Chi è Vittorio Pisani, il nuovo capo della Polizia

Ha 55 anni, ha lavorato a lungo nella squadra mobile di Napoli e negli ultimi anni si è occupato molto di immigrazione

(ANSA / CIRO FUSCO)
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Giovedì il governo di Giorgia Meloni ha indicato il nuovo capo della Polizia: sarà Vittorio Pisani, 55 anni, attualmente vicedirettore dell’AISI, il servizio di intelligence interna in Italia. Pisani sostituirà Lamberto Giannini, che era in carica da due anni e che diventerà il nuovo prefetto di Roma. Meloni ha definito Pisani e Giannini «due servitori dello Stato di grande competenza ed esperienza, che contribuiranno a rafforzare la sicurezza dei cittadini e la difesa delle istituzioni».

I giornali descrivono Pisani come un poliziotto e funzionario molto rispettato, noto per avere catturato diversi esponenti della criminalità organizzata che erano latitanti e per avere fatto carriera molto rapidamente. Dopo essere entrato in Polizia nel 1990 passò alla squadra mobile di Napoli, per poi diventare capo della sezione omicidi nel 1997. Dopo la cattura di quattro capi della camorra appartenenti alla cosiddetta “Alleanza di Secondigliano” fu nominato vicequestore aggiunto a soli 31 anni.

Poco dopo fu trasferito a Roma per lavorare da dirigente al Servizio centrale operativo, che coordina il lavoro delle squadre mobili locali. Tornò poi a Napoli nel 2004 per guidare la squadra mobile, sempre della Polizia. La Stampa elenca i capi della criminalità organizzata arrestati dalla squadra mobile di Napoli durante questo periodo: fra gli altri ci sono Antonio Iovine, detto “’o Ninno”, uno dei principali capi del clan dei Casalesi, e Paolo Di Mauro, detto “Paoluccio ‘o infermiere”, capo reggente del clan dei Contini. Nel 2011 l’arresto di Michele Zagaria, altro capo dei Casalesi, fu raccontato da una fiction Rai il cui protagonista era ispirato a Pisani, e interpretato dall’attore Claudio Gioè.

Nel 2014, dopo un altro incarico al Servizio centrale, diventò direttore della Direzione centrale dell’immigrazione, un organo della polizia che si occupa di contrasto all’immigrazione irregolare. Lì venne notato dal ministro dell’Interno del primo governo di Giuseppe Conte, Matteo Salvini, e spostato all’AISI.

Pisani ha passato gran parte della sua carriera nelle squadre mobili, a differenza dei suoi immediati predecessori a capo della Polizia – Franco Gabrielli e Lamberto Giannini – che invece provenivano dalla DIGOS, la Divisione investigazioni generali e operazioni speciali, che fa un lavoro più vicino a quello dell’intelligence.

Sul Corriere della Sera il giornalista esperto di cronaca giudiziaria Giovanni Bianconi ha scritto che la nomina di Pisani segnala «una rivalutazione delle squadre mobili e delle pattuglie in strada rispetto al lavoro spesso oscuro e sottotraccia tradizionalmente compiuto dalle Digos, con l’idea di una maggiore attenzione alla micro e macro delinquenza e al loro impatto sul territorio e sulla sicurezza percepita, che alle ricostruzioni di trame e alla prudenza nella gestione dell’ordine pubblico».

La carriera di Pisani ha passato un’unica fase di rallentamento, quando intorno al 2010 un ex capo camorrista, Salvatore Lo Russo, disse di avergli fatto dei regali per ottenere un trattamento di riguardo. Pisani è stato assolto da accuse di favoreggiamento e abuso d’ufficio in via definitiva nel 2015, mentre Lo Russo è stato condannato in primo e secondo grado per calunnia.

Non è chiaro se sia allineato politicamente alla destra, ma alcuni elementi fanno pensare che ci siano dei punti di contatto con l’attuale maggioranza. Nel 2012 diede un’intervista al Corriere della Sera in cui criticò esplicitamente lo scrittore Roberto Saviano, noto per i suoi lavori sulla criminalità organizzata: fra le altre cose Pisani si definì «perples­so quando vedo scortare per­sone che hanno fatto meno di tantissimi poliziotti, magistra­ti e giornalisti che combatto­no la camorra da anni», mentre di Gomorra, il libro di maggior successo di Saviano, disse: «Ha avuto un peso me­diatico eccessivo rispetto al valore che ha per noi addetti ai lavori». Anni dopo comunque lo stesso Saviano raccontò che Pisani aveva in parte preso le distanze dai toni di quella intervista.

Negli ultimi anni inoltre sembra che Pisani abbia avuto un ruolo di primo piano nel definire le politiche migratorie dei vari governi italiani, spesso rivolte a impedire l’arrivo di richiedenti asilo più che a gestirne l’accoglienza e l’inclusione.

Il giornalista Lorenzo D’Agostino ha segnalato che Pisani è ritenuto l’autore di un lungo rapporto che nel 2016 legittimò molte informazioni false e imprecise sul lavoro delle ong che soccorrono i migranti nel Mediterraneo. Compresa la tesi secondo cui la loro presenza al largo delle coste libiche avrebbe alimentato le partenze delle imbarcazioni di migranti, più volte smontata negli anni successivi (ma ancora oggi sostenuta dal governo Meloni, senza prove).

In una lunga inchiesta dello stesso D’Agostino e di Zach Campbell, pubblicata in Italia da Internazionale, si legge inoltre che nel 2017 Pisani auspicava la creazione di un corpo militare in Libia per contrastare l’attività delle ong che soccorrono migranti nel Mediterraneo, e «impiegare proficuamente in tale contesto la guardia costiera libica nelle proprie acque nazionali», come disse in un incontro della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo (Dnaa). La cosiddetta guardia costiera libica è stata creata proprio nel 2017 e da allora è ritenuta responsabile di sistematiche violazioni dei diritti umani dei migranti.