Stefano Bonaccini ed Elly Schlein sono i due candidati alla segreteria del PD

Erano ampiamente favoriti: nel voto dei circoli hanno ottenuto rispettivamente il 52,87 e il 34,88 per cento dei voti

(ANSA/MATTEO CORNER)
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Domenica 19 febbraio si è concluso ufficialmente il voto nei circoli del Partito Democratico per scegliere i due candidati che si sfideranno nelle primarie, le consultazioni che eleggeranno il nuovo segretario o la nuova segretaria nazionale del partito. Il PD ha diffuso lunedì i risultati finali: come ampiamente atteso, i due candidati alle primarie saranno Stefano Bonaccini ed Elly Schlein, che hanno ottenuto rispettivamente il 52,87 e il 34,88 per cento dei voti; gli altri due candidati erano Gianni Cuperlo, che ha preso il 7,96 per cento dei voti, e Paola De Micheli, che ha preso il 4,29 per cento.

Al voto potevano partecipare solo gli iscritti, cioè chi ha la tessera del PD, e fino al 19 febbraio si poteva votare ancora solo nel Lazio e in Lombardia, che avevano avuto una settimana di tempo in più per il fatto che in entrambe il 12 e il 13 febbraio si era votato anche per le elezioni regionali: nel resto d’Italia il voto nei circoli era già terminato il 12 febbraio. Le primarie si terranno invece il 26 febbraio e saranno aperte anche ai non iscritti. Potranno votare tutte le persone italiane e quelle che sono regolarmente in Italia, di almeno 16 anni.

Bonaccini è il presidente dell’Emilia-Romagna dal 2014, mentre Schlein è stata eletta deputata alle elezioni politiche dello scorso settembre. Fino a poche settimane prima era stata la vicepresidente proprio di Bonaccini in Emilia-Romagna, incarico che aveva assunto a febbraio del 2020.

La vittoria di Bonaccini non è una sorpresa, anche perché alcuni giorni fa il PD aveva deciso di aggiornare quotidianamente sui risultati nei circoli dopo alcune polemiche tra i candidati sul modo in cui venivano diffuse le informazioni sul voto. Il quasi 53 per cento di Bonaccini corrisponde a poco meno di 80mila voti, mentre Schlein ne ha ottenuti più di 52.600.

Alle primarie voteranno verosimilmente molte più persone, anche se ci si aspetta un’affluenza complessiva molto lontana dal milione e mezzo di persone che votò alle ultime, quelle del 2019 in cui fu eletto segretario Nicola Zingaretti. Le stime più ottimiste che gli staff dei candidati hanno dato ai giornali si aggirano intorno alle 800mila persone votanti: se così fosse, Bonaccini potrebbe idealmente contare già su un decimo di quei voti (visto che i tesserati del PD molto probabilmente voteranno anche alle primarie, dopo aver già votato nei circoli).

Bonaccini è il favorito anche secondo diversi sondaggi, alcuni prevedono un distacco molto ampio, sopra i 25 punti, altri molto inferiore, sotto i 10 punti. Negli ultimi giorni i membri del comitato di Schlein parlando coi giornali avevano comunque fatto trapelare un certo ottimismo, indicando possibili speranze di rimonta nel fatto che Schlein stesse andando meglio nel voto dei circoli delle grandi città governate dalla sinistra, come Roma e Milano, dove alle primarie potrebbero votare molte persone.

Schlein ha effettivamente vinto sia a Roma che a Milano, ma la distanza non sembra così decisiva: a Roma ha preso poco meno del 44 per cento, contro il circa 37 per cento di Bonaccini (2.194 voti contro 1.854); a Milano ha preso il 43,6 per cento, contro il 36,9 di Bonaccini (804 contro 682). Se si considera anche l’hinterland milanese però la differenza praticamente sparisce: Schlein è davanti col 41,3 per cento contro il 41,2.