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  • Lunedì 19 dicembre 2022

Nella pallavolo è stato l’anno dell’Italia

La vittoria di Conegliano al Mondiale per club femminile ha chiuso una stagione memorabile per tutto il movimento nazionale

(Jakub Piasecki/Newspix via ZUMA Press)
(Jakub Piasecki/Newspix via ZUMA Press)
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Domenica l’Imoco Volley Conegliano ha vinto il Mondiale per club femminile dopo aver battuto in finale, in una partita giocata ad Antalya, in Turchia, il VakifBank Istanbul. Una settimana prima la Sir Safety Perugia aveva vinto il Mondiale per club maschile, peraltro dopo aver battuto in finale un’altra squadra italiana, l’Itas Trentino. Tutto questo dopo che a ottobre la Nazionale femminile era arrivata terza ai Mondiali, e dopo che a settembre quella maschile li aveva vinti dopo 24 anni.

Per la pallavolo italiana è stato insomma un grande anno, ancora migliore di quello precedente, e tutto questo si colloca peraltro in un periodo estremamente favorevole per il movimento.

L’Imoco Conegliano è la squadra di riferimento della pallavolo femminile italiana, e ha anche una bella storia: è stata costruita con la ricchezza data dal suo territorio — quello del prosecco — e sta segnando un’epoca dello sport italiano. Fino a pochi mesi fa era anche la squadra di Paola Egonu, una delle più forti pallavoliste al mondo, se non la più forte in questo momento. Dopo i Mondiali persi con l’Italia si era però trasferita proprio al VakifBank. Il percorso inverso lo ha fatto invece la svedese Isabelle Haak, che come Egonu gioca da opposto e che pochi mesi fa aveva lasciato Istanbul per andare a giocare a Conegliano.

Il VakifBank, da anni allenato dall’italiano Giovanni Guidetti, nella passata stagione aveva vinto tutte le competizioni nazionali, europee e mondiali a cui aveva partecipato. Conegliano invece, oltre ad aver vinto le ultime quattro edizioni del campionato italiano, nel 2021 aveva vinto la Champions League e nel 2019 il Mondiale per club, due tornei in cui sono anni che arriva comunque molto vicina alla vittoria, spesso giocandosela proprio contro il VakifBank. La squadra veneta è peraltro allenata da Daniele Santarelli, vincitore degli ultimi Mondiali da allenatore della Serbia.

Ai Mondiali per club, a cui si qualificano sei squadre, Conegliano è arrivata in finale perdendo un solo set su tre partite. In finale ha vinto il primo set, perso il secondo e vinto il terzo e il quarto. Nonostante la forza delle avversarie, per gran parte della partita è stata in vantaggio e ha dato l’idea di avere il controllo della situazione. Haak è stata premiata come miglior opposto e miglior giocatrice del torneo, ed è stata prima anche per punti fatti (solo nella finale ne ha fatti 34) e attacchi vincenti.

I Mondiali per club maschili di pallavolo si erano giocati invece a Betim, in Brasile, tra il 7 e l’11 dicembre. Il torneo esiste dal 1989: è l’undicesima volta che a vincere è un’ italiana ed è la terza edizione che in finale giocano due squadre italiane.

In Brasile la Sir Safety Perugia aveva perso il primo set contro l’Itas Trentino riuscendo però a vincere i successivi tre. La squadra di Perugia — che era arrivata al torneo dopo che un’avversaria polacca aveva scelto di non partecipare — ha così vinto i Mondiali con la sua ventesima vittoria consecutiva. Il suo palleggiatore Simone Giannelli — capitano dell’Italia — è stato premiato come miglior giocatore del torneo.

Perugia, che da quest’anno è allenata da Andrea Anastasi, è la terza squadra italiana a vincere i Mondiali per club della pallavolo maschile dopo la Lube nel 2019 e la squadra di Trento nel 2018. Questo è un altro segno del fatto che a essere dominante a livello mondiale è l’intero movimento italiano, non soltanto una o due squadre.

Perugia ha anche una storia particolare. Fondata nel 2001 a Bastia Umbra, un comune di provincia con ventimila abitanti, fino a meno di vent’anni fa giocava ancora in Serie C. Arrivò in Serie A1, il massimo campionato italiano, solo dieci anni fa e vinse il suo primo e fin qui unico Scudetto nel 2018. Da anni tra le migliori d’Italia e d’Europa, fino a prima dei Mondiali la squadra umbra – che nel tempo si è spostata a Perugia – non aveva vinto nessuno trofeo internazionale, nemmeno a livello europeo.

La Sir Safety di quest’anno è stata presentata come una delle migliori squadre di club nella storia recente della pallavolo maschile, con alcuni giocatori di altissimo livello e soprattutto con una rosa profonda, varia e internazionale, costruita per provare a tenere testa ai ritmi molto intensi della pallavolo di questi anni, in cui si gioca molto spesso, in molti casi con pochissimi giorni di riposo tra una partita e l’altra.

Le recenti vittorie mondiali di Perugia e Conegliano chiudono quindi un anno entusiasmante per la pallavolo italiana, dopo che nel 2021, alle Olimpiadi di Tokyo, sia la Nazionale maschile che quella femminile erano state eliminate ai quarti di finale. Quest’anno, invece, la Nazionale femminile ha vinto la Nations League e poi è arrivata terza ai Mondiali. La squadra maschile i Mondiali li ha addirittura vinti, in una finale giocata in casa del paese ospitante, la Polonia, contro la nazionale locale. E l’anno prima ancora l’Italia della pallavolo aveva vinto gli Europei, sia maschili che femminili.

Dopo la vittoria di Perugia e prima di quella di Conegliano, Franco Arturi aveva elencato sulla Gazzetta dello Sport alcune possibili spiegazioni del perché, ormai da anni, la pallavolo italiana «passa da un successo internazionale all’altro». Arturi, il cui articolo parlava anche del perché, al contrario, il basket italiano faccia fatica ad affermarsi, ha scritto che la pallavolo costa meno del basket e riesce per questo ad attirare più sponsor, sia a livello maschile che (a differenza del basket) nel femminile.

«Per un complesso di motivi culturali, scolastici e di costume, le nostre pallavoliste sovrastano le cestiste 10/15 a 1 in fatto di pratica e tesseramenti» ha scritto Arturi, secondo il quale è «evidente che generazioni di dirigenti sotto rete hanno saputo capire dove tirava il vento, costruendo le vele migliori possibili». Arturi ha parlato poi di come, oltre a un buon vento generale, sulle tribune dei palazzetti in cui si gioca a pallavolo c’è «un’aria migliore» e «un ambiente adattissimo per le famiglie».

C’è poi il fatto, per nulla secondario, che la pallavolo non deve fare i conti con qualcosa di simile a quello che per il basket è l’NBA, il campionato nordamericano, che da un lato fa molto per l’immagine mondiale del basket ma che dall’altro rappresenta qualcosa di inavvicinabile per le competizioni europee.

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