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  • Venerdì 17 febbraio 2023

Per una parte dei cileni Gabriela Mistral è diventata più importante di Pablo Neruda

Fu la prima persona latinoamericana a vincere il Nobel per la Letteratura, è stata riscoperta dalle femministe e la cita il presidente

Gabriela Mistral
La poeta Gabriela Mistral nel 1950 (AP Photo/Charles Gorry, LaPresse)
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Pablo Neruda è uno dei più famosi poeti del Novecento, e sia per il valore delle sue opere letterarie che per il suo impegno politico contro il regime di Augusto Pinochet, a causa del quale è possibile che sia stato avvelenato, ha sempre goduto di una grande stima in Cile, il suo paese. Ultimamente tuttavia la figura di Neruda ha perso un po’ della considerazione in cui era tenuta, almeno da una parte dei cileni, mentre ne ha guadagnata un’altra importante esponente della letteratura nazionale: la poeta Gabriela Mistral (1889-1957). Tra i suoi estimatori più influenti c’è l’attuale presidente Gabriel Boric, che ha 37 anni ed è di sinistra, e la cita spesso.

Come Neruda, Mistral usava uno pseudonimo: il vero nome di lui era Ricardo Eliécer Neftalí Reyes Basoalto, quello di lei Lucila de María del Perpetuo Socorro Godoy Alcayaga. Come Neruda, Mistral fece attività politica e svolse incarichi diplomatici. E come Neruda, anche Mistral vinse il premio Nobel per la Letteratura: fu peraltro la prima persona latinoamericana – dunque non solo cilena – a ricevere l’importante riconoscimento, nel 1945.

Per molto tempo tuttavia in Cile è stata diffusa un’idea sbagliata della poeta, basata sull’immagine che ne aveva proposto la dittatura di destra di Augusto Pinochet negli anni Settanta e Ottanta.

Quando Pinochet si impossessò del potere nel 1973, Neruda aveva da poco vinto il Nobel ed era il poeta più celebre e stimato del paese, ma era anche noto come ateo e comunista. Per l’ideologia del nuovo regime non poteva dunque rappresentare la letteratura nazionale. Per questo si prestava molto meglio l’immagine di Mistral.

La poeta era morta 16 anni prima e nel suo paese non era particolarmente conosciuta: aveva lasciato il Cile negli anni Venti perché non avendo un titolo accademico non era riuscita a proseguire nella sua carriera di insegnante. All’estero però era stimata per il lavoro che aveva svolto in tante scuole rurali cilene, e quindi successivamente si era spostata tra vari paesi (Italia compresa) insegnando o svolgendo incarichi diplomatici senza essere pagata. Dei quattro libri di poesie che scrisse nel corso della sua vita, tre furono pubblicati prima all’estero che in Cile.

Grazie a questa scarsa conoscenza di Mistral, la dittatura poté promuoverne un’immagine che insisteva su certi aspetti della sua biografia piuttosto che su altri, e in particolare sul suo lavoro di insegnante ed educatrice, e sulla sua fede cattolica. La fece rappresentare sulle banconote da 5.000 pesos, ritraendola con il suo aspetto da anziana e con un’espressione arcigna, e fece inserire nelle antologie scolastiche le sue poesie sui bambini, ignorando invece i suoi saggi politici, di orientamento pacifista e femminista, e parte della sua vita privata. Negli anni del regime di Pinochet Mistral era presentata come una poeta zitella, mentre oggi si pensa che fosse omosessuale e abbia avuto diverse relazioni con altre donne, sebbene lei non lo abbia mai detto, anzi lo avesse negato più volte.

Gabriela Mistral e Doris Dana a Rapallo, in una fotografia ritoccata (LaPresse Torino/Archivio Storico)

Le prime revisioni dell’immagine di Mistral arrivarono nel 1990, dopo la fine della dittatura, e in particolare a partire dal 2007, quando furono pubblicate le lettere che si scambiò con Doris Dana, una donna americana con cui visse per molti anni. Da allora sono state pubblicate varie nuove edizioni delle sue opere, tra cui, nel 2020, una raccolta digitale di tutto quello che scrisse realizzata dal ministero della Cultura cileno. Oggi sia le sue poesie che i suoi altri scritti sono molto conosciuti e Mistral è diventata un simbolo per molte femministe e per la comunità LGBTQ+ cilena.

 

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Più o meno contemporaneamente alla riscoperta di Mistral, sono anche cambiati i giudizi su Neruda. Non tanto in quanto poeta, ma come persona, per via di alcune cose che fece nel corso della sua vita. Una è l’abbandono della figlia, Malva Marina Trinidad Reyes, e della prima moglie, Marietje Antonia Hagenaar: Neruda sposò Hagenaar nel 1930 e quattro anni dopo la coppia ebbe una bambina, che però era affetta da idrocefalia, una condizione dovuta a una malformazione del cervello. Due anni dopo la nascita della figlia, Neruda abbandonò la famiglia e andò a vivere con quella che sarebbe diventata la sua seconda moglie; la bambina poi morì a otto anni.

Un’altra vicenda della vita di Neruda a causa della quale la stima nei suoi confronti è diminuita risale più o meno allo stesso periodo, e per la precisione a quando il poeta viveva nell’attuale Sri Lanka. È raccontata da Neruda stesso in Confesso che ho vissuto, pubblicato postumo nel 1974: nel libro di memorie il poeta in pratica dice di aver stuprato una donna che lavorava come addetta alle pulizie nell’alloggio in cui risiedeva a Colombo.

Un mattino, deciso a tutto, l’afferrai per un polso e la guardai faccia a faccia. Non c’era nessuna lingua in cui potessi parlarle. Si lasciò guidare da me senza un sorriso e a un tratto fu nuda sul mio letto. La sottilissima vita, i fianchi pieni, la traboccante coppa del seno, la rendevano identica alle millenarie sculture del Sud dell’India. Fu l’incontro di un uomo e di una statua.
Rimase tutto il tempo con gli occhi aperti, impassibile.
Faceva bene a disprezzarmi. L’esperienza non venne più ripetuta.

[Dall’edizione Einaudi; traduzione di Luca Lamberti]

Questo passaggio è stato ignorato per decenni, ma nel 2018 quando anche in Cile, sulla scia del movimento #metoo si è molto parlato delle violenze e delle molestie nei confronti delle donne, ha ricevuto molte attenzioni. Quell’anno il parlamento rinunciò a intitolare a Neruda l’aeroporto di Santiago del Cile come era stato proposto.