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  • Domenica 23 luglio 2023

In Spagna non c’è una maggioranza

Il Partito Popolare è stato il più votato e il partito di estrema destra Vox il terzo, ma insieme non hanno abbastanza seggi al Congresso

Il leader del Partito Popolare Alberto Nunez Feijoo (AP Photo/Manu Fernandez)
Il leader del Partito Popolare Alberto Nunez Feijoo (AP Photo/Manu Fernandez)
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Domenica in Spagna si è votato per rinnovare le due camere del parlamento: il Congresso dei deputati, cioè la camera bassa, che viene eletta con un sistema quasi perfettamente proporzionale, e il Senato, la camera alta, che invece è eletto con un sistema maggioritario su base regionale. Il Congresso è quello che nominerà un nuovo governo e ha 350 seggi: significa che per ottenere la maggioranza assoluta ne servono 176.

Il Partito Popolare (PP), storico partito del centrodestra spagnolo, guidato da Alberto Nuñez Feijóo, è stato il più votato (33,05%) e ha quindi ottenuto più seggi al Congresso: 136. Il secondo è stato il Partito Socialista (PSOE) di Pedro Sánchez, che ha governato negli ultimi cinque anni e che con il 31,7 per cento dei voti ha avuto 122 seggi nel Congresso: due in più di quelli ottenuti nel 2019. Vox, il partito di estrema destra nostalgico della dittatura franchista che potrebbe allearsi con il PP, è stato il terzo partito più votato (33 seggi al Congresso). La somma dei seggi di PP e Vox è di 169, quindi inferiore alla maggioranza assoluta che servirebbe per governare.

 

L’altra forza di sinistra di queste elezioni è Sumar, una nuova coalizione più radicale creata alcuni mesi fa dalla ministra del Lavoro Yolanda Díaz, dove sono confluite tutte le forze a sinistra di PSOE (Podemos, Más País, En Comú Podem, Compromís e altre). Sumar è stato il quarto partito più votato, con 31 seggi al Congresso. Il PSOE e Sumar non sono in coalizione e si sono presentati alle elezioni come due partiti distinti, ma hanno ovvi legami.

Anche i due maggiori partiti di destra, PP e Vox, hanno partecipato alle elezioni separatamente: buona parte della leadership e dell’elettorato del PP guarda a Vox con un certo disagio, e vede nella probabile necessità di allearsi con l’estrema destra per formare il governo un male minore e un compromesso doloroso a cui sottostare per togliere il potere alla sinistra. L’alleanza tra PP e Vox non ha comunque abbastanza seggi per governare.

Nel tentativo di formare una maggioranza più allargata potrebbe iniziare una trattativa con i cosiddetti partiti regionali, cioè i partiti più piccoli presenti nel parlamento spagnolo che solitamente rappresentano istanze locali. I più importanti sono i due partiti indipendentisti catalani ERC (di sinistra, con 7 seggi) e JuntsxCat (di destra, 7 seggi) assieme ai due partiti nazionalisti baschi Bildu (di sinistra, 6 seggi) e PNV (di destra, 5 seggi). Nella legislatura che sta terminando buona parte di questi partiti ha fornito il suo appoggio esterno a Sánchez e al suo governo di centrosinistra ed è risultata fondamentale per la legislatura.

Le elezioni in Spagna sono state indette da Sánchez con qualche mese di anticipo sulla fine della legislatura (che si sarebbe dovuta concludere alla fine dell’anno), dopo una grave sconfitta subita dal suo governo alle elezioni locali di maggio. Secondo i dati del ministero dell’Interno alle elezioni di domenica hanno votato 24 milioni di spagnoli, con un’affluenza alle urne del 70 per cento.