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  • Giovedì 22 dicembre 2022

La controversa ferrovia che attraverserà le foreste dello Yucatán

Il governo messicano dice che servirà a sviluppare il turismo, ma per costruirla si stanno distruggendo migliaia di siti della civiltà maya

I lavori per la costruzione del Tren Maya vicino a Puerto Morelos, nello stato di Quintana Roo (AP Photo/ Eduardo Verdugo)
I lavori per la costruzione del Tren Maya vicino a Puerto Morelos, nello stato di Quintana Roo (AP Photo/ Eduardo Verdugo)
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In Messico stanno proseguendo i lavori per la costruzione del cosiddetto “Tren Maya”, una linea ferroviaria lunga più di 1.500 chilometri che attraverserà le foreste della penisola dello Yucatán, nel sud-est del paese. È un progetto imponente, che si stima costerà fino all’equivalente di 19 miliardi di euro, e nell’idea del governo messicano servirà ad attirare i turisti che già visitano famose città come Cancún, Playa del Carmen e Tulum.

Secondo il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador, promotore e grande sostenitore del progetto, il Tren Maya «porterà istruzione, benessere e alloggi» alle comunità in cui passerà. Un approfondito reportage del Washington Post tuttavia mostra come sia un piano con diversi problemi: non solo perché la realizzazione della ferrovia sta già provocando la distruzione di ampie aree di vegetazione, ma anche perché è probabile che per farle spazio verranno distrutti i resti di migliaia di siti risalenti alla civiltà dei maya, in molti casi ancora da scoprire.

Il progetto per la costruzione della linea ferroviaria fu annunciato nel settembre del 2018 dallo stesso López Obrador, populista di sinistra che due mesi prima aveva vinto le elezioni presidenziali. Inizialmente fu visto come una mossa per farsi pubblicità, ma poi il progetto fu avviato nel 2020, dopo una criticata consultazione popolare con cui alla fine dell’anno precedente più del 92 per cento degli abitanti degli stati coinvolti aveva detto di essere favorevole a realizzarlo.

È previsto che la ferrovia passi a pochi chilometri da alcuni dei centri più noti della civiltà maya, che controllò gran parte del Centro America tra il 1500 a.C. e il 1600, tra cui Chichén Itzá e Izamal. Formerà una specie di anello all’interno della penisola e per un tratto proseguirà fino a Palenque, nello stato del Chiapas. López Obrador vorrebbe che il progetto venisse completato entro il 2024, prima della fine del suo mandato. Uno dei problemi principali tuttavia è che gli archeologi stanno continuando a scoprire una quantità enorme di reperti antichi, tra cui interi villaggi maya, tombe e manufatti.

Il percorso del Tren Maya (AP Photo)

Da quando i lavori sono cominciati, gli archeologi hanno scoperto i resti di oltre 450 esseri umani e più di 600mila frammenti di ceramiche antiche. In una grotta sommersa dall’acqua – una fra le oltre 900 caverne e doline scoperte durante gli scavi – hanno trovato inoltre una canoa che si stima risalga a mille anni fa, una delle imbarcazioni maya più antiche mai osservate.

Di recente il direttore generale dell’Istituto nazionale di Antropologia e Storia nazionale Diego Prieto Hernández ha definito il progetto «l’indagine archeologica più ampia della storia del Messico e del Mesoamerica sulla cultura maya». All’inizio di questo dicembre erano già state catalogate e preservate più di 31mila fondamenta e parti di edifici di antichi villaggi maya.

Per semplificare molto, gli archeologi utilizzano una tecnologia a raggi laser per esaminare dall’alto il territorio della penisola e capire dove sono localizzate le rovine, poi procedono con gli scavi. Dopodiché, come da indicazioni del governo, devono assegnare a ciascun sito archeologico un punteggio da 1 a 4, dove il primo indica resti di importanza trascurabile e l’ultimo beni di enorme valore storico.

