Perché il nero è il colore dei funerali?

Anche se oggi non è una regola così rigida è ancora il colore di chi si veste a lutto, almeno in Occidente

(Claudio Furlan/ LaPresse)
(Claudio Furlan/ LaPresse)

Nella tradizione della cultura occidentale il nero è il colore associato alla morte e quindi anche al lutto. Secondo l’immaginario collettivo costruito da film e serie tv ai funerali ci si veste di nero, e indossare abiti neri ai funerali è stata una consuetudine diffusa a lungo anche in Italia, specialmente al Sud, non solo durante la cerimonia ma anche dopo, per tutto il periodo di lutto. Oggi le abitudini sono molto meno rigide e si tende a scegliere più in generale abiti dai colori scuri, tra cui il blu, come hanno fatto molti invitati al funerale di Silvio Berlusconi, che si è tenuto mercoledì a Milano. Ma l’usanza di vestirsi di nero per un lutto ha origini lontane nel tempo, e si è poi affermata in varie culture europee.

Già in epoca romana la morte di un familiare veniva commemorata indossando vesti scure, evitando tessuti preziosi e altri ornamenti. Più tardi, nel Medioevo, il nero veniva associato al lutto, alla vergogna e alla disperazione nella tradizione cristiana. Sia in Francia che in Inghilterra e in altre parti d’Europa tuttavia chi partecipava ai funerali usava principalmente abiti bianchi o marroni, per ragioni molto pratiche: erano i colori dei tessuti più diffusi ed economici da produrre. Come racconta l’Atlantic, nell’Inghilterra del Cinquecento e Seicento ci sono varie testimonianze scritte in cui il marrone veniva definito il colore della tristezza.

In quel periodo in Inghilterra il nero cominciò a essere considerato il colore del lutto per il motivo opposto, spiega sempre l’Atlantic, cioè perché per ottenere abiti di quel colore ci volevano diverse tinture e trattamenti molto costosi. Vestirsi di nero durante i funerali più importanti insomma non era solo un simbolo di dolore e lutto, ma anche di ricchezza.

Questo accadde anche perché da alcuni secoli in Europa vigevano le cosiddette leggi suntuarie, che stabilivano quali abiti e accessori potessero indossare le persone a seconda del gruppo sociale a cui appartenevano e limitavano l’ostentazione del lusso. Alle classi più povere era vietato l’uso di certi tessuti, certi ornamenti e certi colori, come il viola, che potevano invece essere indossati dalle persone nobili. Le regole si applicavano anche agli artigiani e a quella che oggi si può considerare la piccola borghesia. Nonostante questo in molti tentavano di emulare l’abbigliamento dei nobili e dei reali nel tentativo di elevare il proprio status sociale.

In Inghilterra l’abitudine di vestirsi di nero ai funerali si diffuse in questo modo, diventando poi una prassi sociale nell’Ottocento. Furono due i fattori che contribuirono: da un lato la produzione in massa di abiti pensati appositamente per i funerali, resa possibile dalla rivoluzione industriale; dall’altro le norme sociali, che codificarono le consuetudini legate ai periodi di lutto e vennero applicate in maniera piuttosto rigida fino all’inizio del Novecento. Per fare un esempio notevole, per circa quarant’anni la regina Vittoria indossò abiti neri (o comunque dei colori previsti dalle norme del tempo, come il viola malva) in segno di lutto per la morte del principe Alberto, suo marito, avvenuta nel 1861.

Probabilmente l’usanza di vestirsi di nero non si è diffusa in tutto il mondo occidentale soltanto attraverso la cultura anglosassone, anche perché si sa che il nero come colore del lutto era una tradizione popolare già in altre parti d’Europa, secoli fa.

Per il proprio funerale, nel 1587, la regina di Scozia Maria Stuarda volle espressamente che tutti i drappi per decorare la carrozza con il feretro fossero neri, così come gli abiti delle sue dame. Secondo alcune ricostruzioni la decisione della regina, una devota cattolica, fu ispirata alla tradizione spagnola del tempo, che prevedeva appunto di vestirsi di nero durante i funerali e di osservare un periodo di lutto prolungato. È attraverso la dominazione spagnola tra la metà del Cinquecento e l’inizio del Settecento che l’abitudine potrebbe essersi diffusa anche nel Sud Italia.

Anche se nell’immaginario collettivo della cultura occidentale il nero ha continuato a simboleggiare lutto, dolore e perdita, oggi in Italia come nel mondo anglosassone non è più considerato necessario indossare abiti di questo colore durante i funerali. Le persone che lo scelgono generalmente lo fanno per il timore di risultare maleducate o inopportune, ha detto all’HuffPost Poppy Mardall, fondatrice di Poppy’s, un’impresa di pompe funebri a Londra.

In molte comunità del Sud-est asiatico, in particolare quelle in cui si pratica l’induismo, ai funerali invece ci si veste di bianco. La psicologa Anjali Ferguson spiega che in molte comunità induiste il bianco è considerato un colore sacro perché simboleggia purezza e virtù spirituale. Anche nelle comunità musulmane durante i funerali spesso si indossano colori chiari, che invece vengono associati a umiltà e modestia: l’esperta di comunicazione Rumana Lokhandwala ha detto sempre all’HuffPost che vestirsi di nero nell’Islam generalmente è malvisto perché è considerato sfortunato e offensivo.