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  • Mercoledì 17 maggio 2023

C’è ancora la “Pazza Inter”?

Un'improbabile finale di Champions League raggiunta dopo 13 anni e la storia di un soprannome caro ai tifosi ma respinto dal club

di Pietro Cabrio

I festeggiamenti dei tifosi interisti dopo la vittoria nel derby contro il Milan (Alessandro Bremec/LaPresse)
I festeggiamenti dei tifosi interisti dopo la vittoria nel derby contro il Milan (Alessandro Bremec/LaPresse)
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Esistono diversi modi di chiamare certe squadre di calcio, oltre ai loro nomi veri e propri. In Italia, per esempio, la Fiorentina è anche “la Viola”, la Roma è “la Magica”, la Juventus è “la Vecchia Signora”. Questi soprannomi possono derivare da episodi particolari, da fatti inconfutabili (la maglia viola della Fiorentina) e da altri che lo sono molto meno: come nel caso dell’Inter, che spesso viene chiamata anche “Pazza Inter”.

È un appellativo che non deriva da un episodio in particolare e non ha una vera e propria origine, un momento da prima e dopo. Nel suo descrivere l’Inter come una squadra imprevedibile e mutevole si rifà a risultati improbabili di cui la storia dell’Inter è ricca. Nei primi anni Duemila, inoltre, in un periodo in cui la squadra aveva molti alti e bassi, l’allora proprietario Massimo Moratti decise di farlo diventare un inno, quindi di accettare quel soprannome e in un certo senso “istituzionalizzarlo”.

Pazza Inter, peraltro cantata dai giocatori, divenne così l’inno ufficiale insieme a C’è solo l’Inter — scritta un anno prima da Elio di Elio e le Storie Tese — e il suo ritornello («Amala, pazza Inter amala…») accompagnò l’Inter nel periodo più vincente della sua storia recente, quello che portò al cosiddetto triplete del 2010.

Tredici anni dopo l’Inter tornerà a giocare una finale di Champions League, ma questa volta in modo del tutto imprevisto e inaspettato. In questa stagione l’Inter non è mai stata davvero in corsa per lo Scudetto e in campionato ha perso ben 11 volte (anche in casa contro squadre più piccole come Empoli e Monza); eppure avrà la possibilità di diventare campione d’Europa, l’obiettivo più ambito dalle grandi squadre del continente, alcune delle quali – come Paris Saint-Germain, Arsenal o Manchester City – devono ancora riuscire a raggiungerlo pur avendo fatto enormi investimenti.

Nonostante questa situazione, e nonostante il fatto che nelle ultime due stagioni l’Inter sia stata piuttosto imprevedibile come squadra, Pazza Inter non viene più suonata a San Siro e nemmeno in altre occasioni ufficiali. L’inno più caro ai suoi tifosi è stato infatti accantonato, pare definitivamente, quattro anni fa, e ci furono malumori tra i tifosi quando si venne a sapere che non sarebbe più stato suonato.

Federico Dimarco, milanese cresciuto nell’Inter, canta con il pubblico dopo la vittoria sul Milan in Champions League (Mike Hewitt/Getty Images)

Questa decisione da parte dell’Inter coincise con l’arrivo di Antonio Conte, l’allenatore scelto dalla proprietà nel 2019 per tornare a vincere lo Scudetto. All’inizio qualcuno ipotizzò fosse stata una richiesta di Conte, un allenatore molto pragmatico e altrettanto esigente che per giunta era stato a lungo sia calciatore che allenatore della Juventus, la più grande rivale dell’Inter fuori da Milano.

Fin dalla sua presentazione come nuovo allenatore, Conte ci tenne peraltro a specificare di voler rifiutare l’etichetta di “pazza” che l’Inter aveva fatto sua negli anni precedenti. Nel suo video di presentazione visto da oltre 300mila persone, alla domanda se fosse pronto per la “Pazza Inter” disse: «No pazza, no pazza, non più». E poi tornò ancora sull’argomento dicendo: «Basta parlare di pazzia, sarà un’Inter regolare e forte».

Al secondo anno con Conte l’Inter vinse effettivamente lo Scudetto, ma prima di farlo l’allenatore ci tenne a specificare che da parte sua non c’era stata nessuna richiesta sull’utilizzo di Pazza Inter (disse: «Tutto è nato per una mia frase, per aver detto che alla pazzia preferisco la solidità e la continuità»). In realtà la società aveva fatto altre scelte, decidendo di rinnovare le sue canzoni ufficiali nell’ambito di un generale restyling della sua immagine che poi aveva portato anche alla realizzazione di un nuovo stemma, quello attuale.

Ora prima e dopo le partite a San Siro suonano I M Inter, cantata dallo speaker interista del Meazza, Mirko Mengozzi, e Noi siamo l’Inter di Eddy Veerus del gruppo Il Pagante. Entrambe però devono ancora attecchire tra i tifosi, che rimangono più legati ai due vecchi inni: uno accantonato e l’altro, C’è solo l’Inter, suonato soltanto in versione ridotta.

Nel caso di Pazza Inter, poi, c’erano stati già dei problemi in passato legati ai suoi diritti d’utilizzo. Fra il 2012 e il 2014 il club aveva smesso di utilizzare il brano per incomprensioni con l’autrice, Rosita Celentano, figlia di Adriano, noto tifoso dell’Inter. A Celentano il compito di realizzare un inno era stato dato nel 2003 dall’allora proprietario Massimo Moratti, che le suggerì: «Non voglio il solito inno. L’Inter è una squadra un po’ pazza, mi piacerebbe che venisse fuori questo».

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