Molti comuni non cancelleranno le vecchie tasse e multe

Il governo ha dato la possibilità di condonare quelle non pagate dal 2000 al 2015, ma i sindaci dicono che non possono permetterselo

una pila di multe
(Ansa/Ufficio stampa Roma Capitale)
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Con l’approvazione della legge di bilancio, giovedì mattina in Senato, è stata confermata la versione definitiva di molte proposte cambiate più volte nelle ultime settimane: tra queste c’è anche la cosiddetta “rottamazione” delle cartelle, in sostanza un condono su vecchie tasse e multe fino a mille euro accertate tra il 2000 e il 2015 e mai pagate.

Rispetto alla versione iniziale, il governo ha di fatto però reso facoltativo per i comuni aderire al condono. Il governo ha previsto infatti di cancellare in modo automatico gli interessi e le sanzioni sul mancato pagamento delle cartelle, mentre il capitale (comma 229), cioè all’importo vero e proprio delle tasse e delle multe, deve essere interamente riscosso. Ai comuni è stata data la possibilità di cancellare la parte relativa agli interessi e alle sanzioni: molti comuni però hanno già detto che non sono intenzionati a fare sconti perché non possono permetterselo: non aderiranno quindi al condono.

Il provvedimento è stato inserito nel governo in un capitolo della legge di bilancio che nella comunicazione istituzionale è stato chiamato “pace fiscale”, una serie di misure per introdurre accordi per ridurre tasse e vecchi debiti dei contribuenti. Il condono sarà automatico per gli importi dovuti alle amministrazioni statali, dalle agenzie fiscali e agli enti pubblici previdenziali. Inizialmente la cancellazione automatica era stata prevista anche per le somme di competenza dei comuni, come quelle relative alle vecchie multe e alle tasse non pagate. Nella discussione della legge di bilancio però il governo ha deciso di dare più potere ai sindaci: gli interessi e le sanzioni sul mancato pagamento saranno cancellati, ma saranno i sindaci a scegliere.

I comuni potranno evitare il condono totale soltanto se approveranno una delibera entro il 31 gennaio 2023. Il documento dovrà essere poi comunicato all’Agenzia delle Entrate-Riscossione, la società che si occupa di riscuotere tasse e multe non pagate, e comunicato sui canali istituzionali per informare tutte le persone interessate.

Il margine di scelta attribuito ai comuni è stato previsto dal governo per evitare di approvare un condono a spese dei comuni, cioè senza dare la possibilità agli enti locali di decidere cosa fare dei vecchi crediti. I soldi dovuti dalle persone per multe e tasse, anche gli importi datati, infatti, fanno parte dei bilanci: nel caso in cui non si riescano a riscuotere in modo rapido, devono comunque essere considerati dalle amministrazioni e conteggiati come “crediti di dubbia esigibilità“, prima di essere valutati come crediti inesigibili e quindi tolti dal bilancio.

Negli ultimi giorni molti sindaci hanno detto che non hanno intenzione di rinunciare a quelle somme, spesso ingenti. Molto dipende dalla capacità di riscossione, che è diversa da comune a comune: nel 2021, per esempio, a Napoli è stato pagato soltanto il 15,9% delle sanzioni arrivate, a Roma il 35,2%, a Milano il 55%.

Secondo le stime dell’ANCI, l’associazione dei comuni italiani, se tutti i comuni applicassero il condono rinuncerebbero complessivamente a 350 milioni di euro. In realtà dalle dichiarazioni fatte da sindaci e assessori al Bilancio sembra che gli importi siano decisamente superiori. L’ufficio ragioneria del comune di Torino ha stimato che dal 2000 al 2015 soltanto in città non siano state pagate tasse e multe per 205 milioni di euro, di cui moltissime rientrerebbero nello stralcio. «Se il governo ci darà le coperture per poter fare la rottamazione, è ovvio che accetteremo», ha detto l’assessora al Bilancio Gabriella Nardelli. «Il problema è che oggi pare che queste coperture non ci siano». Secondo il Corriere della Sera, anche i comuni di Milano e Roma sembrano intenzionati a non aderire. Soltanto a Roma si stima che le cartelle esattoriali del periodo considerato dal governo ammontino a 240 milioni di euro.

In molti casi il costo per recuperare gli arretrati è significativo e potrebbe essere più conveniente aderire al condono, ma diversi sindaci hanno detto che non lo faranno anche per rispetto di chi ha pagato nei tempi previsti. «Siamo orientati a non aderire a questa sanatoria», ha detto Antonio Bressa, assessore al Bilancio del comune di Padova, al Corriere Veneto. «Sono dell’idea che non sia il messaggio giusto da far passare in termini di equità nei confronti di chi ha sempre pagato nei tempi e nei modi previsti, trattandosi di tributi. Di fronte a situazioni di difficoltà c’è sempre la possibilità di rateizzare. Detto questo, una sanatoria tout court diventerebbe alla lunga deleteria per le casse della pubblica amministrazione».