Cos’è questo “orologio dell’apocalisse”

Un aggiornamento dello strumento che indica simbolicamente il rischio di una catastrofe mondiale ha suscitato nuovi allarmismi, curiosità e consueti scetticismi

orologio apocalisse
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Martedì il Bulletin of the Atomic Scientists, un’organizzazione non profit di scienziati ed esperti che si occupa dell’impatto degli sviluppi scientifici e tecnologici sulla sicurezza mondiale, ha annunciato di aver aggiornato l’“orologio dell’apocalisse”. È uno strumento utilizzato dall’organizzazione fin dal 1947 per indicare, sulla base di vari fattori, quanto sia imminente una catastrofe mondiale provocata dal genere umano, rappresentata simbolicamente dalla mezzanotte. Dopo il nuovo aggiornamento mancano a mezzanotte non più 100 secondi ma 90: il rischio della catastrofe non era mai stato così alto prima d’ora.

«Stiamo vivendo tempi di pericolo senza precedenti, e l’orologio dell’apocalisse riflette questa realtà», ha detto la presidente e CEO dell’organizzazione Rachel Bronson, in passato docente di politiche sull’energia alla Kellogg School of Management, in Illinois, e direttrice del centro studi sul Medio Oriente del think tank Council on Foreign Relations a New York.

L’annuncio è stato ripreso da molti giornali e siti di news, in alcuni casi con toni enfatici e allarmistici, come consueto ogni volta che l’orario viene spostato verso la mezzanotte (può anche essere spostato all’indietro, e in passato è successo). Le ragioni contingenti di questo esteso interesse dei media sono in larga parte riconducibili alle preoccupazioni associate agli sviluppi della guerra in corso in Ucraina, accresciute dai frequenti riferimenti alla possibilità di utilizzo delle armi nucleari e all’estensione dei combattimenti in aree vicine a centrali nucleari, come Zaporizhzhia.

Ma una parte dell’interesse per l’orologio dell’apocalisse, indipendente dalle circostanze attuali, deriva in generale dall’autorevolezza e dalla storia dell’organizzazione di scienziati che da tre quarti di secolo si occupa di aggiornarlo periodicamente. Il merito che le viene generalmente riconosciuto è avere in una qualche misura reso graficamente visibile e comprensibile – anche in altri tempi di grande incertezza, in passato – un rischio spesso indefinito e difficile da stimare.

orologio apocalisse 2023

Da sinistra a destra, gli scienziati Siegfried S. Hecker, Daniel Holz, Sharon Squassoni, Mary Robinson ed Elbegdorj Tsakhia, membri del Bulletin of the Atomic Scientists, durante una presentazione dell’aggiornamento dell’orologio dell’apocalisse a Washington, DC, martedì 24 gennaio 2023 (Anna Moneymaker/Getty Images)

La credibilità dell’organizzazione e l’apprezzabile sforzo comunicativo non hanno tuttavia impedito che nel tempo emergessero anche perplessità e scetticismi intorno all’utilità e all’efficacia dell’idea dell’orologio dell’apocalisse, peraltro progressivamente indebolite anche da prassi e routine seguite dai media nel riferire ogni nuovo aggiornamento, a volte per semplice automatismo. Una parte delle critiche più recenti ha inoltre messo in dubbio le capacità e la tempestività finora mostrate dall’organizzazione nel riferire il rischio di una catastrofe legata al cambiamento climatico – che è tenuto in considerazione soltanto a partire dal 2007 – e ad altri fattori diversi dal rischio di una guerra nucleare.

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Nelle valutazioni del Bulletin, ha aggiunto Bronson nel comunicato sull’aggiornamento dell’orologio, hanno inciso non soltanto i rischi di escalation nucleare dovuti all’invasione russa dell’Ucraina, ma anche le preoccupazioni riguardo alla crisi climatica. E anche quelle relative alla crisi «delle norme e delle istituzioni mondiali» necessarie a guidare il progresso delle «tecnologie avanzate» e a contrastare «minacce biologiche» come il coronavirus.

In origine, quando il Bulletin of the Atomic Scientists lo istituì nel 1947, l’orologio dell’apocalisse fu considerato un modo efficace di rappresentare il rischio di una guerra nucleare causata dalla corsa agli armamenti all’inizio e durante la Guerra Fredda tra gli Stati Uniti e la Russia. L’organizzazione era nata due anni prima, nel 1945, e includeva alcuni degli scienziati che avevano fatto parte del Progetto Manhattan, il programma che portò allo sviluppo delle prime bombe atomiche durante la Seconda guerra mondiale.

