La difficile guerra di logoramento a Bakhmut

Gli ucraini stanno affrontando direttamente l'esercito russo con enormi perdite da entrambe le parti, sperando di ottenere vantaggi dopo l'inverno

Una foto aerea di Bakhmut distrutta dai bombardamenti (AP Photo/Libkos)
Una foto aerea di Bakhmut distrutta dai bombardamenti (AP Photo/Libkos)
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Ormai da mesi attorno a Bakhmut, una cittadina nell’oriente ucraino non lontana dalla più grande città di Donetsk, le forze russe e ucraine stanno combattendo una durissima guerra di logoramento, che oltre ad aver di fatto distrutto la città e tutti i dintorni sta provocando gravi perdite da entrambe le parti. Proprio in questi giorni, le forze russe stanno avanzando su Soledar, un piccolo centro abitato che si trova a circa quindici chilometri da Bakhmut e che è stato quasi del tutto occupato.

Bakhmut e i suoi dintorni non hanno una rilevanza strategica singolare né un eccezionale valore militare, e l’ostinazione della Russia nel conquistare questa cittadina è stata oggetto di varie analisi negli ultimi mesi. Ma la battaglia di Bakhmut è interessante anche per la risposta ucraina. Anziché affrontare l’offensiva russa con manovre diversive ed evitando lo scontro diretto, come avvenuto in passato, l’Ucraina sta rispondendo frontalmente all’esercito russo, anche a costo di subire grosse perdite, con l’intento di ottenere maggiori vantaggi sul lungo periodo.

Anche per questo, molti esperti ritengono che nei prossimi mesi nell’oriente ucraino si assisterà a una guerra di logoramento, cioè a una guerra senza grosse manovre e avanzate, in cui i due eserciti si affrontano l’un l’altro frontalmente, combattendo casa per casa nelle aree urbane e scavando trincee nelle aree rurali. Questo tipo di guerra, ovviamente, genera gravi perdite in entrambi i campi ed è diversa da altre circostanze dell’invasione russa, quando gli ucraini preferirono adottare tecniche più simili alla guerriglia, ed evitare gli scontri diretti, soprattutto all’inizio del conflitto.

Come ha notato il New York Times in un reportage, l’Ucraina sta cercando di ripetere l’esperienza della battaglia per il Donbass della primavera del 2022, quando le forze russe, dopo essersi ritirate da Kiev, misero in atto un’offensiva su larga scala in ampie parti dell’est dell’Ucraina, con l’obiettivo di conquistare quanto più territorio possibile. Ottennero alcuni successi piuttosto consistenti nei primi mesi dell’offensiva, ma poi furono fermate dalla resistenza dell’esercito ucraino, che cominciò gradualmente a migliorare la propria posizione man mano che arrivavano nel paese i rifornimenti delle più potenti armi occidentali, come i lanciarazzi HIMARS.

Soldati ucraini in trincea attorno a Bakhmut (EPA/GEORGE IVANCHENKO)

La battaglia del Donbass della primavera del 2022, cominciata come un tentativo da parte della Russia di sfondare nell’est dell’Ucraina, si trasformò invece in una battaglia di logoramento in cui la Russia consumò le proprie forze e i propri mezzi militari, mentre l’Ucraina veniva via via rifornita di nuove armi dall’Occidente. Secondo gli analisti Rob Lee e Michael Kofman, questa dispendiosa guerra di logoramento in primavera pose le basi per le controffensive ucraine dell’autunno, quando prima a Kharkiv a nord-est e poi a Kherson, nel sud-est, l’Ucraina riuscì a ricacciare indietro l’indebolito esercito russo.

«Mosca decise di gettare le proprie forze in una costosa guerra di logoramento nel Donbass senza una chiara strategia per porre fine alla guerra. I successi tattici [russi, ndr] nel Donbass a maggio e giugno hanno così portato a un fallimento strategico nell’autunno», hanno scritto i due esperti sul sito del Foreign Policy Research Institute, un centro studi americano.

A Bakhmut, l’Ucraina sta affrontando direttamente l’offensiva russa, subendo anche grosse perdite, nel tentativo di ripetere quanto avvenuto in primavera. L’idea è di approfittare dell’inverno, dove le possibilità di ampie manovre sono limitate anche a causa delle temperature bassissime, per sfiancare quanto più possibile le forze russe, e sperare nel frattempo che arrivino nuovi rifornimenti dall’Occidente. Nelle ultime settimane i paesi occidentali hanno promesso di inviare all’Ucraina i potenti sistemi di difesa aerea Patriot e decine di carri armati leggeri, o veicoli corazzati. Si parla con sempre più insistenza, inoltre, della possibilità di inviare carri armati pesanti che avrebbero un forte impatto sul campo di battaglia, come i Challenger britannici o i Leopard di fabbricazione tedesca.

Ci sono ovviamente alcune grosse differenze tra l’offensiva russa nel Donbass della scorsa primavera e l’attuale offensiva a Bakhmut: la prima è che, rispetto alla primavera, la Russia ha avviato una mobilitazione parziale della sua popolazione, che ha consentito all’esercito russo di acquisire centinaia di migliaia di nuovi soldati. Questi soldati sono inesperti e spesso male addestrati e male equipaggiati, e per ora il loro impatto sul campo di battaglia è stato limitato. Ma anche così, la mobilitazione parziale mostra che la Russia ha la capacità di attingere a nuove forze, e che per l’Ucraina immaginare di poter sfiancare ancora una volta l’esercito russo potrebbe essere più difficile.

Inoltre, bisognerà capire quante e quali armi l’Occidente continuerà a inviare in Ucraina. È probabile che serviranno nuovi sistemi missilistici e soprattutto nuovi mezzi corazzati di terra, come i carri armati da combattimento. Finora, però, i paesi occidentali sono stati piuttosto restii a rifornire l’esercito ucraino di armi di questo tipo, per timore di provocare eccessivamente la Russia.

In ogni caso, nei prossimi mesi la battaglia attorno a Bakhmut (e in altre aree del fronte) potrebbe trasformarsi in una guerra di logoramento ancora più dura, in cui le perdite saranno molto alte. Parlando del piccolo centro di Soledar Hanna Maliar, la viceministra della Difesa ucraina, ha detto che «l’area intorno alle nostre posizioni è disseminata di corpi di soldati nemici».

Una foto satellitare della distruzione di Bakhmut (EPA/2022 MAXAR TECHNOLOGIES)

Non è del tutto chiara la ragione per cui proprio Bakhmut sia diventata l’area dove i combattimenti sono in assoluto più duri in tutto l’oriente ucraino. La Russia si sta ostinando da mesi nel cercare di conquistare la città che non ha mai avuto particolare valore strategico, ma che ormai sta assumendo un sempre più forte valore simbolico.

Quest’offensiva sembra più che altro il frutto dell’insistenza della dirigenza russa nell’ottenere un risultato concreto da presentare come una vittoria sul campo. In particolare Yevgeny Prigozhin, un alleato del presidente russo Vladimir Putin che comanda il gruppo di mercenari Wagner impegnato a Bakhmut, secondo varie analisi vedrebbe in una vittoria nella città un modo per migliorare la propria posizione politica in Russia.

Durante la guerra, Prigozhin è diventato di gran lunga la persona più potente in Russia dopo Putin, e negli scorsi mesi ha assunto un ruolo di ministro della Difesa informale, spesso influenzando le decisioni strategiche di tutto l’esercito e mettendo in ombra Sergei Shoigu, il ministro della Difesa.