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  • Martedì 25 luglio 2023

La complicata vendita dei diritti tv dei Mondiali di calcio femminili

Anche in Italia, dove per questioni legate a orari, domande e offerte è stato trovato un accordo solo all’ultimo momento

(Carmen Mandato/Getty Images)
(Carmen Mandato/Getty Images)
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La prima partita dell’Italia ai Mondiali di calcio femminili, giocata lunedì alle 8 del mattino, è stata seguita in diretta su Rai 1 da 861mila spettatori complessivi. Lo share televisivo della trasmissione è stato del 20,7 per cento e nel secondo tempo ha raggiunto un picco del 21,6. È stata la trasmissione più vista della mattina sui canali Rai, e contando anche tutti gli altri canali soltanto l’edizione mattutina del TG5 (di più breve durata) ha superato di poco quei numeri.

Da un punto di vista televisivo, la trasmissione dell’edizione in corso dei Mondiali femminili è inevitabilmente limitata dagli orari, in special modo nei paesi europei. Il torneo si gioca infatti tra Australia e Nuova Zelanda e le partite sono programmate in una fascia oraria che in Italia va da notte fonda a metà mattina.

Eppure, dopo il successo dell’edizione del 2019 disputata in Francia, la FIFA — l’organo che governa il calcio internazionale — aveva puntato molto sulla vendita dei diritti televisivi dei Mondiali femminili, ritenendo fosse il momento giusto di dividerli da quelli maschili: fino all’ultima edizione, infatti, le emittenti che compravano i diritti di trasmissione dei Mondiali maschili ottenevano anche quelli dell’edizione femminile corrispondente.

Questo cambio di strategia da parte della FIFA era stato dettato dagli ascolti globali dell’edizione del 2019, che furono eccezionali. Secondo dati ufficiali 1,12 miliardi di spettatori in tutto il mondo seguirono il torneo nelle varie forme di fruizione a disposizione, con un aumento del 30 per cento circa rispetto all’edizione precedente. La finale tra Stati Uniti e Olanda fu seguita complessivamente da 82,18 milioni di persone e fra le partite più viste del torneo rientrò anche Italia-Brasile della fase a gironi: fu vista complessivamente da 42,33 milioni di spettatori, più di 7 milioni dei quali in Italia su Rai 1 (ma quell’edizione fu trasmessa anche da Sky).

In Europa, tuttavia, la vendita dei diritti dell’edizione in corso è stata più difficoltosa del previsto, tra le richieste della FIFA e le offerte al ribasso delle televisioni. A poche settimane dall’inizio della manifestazione alcuni paesi europei, Italia compresa, non avevano ancora una loro emittente designata. In quella situazione Gianni Infantino, presidente della FIFA, era arrivato a considerare, se non minacciare, l’eventualità che il torneo non venisse trasmesso nei cinque maggiori paesi europei. A maggio aveva scritto: «Gli ascolti dei Mondiali femminili sono il 50-60 per cento di quelli dei Mondiali maschili, eppure le offerte delle emittenti sono da 20 a 100 volte inferiori». Infantino aveva poi aggiunto che le cifre presentate erano «uno schiaffo in faccia a tutte le giocatrici».

A metà maggio i diritti per la trasmissione dei Mondiali risultavano ancora invenduti in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Italia. Le offerte provenienti dall’Italia erano state descritte come particolarmente basse, pari a circa l’un per cento di quanto pagato per i Mondiali maschili invernali in Qatar (a cui l’Italia non ha partecipato) trasmessi in esclusiva dalla Rai per un costo compreso tra i 150 e i 160 milioni di euro. Secondo il Guardian la prima offerta italiana sarebbe stata tra i 200 e i 300mila euro, ma il quotidiano inglese non ha specificato da quale emittente sarebbe arrivata.

La FIFA si era quindi attivata d’urgenza per evitare un fallimento commerciale coinvolgendo nella promozione dell’evento sia ex calciatori, come Fabio Cannavaro e Marco Materazzi, sia i governi nazionali di questi cinque paesi.

Era stato successivamente pubblicato un comunicato congiunto dei ministeri dello Sport europei in cui si leggeva: «Prendiamo atto con preoccupazione che finora non sono stati assegnati i diritti televisivi per le partite dei Mondiali femminili nei nostri paesi. Siamo consapevoli dei legittimi interessi e dei vincoli di bilancio, e riconosciamo inoltre gli specifici vincoli organizzativi che possono incidere sul valore di mercato. Tuttavia, siamo convinti che la copertura mediatica della Coppa del Mondo sarà decisiva per migliorare la visibilità globale dello sport femminile nei nostri paesi. A causa dell’elevato potenziale della FIFA Women’s World Cup e delle questioni sportive e sociali in gioco, consideriamo nostra responsabilità mobilitare pienamente tutte le parti interessate, affinché raggiungano rapidamente un accordo».

Nel mese successivo i diritti televisivi nei paesi citati sono stati infine assegnati. In Italia li ha acquistati soltanto la Rai, che secondo alcune ricostruzioni non avrebbe potuto sottrarsi all’impegno in quanto televisione pubblica, vista la situazione. Non si sa ancora quanto siano costati, ma in ogni caso è stato acquistato un pacchetto essenziale che prevede la trasmissione di 15 partite su 64 previste, comprese ovviamente tutte quelle che giocherà l’Italia. A differenza di quattro anni fa, né Sky né altre emittenti private si sono aggiudicate altri pacchetti disponibili.

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