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  • Giovedì 13 aprile 2023

La disputa sulle limitazioni alla vendita della pillola abortiva negli Stati Uniti

Deriva dalla recente sentenza di una corte d’appello federale: ora il dipartimento di Giustizia vuole portare il caso alla Corte Suprema

Mifepristone
(AP Photo/ Allen G. Breed, File)
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Giovedì il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha fatto sapere di voler portare alla Corte Suprema il caso che riguarda le nuove limitazioni nella vendita del mifepristone, uno dei due farmaci usati da anni nel paese per le interruzioni di gravidanza. Mercoledì una corte d’appello federale aveva stabilito che la pillola abortiva poteva continuare a essere venduta, ma con varie restrizioni: l’applicazione della sentenza d’appello potrebbe limitare in maniera significativa l’accesso all’aborto negli Stati Uniti, dove nell’ultimo anno molti stati di orientamento conservatore hanno introdotto leggi sempre più stringenti, fino a vietarlo quasi completamente.

Mercoledì i giudici della corte d’appello federale avevano bloccato parte della sentenza di un giudice federale del Texas che di recente aveva chiesto alla Food and Drug Administration (FDA), l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, di fermare la distribuzione del mifepristone in tutti gli Stati Uniti. Il giudice, Matthew Kacsmaryk, era stato scelto da Donald Trump quando era presidente e la settimana scorsa si era espresso su una causa intentata da un gruppo conservatore, secondo cui l’FDA nel 2000 non aveva l’autorità necessaria per approvare il mifepristone. Kacsmaryk aveva messo in dubbio la sicurezza del mifepristone e aveva chiesto all’FDA di sospenderne l’approvazione in tutto il paese.

Mercoledì la corte d’appello ha stabilito che il farmaco potrà continuare a essere venduto, ma ha approvato in parte le richieste del giudice del Texas, rendendo di fatto più difficile ottenerlo: tra le altre cose, il mifepristone si potrà acquistare solo dopo un consulto medico, non si potrà ricevere a casa per posta e potrà essere prescritto solo entro le prime sette settimane di gravidanza, anziché le prime dieci, a differenza di quanto accadeva finora.

In seguito alla sentenza, il procuratore generale degli Stati Uniti Merrick Garland ha annunciato che il dipartimento di Giustizia farà appello alla Corte Suprema, il più alto organo giudiziario del paese, per richiedere di annullare tutte le limitazioni richieste dalla sentenza del Texas. Non è però detto che la richiesta vada a buon fine: la maggioranza dei giudici della Corte Suprema è di orientamento conservatore e nel giugno del 2022 la Corte aveva ribaltato la storica sentenza che dal 1973 garantiva l’accesso all’aborto a livello federale.

Negli Stati Uniti più della metà degli aborti avviene con la prescrizione di farmaci dopo un consulto medico da remoto. Le pazienti che decidono di interrompere la gravidanza assumono nell’arco di 48 ore due farmaci: prima il mifepristone, che in Italia è commercializzato con il nome RU486 e blocca un ormone necessario allo sviluppo della gravidanza, e poi il misoprostolo, un altro farmaco che aiuta a svuotare l’utero ma che essendo usato anche in una serie di altre circostanze non è sottoposto a particolari restrizioni nella vendita.

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