Cosa c’è nel decreto “Milleproroghe”

Il Senato ha approvato un testo che difficilmente sarà cambiato per ragioni di tempo: come al solito c'è un po' di tutto

L'aula del Senato durante la discussione sul decreto Milleproroghe (ANSA/ANGELO CARCONI)
L'aula del Senato durante la discussione sul decreto Milleproroghe (ANSA/ANGELO CARCONI)

Mercoledì il Senato ha approvato la conversione in legge del decreto “Milleproroghe”, il provvedimento che il parlamento usa quasi ogni anno per prorogare norme in scadenza e di cui il parlamento non è riuscito a occuparsi. Quello del 2022 era stato approvato a fine dicembre dal Consiglio dei ministri, e trattandosi di un decreto-legge il parlamento aveva 60 giorni per convertirlo in legge ordinaria: più precisamente, dovrà farlo entro il 27 febbraio.

Dopo l’approvazione del Senato, la conversione dovrà essere votata anche dalla Camera, ma i tempi sono stretti: per questo è molto probabile che nel frattempo il testo non subirà modifiche, anche perché il governo ha già detto che se la discussione dovesse prolungarsi metterà la questione di fiducia, costringendo di fatto la Camera ad approvarlo così com’è. La possibilità che venga posta la questione di fiducia è stata molto criticata dai partiti di opposizione, soprattutto perché il testo attuale contiene diversi emendamenti molto contestati.

Quello in assoluto più discusso riguarda la proroga di un altro anno, fino al 31 dicembre del 2024, delle concessioni pubbliche agli stabilimenti balneari: in Italia vengono prorogate quasi automaticamente da decenni agli stessi proprietari con affitti piuttosto bassi, ma essendo beni di proprietà statale dovrebbero essere assegnate attraverso gare pubbliche periodiche. Se ne torna a parlare ciclicamente, ma questa proroga è particolarmente problematica perché va contro gli impegni presi dal governo con l’Unione Europea per liberalizzare le concessioni e rimetterle a gara, e perché a novembre del 2021 una sentenza del Consiglio di Stato aveva stabilito che le concessioni non potevano essere prorogate oltre il 31 dicembre del 2023.

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Diversi giornali scrivono che per queste ragioni durante la discussione al Senato il governo avrebbe provato una mediazione con la maggioranza parlamentare per togliere l’emendamento dal testo, ricevendo la ferma opposizione dei senatori di Lega e Forza Italia. La proroga era stata inserita come emendamento al decreto-legge dalla Commissione Affari costituzionali e Bilancio del Senato, apparentemente in accordo col governo. Non è chiaro perché adesso il governo abbia cambiato idea: secondo Repubblica potrebbe provare di nuovo a far togliere l’emendamento durante la discussione alla Camera. Di fatto la parte del testo sulle concessione balneari è l’unica che potrebbe ancora subire modifiche (nel caso, però, dovrebbe tornare in Senato per una nuova approvazione).

Tra gli altri rinvii presenti nel decreto Milleproroghe c’è l’estensione di alcune misure che erano state introdotte con la pandemia: scadrà per esempio alla fine del 2023, invece che nel 2022, la possibilità per gli ospedali di assumere a tempo determinato medici neolaureati e di dare incarichi agli specializzandi per far fronte alla carenza di personale. È stata poi prorogata fino al 2026 la possibilità per i medici di base di restare in servizio fino a 72 anni rimandando la pensione.

Era stata introdotta sempre con la pandemia la possibilità di ricevere la ricetta elettronica dal medico, che verrà prorogata fino al 2024, così come la misura che rendeva libero l’uso di dehors da parte di bar e ristoranti, che resterà in vigore fino alla fine del 2023. Lo smart working senza la necessità di accordi aziendali per i lavoratori fragili o con figli minori di 14 anni, invece, verrà prorogato fino a fine giugno.

Tra le altre proroghe c’è anche il termine entro il quale i comuni potevano aderire alla cosiddetta “rottamazione” delle cartelle, in sostanza un condono su vecchie tasse e multe fino a mille euro accertate tra il 2000 e il 2015 e mai pagate: la legge di bilancio diceva che potevano farlo con una delibera entro il 31 gennaio scorso, mentre nel Milleproroghe il termine è diventato il prossimo 31 marzo.

Sono state prorogate anche le agevolazioni che il governo di Mario Draghi aveva introdotto nel 2021 per permettere ai giovani fino a 36 anni di acquistare la prima casa con mutui a condizioni estremamente vantaggiose: dovevano scadere il 31 marzo e scadranno invece il 30 giugno.

Una delle proroghe riguarda il cosiddetto “payback”, un meccanismo piuttosto controverso usato per recuperare l’eccesso della spesa sanitaria da parte delle Regioni. Con il payback viene chiesto alle aziende che producono dispositivi medici di rimediare alle previsioni sbagliate delle Regioni, che spendono più soldi del consentito per l’acquisto di quei dispositivi: in tutto le aziende devono restituire alle regioni circa 2,2 miliardi di euro che riguardano gli anni dal 2015 al 2018. Il termine entro il quale le aziende dovranno restituirli è stato prorogato al 30 aprile.

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Tra le cose che invece non sono state inserite nel decreto Milleproroghe c’è un emendamento che voleva estendere da tre a cinque anni la durata della cessione dei diritti televisivi sul calcio, che aveva come prima firma quella del senatore Claudio Lotito, peraltro proprietario della squadra di calcio della Lazio. Lotito, che è stato eletto con Forza Italia, non ha partecipato alla votazione per protesta.

È abbastanza comune che nel decreto Milleproroghe finisca un po’ di tutto, ma in questo caso il testo è stato molto criticato dall’opposizione perché oltre alle proroghe contiene anche diverse voci di spesa, che solitamente non sono tra le sue competenze: non è un caso che quest’anno la sua valutazione sia stata assegnata anche alla commissione Bilancio, che generalmente non viene coinvolta.