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  • Domenica 18 giugno 2023

In Kosovo la polizia speciale peggiora la situazione

Il governo la impiega nelle zone di confine con la Serbia, ma gli abitanti locali di etnia serba ritengono che sia lì soprattutto per intimorirli

(AP Photo/Visar Kryeziu)
(AP Photo/Visar Kryeziu)
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Mercoledì la tensione fra Serbia e Kosovo è tornata piuttosto alta per l’ennesima volta in queste settimane dopo che la Serbia ha arrestato tre poliziotti del Kosovo, accusandoli di essere entrati irregolarmente in territorio serbo. Il Kosovo nega che i poliziotti fossero in territorio serbo e ha accusato le forze serbe di avere rapito i poliziotti nel territorio del Kosovo (che la Serbia non riconosce ufficialmente).

L’arresto dei tre poliziotti ha fatto riparlare del fatto che secondo alcuni uno dei principali elementi di tensione nelle zone di confine sono proprio le forze armate kosovare: in particolare un corpo che il governo definisce di “polizia speciale” e ha dispiegato soprattutto nelle cittadine a maggioranza serba nel nord del Kosovo dove si sono concentrate le tensioni delle ultime settimane, compresa la manifestazione dei kosovari di etnia serba in cui sono stati feriti i soldati italiani del contingente NATO in Kosovo. Secondo il governo serbo i tre poliziotti arrestati erano proprio membri della cosiddetta “polizia speciale” del Kosovo.

La polizia speciale è un corpo della polizia kosovara dalle caratteristiche piuttosto peculiari: i suoi membri sono vestiti con equipaggiamento militare, cioè molto più simile a soldati che a poliziotti, sono persone esclusivamente di etnia albanese, che in Kosovo è maggioritaria, e alcuni hanno il sospetto che il Kosovo li utilizzi soprattutto per intimorire e scoraggiare iniziative pubbliche dei kosovari di etnia serba.

La polizia speciale è attiva dal 2021 a Leposavić, uno dei paesi a maggioranza serba in cui grazie al boicottaggio delle elezioni amministrative da parte dei kosovari di etnia serba è stato eletto con poche decine di voti un sindaco di etnia albanese, che il governo centrale ha fatto regolarmente insediare. Il 26 maggio membri della polizia speciale kosovara hanno scortato il nuovo sindaco, Lulzim Hetemi, di etnia albanese, dentro il municipio della città, aprendo a forza le porte dell’edificio: da allora Hetemi non ha più lasciato l’edificio, e con lui una scorta di truppe della polizia speciale.

Gli abitanti di etnia serba di Leposavić ritengono che la polizia speciale li discrimini sistematicamente, con posti di blocco e atti di violenza: a gennaio e ad aprile la polizia speciale ha aperto il fuoco contro kosovari di etnia serba a un posto di blocco, ferendo alcune persone. «Sta iniziando ad assomigliare a una presenza permanente. La gente la considera un’occupazione», ha detto a Politico Aleksandar Arsenijević, leader di un partito locale di Leposavić, Piattaforma Civica.

Il governo centrale del Kosovo, ovviamente, ha un’opinione molto diversa dell’operato della polizia speciale, e la ritiene un corpo di sicurezza che lavora in contesti difficili, in cui le provocazioni e le violenze dei kosovari di etnia serba sono frequentissime. Il governo centrale kosovaro per esempio ritiene Piattaforma Civica un partito che compie anche attività criminali e che «per anni ha terrorizzato i nostri cittadini», secondo il ministro dell’Interno kosovaro, Xhelal Svecla.

In alcuni casi però la condotta della polizia speciale è stata condannata anche dai paesi occidentali, molti dei quali sono alleati del Kosovo (che fin dalla sua nascita ha avuto governi molto più filo-europeisti e filo-occidentali). Dopo che la polizia speciale aveva fatto irruzione nei municipi delle cittadine a maggioranza serba per insediare i sindaci di etnia albanese, il dipartimento di Stato americano aveva diffuso un duro comunicato per condannare queste operazioni, «compiute contro le indicazioni degli Stati Uniti e degli alleati europei del Kosovo».

Finora il primo ministro kosovaro Albin Kurti ha difeso l’operato della polizia speciale, spiegando che la sua presenza è necessaria per contenere le «gang criminali serbe» che operano in quelle zone, e ha respinto gli inviti degli alleati occidentali a ritirare la polizia speciale dai paesi a maggioranza serba nel nord del Kosovo. Il piano in cinque punti proposto da Kurti per ridurre le tensioni in quelle zone non prevede alcun ritiro della polizia speciale, ma anzi al primo punto propone di «assicurare alla giustizia tutti quelli che hanno usato la violenza contro la polizia kosovara».