Il Regno Unito sarà l’unica economia avanzata in recessione quest’anno, dice l’FMI

Mentre nel resto del mondo le cose andranno meglio del previsto, nonostante un rallentamento generale

Il Tower Bridge, a Londra (Andrew Redington/Getty Images)
Il Tower Bridge, a Londra (Andrew Redington/Getty Images)

Secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI), l’organismo che monitora la stabilità finanziaria globale, nel 2023 l’economia mondiale crescerà più del previsto: nel suo aggiornamento trimestrale sull’andamento economico, martedì ha previsto una crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) mondiale nel 2023 del 2,9 per cento, 0,2 punti percentuali in più di quanto aveva previsto nell’ultimo aggiornamento pubblicato lo scorso ottobre.

Il PIL crescerà in tutti i paesi del mondo con un’economia avanzata, ma non nel Regno Unito, dove secondo l’FMI il PIL quest’anno diminuirà dello 0,6 per cento, un andamento peggiore di quello previsto a ottobre, quando aveva previsto che sarebbe invece cresciuto del 0,3 per cento. Seppur di poco, ma sarebbe cresciuto. Nel rapporto il capo economista dell’FMI, Pierre-Olivier Gourinchas, spiega che al contrario del Regno Unito le economie dei paesi dell’Eurozona (cioè i paesi che adottano come moneta l’euro) sono state «sorprendentemente resilienti» nell’affrontare tutte le difficoltà che la guerra in Ucraina ha creato, come i gravi rincari dell’energia e la scarsità di molte materie prime. Nel caso dell’Italia, per esempio, l’FMI ha previsto per il 2023 una crescita del PIL dello 0,6 per cento, 0,8 punti percentuali in più rispetto alla previsione di ottobre, e dello 0,9 per cento nel 2024.

Il dato sulla mancata crescita del Regno Unito è particolarmente sorprendente perché l’aggiornamento di ottobre prevedeva una più ottimistica crescita del PIL del paese dello 0,3 per cento nel 2023, nonostante fosse stato compilato quando al governo c’era ancora l’ex prima ministra Liz Truss, molto contestata dall’FMI. Proprio pochi giorni prima della pubblicazione di quel rapporto, l’FMI aveva infatti criticato duramente Truss consigliandole di ritirare la riforma economica che prevedeva una riduzione delle tasse per i più ricchi e che aveva causato un grave calo del valore della sterlina.

Truss aveva poi sostituito il ministro dell’Economia, ideatore della riforma, e cancellato gran parte di quelle misure. Non era però bastato per farla resistere alla grave crisi economica e politica in corso, e a fine ottobre si era dimessa e il suo posto era stato preso da Rishi Sunak, già ministro dell’Economia tra il 2020 e il 2022, durante il governo di Boris Johnson.

Nel rapporto non si parla esplicitamente di Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, avvenuta formalmente tre anni fa, il 31 gennaio del 2020. È comunque un fattore che da tempo gli analisti considerano tra quelli che più di tutti in questi anni avrebbero contribuito a mettere in difficoltà l’economia britannica. John Springford, vicedirettore del Centre for European Reform, centro studi britannico che si occupa di questioni legate all’integrazione europea, ha commentato gli effetti di Brexit sull’economia del Regno Unito dicendo che «quando imponi ostacoli al commercio, agli investimenti e alla migrazione con il tuo più grande partner commerciale (l’Unione Europea), allora avrai inevitabilmente grosse ripercussioni sui commerci, sugli investimenti e sul PIL».

Per quanto riguarda l’economia mondiale, nonostante le previsioni migliori rispetto a quelle di ottobre, l’FMI conferma un generale rallentamento: se per il 2023 la previsione è una crescita del PIL del 2,9 per cento, nel 2022 l’economia era invece cresciuta del 3,4 per cento. Il rallentamento, secondo l’FMI, è stato causato tra le altre cose dal rialzo dei tassi delle banche centrali per contrastare l’inflazione, dalla guerra della Russia contro l’Ucraina e dai lunghi e estesi lockdown dei mesi scorsi in Cina. Per il 2024 stima però un’accelerazione del PIL globale, che potrebbe crescere fino al 3,1 per cento.