La prima versione dell’orologio – di cui esiste anche una riproduzione alla University of Chicago – fu realizzata dall’artista americana Martyl Langsdorf, moglie del fisico del Progetto Manhattan Alexander Langsdorf Jr. E fu utilizzata nel 1947 come copertina del numero di giugno della rivista che l’organizzazione pubblica ininterrottamente, con lo stesso titolo Bulletin of the Atomic Scientists, fin dalla sua fondazione. L’orologio, che in quella prima versione segnava sette minuti a mezzanotte, avrebbe dovuto riflettere secondo Langsdorf sia l’urgenza del problema della guerra nucleare sia la possibilità di intervenire per fermare il conto alla rovescia e possibilmente invertire il senso delle lancette.

orologio apocalisse 2002

Il fisico statunitense Leon Max Lederman, premio Nobel nel 1998 ed ex direttore del laboratorio di fisica delle particelle elementari Fermilab a Batavia, Chicago, sposta di due minuti in avanti una lancetta dell’orologio dell’apocalisse alla University of Chicago, il 27 febbraio 2002 (Tim Boyle/Getty Images)

Da allora l’orologio viene periodicamente aggiornato per avvisare il pubblico su quanto sia vicina «la distruzione del nostro mondo provocata da tecnologie di nostra creazione», come scrive l’organizzazione. Due volte all’anno il comitato scientifico e di sicurezza, composto da diversi esperti di armi nucleari, fonti energetiche e cambiamento climatico, si riunisce per stabilire nuovi aggiornamenti dell’orologio sulla base di fattori come il numero di armi nucleari nel mondo e l’innalzamento del livello del mare.

Non è detto che ogni riunione porti necessariamente a uno spostamento della lancetta dei minuti, l’unica mobile. L’ultima volta era successo nel 2020, quando l’ora vigente dal 2018, due minuti a mezzanotte, era cambiata in 100 secondi a mezzanotte. La cronologia degli aggiornamenti mostra spostamenti sia in avanti che indietro. Il punto più distante dalla mezzanotte mai raggiunto, 17 minuti, fu il 1991: una valutazione guidata dal diffuso ottimismo per la fine della Guerra Fredda.

Una delle critiche più comuni all’orologio dell’apocalisse riguarda l’arbitrarietà della rappresentazione, che è allo stesso tempo sia un suo pregio che un suo limite. È un pregio perché permette – o perlomeno ha permesso per lungo tempo – di influenzare l’opinione pubblica rappresentando in una forma stilizzata e più diretta, con un maggiore impatto emotivo, rischi concreti che una parte della popolazione fatica a percepire come reali.

Ma è anche un limite perché, come scrisse nel 2015 sul sito The Conversation il ricercatore svedese Anders Sandberg, questo tipo di rappresentazione semplificata può generare l’equivoco che l’orologio sia una misura accurata «del tempo, della probabilità o della distanza» da un’estinzione della civiltà. Che oggi è invece un’eventualità condizionata da talmente tanti fattori, ciascuno soggetto a così tante possibilità di variazione nel tempo, da rendere il normale calcolo delle probabilità un tipo di stima del tutto fuorviante.

La descrizione della catastrofe in termini di conto alla rovescia – per quanto dalla mezzanotte sia possibile anche allontanarsi – potrebbe inoltre accrescere la sensazione che la fine del mondo sia non soltanto imminente ma inevitabile. E di conseguenza potrebbe, a lungo andare, indurre assuefazione e indebolire l’efficacia dell’informazione anziché rinnovarne l’urgenza o chiarirne la complessità. «Non credo che la retorica apocalittica sia di aiuto per svolgere il duro lavoro di discutere di questioni difficili e complicate in una democrazia», disse al sito Live Science la ricercatrice Katherine Pandora, storica della scienza alla University of Oklahoma.

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Tenere insieme in uno stesso grafico emergenza climatica e guerra nucleare è peraltro molto difficile, ha scritto Wired, perché i due rischi esistono su scale temporali completamente diverse. Il rischio di una catastrofe nucleare tende a oscillare attraverso fasi più discrete, più facili da isolare cronologicamente (la caduta del muro di Berlino, per esempio, o la stipula di trattati per il disarmo nucleare). I ragionamenti sui rischi della fine del mondo causata dal cambiamento climatico presentano invece molte più sfumature.

Da una parte, secondo Wired, trattati come l’accordo sul clima di Parigi del 2015 dimostrano che è possibile intervenire in modo significativo per ridurre i rischi di una catastrofe: allontanarsi dalla mezzanotte, per dirla nei termini del Bulletin of the Atomic Scientists. Ma dall’altra parte le emissioni annuali di gas serra nell’atmosfera continuano ad aumentare, e un aggiornamento coerente e corretto dell’orologio dell’apocalisse dovrebbe implicare un avvicinamento alla mezzanotte.