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  • Mercoledì 22 febbraio 2023

La Cina potrebbe aiutare la Russia nella guerra?

Nell'ultimo anno il governo cinese ha sempre avuto una posizione vicina alla Russia ma ambigua, che però è sempre più insostenibile

Wang Yi e Vladimir Putin a Mosca (Anton Novoderezhkin, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP)
Wang Yi e Vladimir Putin a Mosca (Anton Novoderezhkin, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP)
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Mercoledì Wang Yi, il capo della diplomazia cinese, ha incontrato il presidente russo Vladimir Putin a Mosca: Putin ha accolto Wang molto calorosamente e con grandi onori, ha detto che i rapporti tra Cina e Russia stanno raggiungendo «nuove frontiere» e che spera che le relazioni tra i due paesi diventino sempre più strette. La visita di Wang a Mosca fa parte di un tour diplomatico più ampio (è stato in Europa la scorsa settimana), ma è stata comunque vista con una certa preoccupazione dall’Occidente, che teme che la Cina possa decidere di intervenire a favore della Russia nel conflitto ucraino più decisamente di quanto non stia facendo ora.

In questo primo anno di guerra in Ucraina, la posizione della Cina è stata molto ambigua: formalmente alleata della Russia (i presidenti Vladimir Putin e Xi Jinping hanno promesso un’alleanza «senza limiti» tra i due paesi) la Cina non ha mai sostenuto direttamente l’invasione russa e in più di un’occasione si è limitata a chiedere l’inizio di negoziati e la fine dei combattimenti, senza tuttavia mai impegnarsi troppo per ottenere questi obiettivi. Al tempo stesso, la Cina è stata fondamentale per aiutare la Russia ad aggirare le sanzioni occidentali.

Quest’ambiguità ha consentito alla Cina di gestire senza troppe frizioni una questione internazionale complicata come la guerra in Ucraina: all’Occidente la diplomazia cinese parlava di negoziato, dialogo e pace, mentre alla Russia parlava di alleanza e sostegno reciproco.

È successo anche durante l’ultimo tour diplomatico di Wang. Il capo della diplomazia cinese (che non è il ministro degli Esteri: sono due figure differenti) la settimana scorsa ha partecipato all’annuale conferenza sulla Sicurezza di Monaco di Baviera, in Germania, e davanti a un pubblico composto soprattutto da diplomatici e funzionari occidentali ha parlato molto diffusamente della necessità di trovare soluzioni diplomatiche alla guerra: «La Cina è sempre stata dalla parte della pace e del dialogo e ha sempre insistito in favore della pace e di negoziati», ha detto. A Monaco Wang è stato così convincente che alcuni analisti hanno persino sperato che la Cina si fosse infine convinta, dopo un anno, a fare pressioni sulla Russia per avviare un serio dialogo diplomatico.

Ma pochi giorni dopo, a Mosca, Wang ha cambiato in maniera decisa il suo messaggio. Mercoledì davanti a Putin ha detto che «le relazioni tra Cina e Russia hanno superato la prova delle turbolenze internazionali e sono mature e stabili, forti come il monte Tai», una famosa montagna sacra cinese. Putin, molto soddisfatto, ha detto che tra Cina e Russia «tutto va avanti, si sviluppa, stiamo raggiungendo nuove frontiere».

Dopo un anno di guerra, questa ambiguità cinese sta diventando man mano più insostenibile. La Russia sta chiedendo alla Cina un sostegno più forte e diretto al suo sforzo bellico, mentre l’Occidente si sta spazientendo per il ruolo sempre più importante che la Cina ha assunto nell’aiutare la Russia ad aggirare le sanzioni.

La preoccupazione maggiore dell’Occidente l’ha espressa il segretario di Stato americano Antony Blinken, che la settimana scorsa (sempre a Monaco, e dopo un colloquio con Wang) ha detto che gli Stati Uniti sono a conoscenza del fatto che la Cina starebbe valutando la possibilità di mandare alla Russia armi e munizioni, per sostenere direttamente l’invasione russa in Ucraina.

Non ci sono prove per ora che la Cina voglia mandare armi alla Russia, e anzi finora il governo cinese ha sempre cercato di evitare ogni sospetto in merito, sapendo che rischierebbe di compromettere i suoi rapporti con l’Occidente. Ma se Blinken, a nome del governo americano, ha accusato così direttamente la Cina, è probabile che gli Stati Uniti siano venuti a sapere che ci sono quanto meno delle discussioni in corso. Blinken, probabilmente, ha voluto agire d’anticipo e avvertire la Cina che ci sarebbero conseguenze gravi se decidesse di sostenere militarmente l’invasione russa.

A spingere la Russia a chiedere maggiori aiuti alla Cina potrebbe essere anche il modo in cui si sta evolvendo il conflitto in Ucraina, che negli ultimi mesi si è trasformato in una guerra di logoramento, in cui i due eserciti cercano di sfiancarsi l’un l’altro infliggendosi il maggior numero possibile di perdite di soldati e di mezzi. Per sostenere questo tipo di guerra, l’Ucraina ha bisogno del sostegno militare dell’Occidente, ma ci sono sempre più indizi che anche la produzione militare russa sia in affanno, e che quindi il regime di Putin stia cercando aiuto e rifornimenti all’esterno.