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  • Domenica 12 marzo 2023

C’è stato un altro naufragio nel Mediterraneo

La Guardia costiera dice che ci sono 30 migranti dispersi e alcune ong accusano le autorità italiane di aver ritardato di proposito i soccorsi

(Sea Watch Italy via Twitter)
(Sea Watch Italy via Twitter)
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La Guardia costiera italiana ha fatto sapere che circa trenta migranti risultano dispersi nel naufragio di un barcone di migranti che si è capovolto domenica mattina nel mar Mediterraneo, circa 200 chilometri a nord delle coste di Bengasi, in Libia. Altre 17 persone sono state soccorse. A due settimane dal tragico naufragio al largo della Calabria, in cui sono morte almeno 72 persone, la vicenda del barcone naufragato domenica sta di nuovo attirando attenzioni e polemiche rispetto alle responsabilità nei soccorsi in mare: secondo Alarm Phone, il servizio che fornisce assistenza ai migranti nel Mediterraneo, le autorità italiane avrebbero «ritardato deliberatamente i soccorsi».

Alle 2:28 di sabato Alarm Phone aveva lanciato un allarme per il soccorso del barcone di migranti, che si trovava in acque SAR libiche e stava trasportando 47 persone. L’imbarcazione in difficoltà era poi stata osservata dalla ong Sea Watch, che la aveva avvistata dal suo aereo Seabird.

In estrema sintesi, le zone SAR sono aree di mare in cui gli stati costieri competenti si impegnano a mantenere attivo un servizio di ricerca e salvataggio (in inglese search and rescue, abbreviato in SAR). I confini delle zone SAR sono definiti da specifici trattati internazionali, e nel caso del mar Mediterraneo sono definiti da oltre vent’anni. Il Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo di una certa zona SAR deve essere allertato e coordinare le operazioni di soccorso compiute da qualsiasi nave all’interno dell’area marittima di competenza: può tuttavia capitare che uno stato gestisca una zona SAR che comprende zone di mare su cui ha sovranità e altre su cui esercita una sovranità parziale o nessuna sovranità, ma in cui si impegna a esercitare una responsabilità sulle emergenze in mare.

Secondo le prime informazioni, le segnalazioni di Alarm Phone erano state inviate sia al Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo italiano che alle autorità maltesi e a quelle libiche. In una nota citata dal Corriere della Sera, la Guardia costiera italiana ha fatto sapere che le autorità libiche avevano chiesto supporto al Centro nazionale di coordinamento italiano, sostenendo di non riuscire ad occuparsene. Così, il Centro italiano aveva dato istruzioni a tre navi mercantili nell’area di osservare lo stato del barcone e inviato al contempo altre navi verso l’area.

Sempre nella nota, la Guardia costiera italiana ha spiegato che il barcone di migranti si era capovolto domenica mattina, durante le operazioni di soccorso, mentre alcune persone venivano soccorse su un mercantile diretto verso l’Italia: comunque più di 24 ore dopo rispetto a quando erano state fatte le prime segnalazioni di emergenza.

Dato il ritardo con cui sembrano essersi svolte le prime operazioni di soccorso, Alarm Phone ha accusato le autorità italiane di aver «ritardato deliberatamente i soccorsi» e di aver «lasciato morire» i migranti, nonostante fossero state informate «dell’urgenza e della situazione di pericolo». L’ong Sea Watch ha parlato di «ancora un’omissione di soccorso», mentre Mediterranea Saving Humans ha scritto su Twitter che «siamo di fronte a un nuovo drammatico caso di non assistenza e ritardo nei soccorsi a persone in pericolo in mare».

Nella nota, la Guardia costiera ha precisato che l’intervento di soccorso era «avvenuto al di fuori dell’area di responsabilità SAR italiana», a causa dell’«inattività degli altri Centri Nazionali di coordinamento e soccorso marittimo interessati»: sembra in sostanza ribaltare almeno in parte le responsabilità sulle autorità maltesi e libiche.

Sulla questione si è espressa la nuova segretaria del PD Elly Schlein, che ha definito la questione «una vergogna per l’Italia e per l’Europa». Il segretario di +Europa Riccardo Magi invece ha fatto sapere di voler valutare la possibilità di presentare una denuncia, perché «le autorità italiane avrebbero ritardato i soccorsi in attesa della guardia costiera libica che non è mai arrivata». Sabato la Guardia costiera aveva fatto sapere di aver portato a terra più di 1000 persone migranti in varie operazioni in corso da venerdì.

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