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  • Venerdì 10 febbraio 2023

Come aiutare i terremotati in Siria e Turchia, da qui

A quali organizzazioni che lavorano sul posto donare per contribuire alle spese per l'assistenza di chi è rimasto senza casa

(Medici Senza Frontiere)
(Medici Senza Frontiere)
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Dopo il fortissimo terremoto che nella notte tra domenica e lunedì ha distrutto molti centri abitati tra la Turchia e la Siria, provocando la morte di almeno 33mila persone, organizzazioni umanitarie e benefiche da tutto il mondo si sono mobilitate per contribuire ai soccorsi e hanno avviato campagne di raccolta fondi dedicate all’emergenza. La Turchia ha cominciato a ricevere aiuti internazionali quasi immediatamente da molti paesi, mentre in Siria la situazione è molto più complicata per via della guerra civile che ha devastato il paese negli ultimi anni.

Da una parte il governo del presidente siriano Bashar al Assad è da anni sotto sanzioni, dall’altra il nord-ovest della Siria controllato dai ribelli è difficile da raggiungere: i percorsi usati negli ultimi anni per aggirare i controlli del governo centrale, infatti, passavano dal sud della Turchia, che però in questo momento è devastato dal terremoto. Assad chiede di poter gestire direttamente tutti gli aiuti umanitari diretti in Siria, compresi quelli per il nord-ovest occupato dai ribelli, ma molti temono che possa usarli come arma di ricatto politico.

Medici Senza Frontiere (MSF), la divisione italiana dell’organizzazione internazionale di medici volontari con oltre cinquant’anni di storia, è la ong italiana più attiva in questo momento nel nord-ovest della Siria. MSF infatti si trovava in questa zona già prima del terremoto, cosa che le ha permesso di intervenire da subito nelle città di Idlib e Aleppo, trasportando e curando i feriti nei suoi ospedali e donando materiale medico ad altre strutture. Medici Senza Frontiere ha spiegato che al momento l’unico modo per far arrivare materiali e aiuti dalla Turchia alla Siria nord-occidentale è il valico di Bab al-Hawa, ma che per fronteggiare l’emergenza in corso ha chiesto alle Nazioni Unite di aprire anche altri valichi solitamente chiusi dalla Turchia per impedire ai rifugiati siriani di entrare nel paese.

Medici Senza Frontiere sta inoltre valutando il tipo di aiuti da portare nelle città più colpite della Turchia meridionale: Hatay, Gaziantep e Diyarbakir. Le donazioni si possono fare qui e su Twitter (sull’account italiano e su quello francese) si possono seguire gli aggiornamenti sulle loro attività.

Tra le organizzazioni locali e internazionali con cui Medici Senza Frontiere sta collaborando in Turchia c’è Türk Kizilay, la Croce Rossa turca e una delle organizzazioni umanitarie più grandi del paese. In questi giorni hanno fatto vedere di aver allestito soprattutto centri di distribuzione di pasti e bevande calde per gli sfollati. L’account Twitter in lingua inglese di Türk Kizilay ha diffuso gli estremi per fare donazioni via bonifico.

Medici Senza Frontiere sta collaborando anche con International Blue Crescent (IBC), un’ong con sede a Istanbul, partner dell’UNHCR (l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di rifugiati) e a sua volta coordinata dalla Croce Rossa turca, che in questi giorni si è mobilitata interamente per l’emergenza causata dal terremoto. Non si occupa di cure mediche ma ha avviato una campagna di raccolta fondi sulla piattaforma GlobalGiving con l’obiettivo di raggiungere 92mila euro per rispondere soprattutto al bisogno di tende, riscaldamento, coperte, indumenti termici e cibi pronti per la popolazione sfollata. IBC ha allestito un centro di coordinamento delle operazioni a Gaziantep, una delle città più colpite della Turchia, e manda aiuti in Siria settentrionale dalla sede di Hatay, che si trova vicino al valico.

– Leggi anche: Il freddo è un problema in Siria e Turchia

Accettano donazioni anche le agenzie dell’ONU come UNHCR e UNICEF per quanto riguarda i diritti dell’infanzia. Giovedì mattina le Nazioni Unite hanno confermato l’arrivo nel nord-ovest della Siria del primo convoglio umanitario: i Caschi bianchi, però, l’organizzazione di volontari di difesa civile noti per i soccorsi prestati alla popolazione durante la guerra, hanno detto che l’arrivo di quel convoglio era già stato programmato prima del terremoto, e hanno accusato le Nazioni Unite di gestire i soccorsi in modo inadeguato e non imparziale.

Naturalmente in Turchia e Siria ci sono anche moltissime piccole organizzazioni che conoscono il territorio e che sono impegnate nell’emergenza tanto quanto quelle più grandi. Queste organizzazioni però sono solitamente anche meno controllate ed è più difficile verificarne l’operato. Il consiglio di chi si occupa di aiuti umanitari, in questi casi, è di fare un bilancio: se ci si fida o ci si affida a qualcuno che si conosce, infatti, donare a una piccola associazione può avere un impatto maggiore e più capillare che non donare alle grandi ong che ricevono già grandi somme di denaro per via della loro visibilità.