In una decina di casi, quando queste rovine sono state classificate come resti di importanza significativa, gli archeologi sono riusciti a convincere le autorità a far modificare il percorso della linea ferroviaria per poterle lasciare intatte (oppure hanno proposto di costruire tratti sopraelevati, come nel caso di un sito dove sono stati trovati oltre 300 edifici, tra cui la base di una piramide alta 8 metri). È però molto probabile che la stragrande maggioranza dei siti avrà un punteggio da 1 a 3, con il risultato che nella migliore delle ipotesi verranno smantellati per essere portati in qualche museo o spostati vicino alla linea ferroviaria per poter essere osservati più facilmente dai turisti; altrimenti saranno coperti o distrutti per permettere il passaggio della ferrovia.

Addetti al lavoro in un sito archeologico vicino a Palenque, nello stato del Chiapas, nel novembre del 2021 (EPA/ Manuel Lopez, ANSA)

Il Washington Post racconta che la legge messicana permette agli archeologi di bloccare un cantiere se trovano un sito che vale la pena di essere esplorato, ma non sempre vengono ascoltati. La scelta del punteggio da assegnare alle rovine in ogni caso è una questione particolarmente complessa per gli esperti, che devono stabilire se dare priorità alla tutela dei beni storici oppure allo sviluppo della ferrovia, che punta ad attirare turisti e investimenti proprio grazie alla loro presenza.

Alcuni archeologi coinvolti nel progetto intervistati sempre dal Washington Post hanno segnalato che oltretutto è praticamente impossibile rispettare gli strettissimi tempi di realizzazione indicati dal governo, perché gli scavi ne richiederebbero molto di più.

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Anche quando la costruzione della linea non coinvolge le rovine, implica comunque la distruzione della vegetazione, cosa che viene puntualmente segnalata e contestata sia dagli attivisti locali che da gruppi ambientalisti e da alcuni politici. Un altro problema concreto riguarda il funzionamento dell’infrastruttura in futuro. Di recente per esempio il progetto è stato criticato perché López Obrador ha detto che i treni saranno alimentati con uno speciale tipo di diesel che viene prodotto da una raffineria in Texas e non inquina: non è tuttavia chiaro di che carburante si tratti e come potrebbe non inquinare.

Un gruppo di attivisti di Greenpeace Mexico durante una protesta contro la realizzazione della ferrovia a Playa del Carmen la scorsa estate (EPA/ Alonso Cupul, ANSA)

Il gruppo di archeologi incaricato dal governo messicano di seguire gli scavi durante la costruzione della ferrovia è guidato da Manuel Pérez Rivas, un archeologo che è stato accusato da altri colleghi e da alcuni antropologi di essere un «traditore della sua disciplina» e «complice della distruzione» delle rovine e del paesaggio dello Yucatán.

Dominique Rissolo, un archeologo dell’Università di San Diego, in California, che si occupa dello studio del sito archeologico di Hoyo Negro (nel nord-est della penisola) e collabora anche con il progetto del Tren Maya, dice che in molti sono preoccupati dai possibili impatti sul sito. Secondo Rissolo, luoghi come Hoyo Negro sono i posti in cui gli archeologi vogliono andare «per rispondere alle grandi domande» sul passato, ma «diventerà difficile farlo quando ci sarà un treno a passarci in mezzo».

Parlando sempre con il Washington Post, Pérez Rivas ha spiegato di aver accettato l’incarico proprio perché ritiene che sia una buona opportunità per scoprire monumenti antichi e provare a preservarli prima che rischino di essere distrutti. Pur essendo consapevole della complessità del suo lavoro e delle scelte che si trova a dover fare, ha ricordato che molti dei resti archeologici più importanti scoperti in Messico erano stati trovati proprio durante la costruzione di nuove infrastrutture (una cosa che succede un po’ dappertutto, Italia compresa). «Se volessimo conservare ogni singolo manufatto del Messico non saremmo in grado di costruire niente», ha concluso.

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