I risultati di questi giorni hanno però smentito ogni aspettativa.

Pur avendo segnato un solo gol, ossia quello che ha garantito una fondamentale vittoria contro Panama, la Giamaica si è qualificata da seconda classificata dopo aver pareggiato 0-0 sia contro la Francia sia contro il Brasile, che ha eliminato nella partita decisiva di mercoledì.

Nel caso della Nazionale giamaicana, tuttavia, i risultati sono soltanto una parte della storia. Dopo aver ottenuto la seconda qualificazione consecutiva ai Mondiali come terza nazionale del Centro e Nord America, la sua partecipazione era stata infatti compromessa dalla negligenza della Federazione calcistica locale (JFF), disorganizzata e disinteressata a tal punto da non saper garantire nemmeno l’organizzazione delle amichevoli di preparazione, come denunciato a giugno dalle giocatrici.

 

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I rapporti tra la squadra femminile e la JFF, peraltro, erano pessimi già da anni. Nel 2018 la Nazionale aveva dovuto sospendere tutte le sue attività per un certo periodo perché non aveva più i soldi per andare avanti. Era riuscita però a qualificarsi ai Mondiali in Francia grazie alle donazioni private, e a quel punto la Federazione si era rifatta viva promettendo premi che le giocatrici non hanno mai visto.

Per tutti questi motivi, nei mesi precedenti il Mondiale in Australia e Nuova Zelanda la Giamaica aveva giocato soltanto una partita ufficiale. Visto il rischio concreto di presentarsi ancora una volta impreparate a un appuntamento così importante, per responsabilità altrui, a metà giugno le giocatrici hanno preso in mano la situazione denunciando collettivamente la mancanza di sostegno da parte della JFF. Tramite familiari e sostenitori hanno poi organizzato due raccolte fondi online per sostenere nel miglior modo possibile la partecipazione ai Mondiali.

Una di queste raccolte fondi è stata organizzata su GoFundMe dalla madre di una delle giocatrici, mentre l’altra proviene dalla Reggae Girlz Foundation, un’associazione che si occupa di sostenere le calciatrici giamaicane e le loro attività. Entrambe sono ancora attive: una ha da poco superato i 60mila dollari con 1.300 donazioni, l’altra ne ha racimolati 48mila da 242 sostenitori, tra i quali c’è anche la figlia primogenita di Bob Marley, Cedella, che già nel 2018 aiutò la squadra a ripartire.

Tutto il denaro raccolto è stato e verrà utilizzato per pagare viaggi, fornitori, vitto e alloggio, ma anche giocatrici e staff in mancanza di risorse provenienti dalla Federazione. La raccolta fondi che ha riscosso più denaro aveva come obiettivo i 100mila dollari: il 3 per cento dell’importo finale spetterà alla piattaforma che la ospita e quello che non verrà speso sarà versato alla Reggae Girlz Foundation, cioè all’altra raccolta fondi. Tutte le spese sostenute verranno pubblicate man mano sulla pagina delle donazioni, dove i promotori dell’iniziativa hanno già dato aggiornamenti sulle varie tappe di avvicinamento al torneo.

Deneisha Blackwood e Vyan Sampson dopo il pareggio contro il Brasile (Robert Cianflone/Getty Images)

La difficoltà principale stava nel riunire tutte le giocatrici, dato che delle 23 convocate nessuna gioca in Giamaica, dove il campionato femminile è amatoriale e di piccole dimensioni. Tante sono inoltre figlie di immigrati giamaicani nate e cresciute in altri paesi, specialmente quelle che giocano in Inghilterra e in Francia. Una di queste è Allyson Swaby, nata negli Stati Uniti e ora al Paris Saint-Germain dopo aver giocato quattro stagioni nella Roma. Tra le convocate c’è anche la sorella minore, Chantelle.

Tutte le altre giocano e vivono negli Stati Uniti, tra squadre universitarie e professionistiche. Viste le varie provenienze, il gruppo aveva deciso di riunirsi a fine giugno ad Amsterdam, il cui aeroporto è uno dei meglio collegati per i viaggi intercontinentali. Lì era stato organizzato un cosiddetto training camp di dieci giorni, al termine del quale il gruppo si era trasferito in Australia, dove il 23 luglio c’è stato l’esordio con la Francia e il primo punto ottenuto a un Mondiale.

Dopo la storica qualificazione, agli ottavi di finale la Giamaica incontrerà la Colombia in una partita aperta a ogni risultato. Intanto la Federazione giamaicana ha scritto: «Dobbiamo riconoscere che le cose non sono state fatte nel migliore dei modi e stiamo lavorando assiduamente per risolverle».