• Konrad
  • Lunedì 12 dicembre 2022

Il caso Qatar-Parlamento Europeo, dall’inizio

I punti principali della notizia di cui si parla di più da tre giorni, per chi si è perso qualche pezzo

(Eric Vidal/European Union 2022)
(Eric Vidal/European Union 2022)

Da venerdì diversi parlamentari europei e altre persone che lavorano nel Parlamento Europeo, alcuni dei quali italiani, sono stati coinvolti in un caso di sospetta corruzione da parte del Qatar, un piccolo e ricchissimo paese del Medio Oriente che proprio in questi giorni sta ospitando i Mondiali maschili di calcio, fra molte polemiche. Sabato la procura federale belga, che sta conducendo l’indagine da luglio, ha fatto sapere che sono state arrestate quattro persone, fra cui una delle attuali vicepresidenti del Parlamento Europeo, la greca Eva Kaili, e l’ex parlamentare europeo italiano Antonio Panzeri, entrambi espressione di partiti del centrosinistra.

Molti dettagli di questa storia non sono ancora chiari, ma le accuse sono talmente pesanti e la portata dell’inchiesta potenzialmente così ampia che il caso è già stato definito uno dei peggiori scandali nella storia del Parlamento Europeo.

Oltre a Kaili e Panzeri sono stati arrestati anche Francesco Giorgi, compagno di Kaili e assistente del parlamentare europeo Andrea Cozzolino, e Niccolò Figà-Talamanca, segretario generale della ong No Peace Without Justice, legata storicamente ai Radicali. Diverse altre persone a loro vicine sono state interrogate e alcuni uffici sono stati perquisiti dalle autorità belghe. Le accuse formali sono di associazione a delinquere, riciclaggio e corruzione. La procura sospetta che a «persone dentro al Parlamento Europeo siano state pagate grosse quantità di soldi o abbiano ricevuto regali significativi per influenzare le decisioni del Parlamento Europeo» riguardo al Qatar. Le indagini della procura federale belga erano iniziate a luglio del 2022, ma finora non erano state rese pubbliche.

Il Qatar ha da anni un grosso problema di immagine soprattutto in Occidente, per via delle sistematiche violazioni dei diritti umani che compie soprattutto sui lavoratori migranti che hanno costruito grattacieli e stadi per i Mondiali, ma anche per le molte accuse di corruzione e gli accordi controversi con altri stati con l’obiettivo di guadagnare influenza a livello internazionale. La procura federale belga sospetta che il Qatar abbia coinvolto diverse persone del Parlamento Europeo che avevano una credibilità sui diritti dei lavoratori – ex sindacalisti, o comunque appartenenti al centrosinistra – per migliorare la propria immagine nelle istituzioni europee e di riflesso in Occidente.

Nessuna delle persone coinvolte finora dall’indagine ha commentato le accuse. In un breve comunicato il Qatar ha respinto «ogni tentativo di associare lo stato ad accuse di irregolarità».

Sembra che le indagini si stiano concentrando sulla ong Fight Impunity, che Panzeri aveva fondato nel 2019 dopo quindici anni di mandato da parlamentare europeo, eletto per tre volte prima coi Democratici di Sinistra e poi col Partito Democratico. Già nei suoi ultimi anni da parlamentare europeo, Panzeri era noto per la sua influenza all’interno del principale gruppo parlamentare di centrosinistra, l’S&D, soprattutto sulle questioni relative ai diritti dei lavoratori (prima di entrare in politica Panzeri era stato segretario generale della Camera del Lavoro di Milano).

La procura sospetta che Panzeri abbia sfruttato i contatti accumulati in quindici anni da parlamentare europeo per costruirsi una carriera da mediatore e lobbista, mettendo la sua esperienza al servizio di clienti esterni come il Qatar, attraverso il braccio operativo di Fight Impunity. Non è raro che una volta finito il mandato ex parlamentari europei trovino lavoro come lobbisti o consulenti: ma un conto è ottenere contratti regolari con aziende e associazioni di categoria per promuovere specifici interessi, un altro è prendere soldi in nero per conto di uno stato straniero. Gli investigatori ritengono che Panzeri abbia fatto la seconda cosa, e non la prima (nelle indagini si parla di varie valigette di soldi in contanti trovate in alcune perquisizioni).

Nonostante esistesse da pochi anni, grazie a Panzeri Fight Impunity era già entrata nei giri giusti, aveva contribuito a organizzare diversi incontri al Parlamento Europeo e ultimamente si stava preparando per partecipare a un grosso bando della Commissione Europea sui diritti umani. Fight Impunity condivideva inoltre l’ufficio di Bruxelles con No Peace Without Justice, una nota ong di Bruxelles fondata nel 1993 da Emma Bonino e tradizionalmente considerata il braccio internazionale dei Radicali.

Quasi tutte le persone arrestate o interrogate dalla polizia federale belga sono vicine a Panzeri, e quindi sono sospettate di essere state coinvolte in una ampia operazione di immagine a favore del Qatar. Da venerdì emergono loro dichiarazioni o discorsi a favore del Qatar, a volte anche molto smaccati e molto in contrasto con le posizioni dei partiti nazionali di centrosinistra, che specialmente in questo periodo di attenzioni internazionali per via dei Mondiali di calcio sono spesso molto critici col paese.

Eva Kaili, per esempio, aveva detto di recente che il Qatar è «in prima linea per i diritti dei lavoratori», dopo un incontro con il ministro qatariota del Lavoro. Durante un dibattito sulla situazione dei diritti umani in Qatar tenuto al Parlamento Europeo il 21 novembre, la parlamentare belga Maria Arena – molto legata a Panzeri, eletta col Partito Socialista belga – aveva elogiato il Qatar per i «progressi» ottenuti negli ultimi anni nel rispetto dei diritti dei lavoratori. Durante lo stesso dibattito anche Marc Tarabella, altro parlamentare europeo belga, socialista, di origini italiane e vicino a Panzeri, aveva parlato di una «evoluzione positiva». Venerdì l’ufficio degli assistenti di Tarabella è stato sigillato dalle autorità belghe, mentre sabato sera è stata perquisita la casa dello stesso Tarabella, che però non è stato arrestato.

Non è ancora stato stabilito, ovviamente, se i parlamentari in questione si siano complimentati col Qatar per via di legittime convinzioni personali o dopo una campagna di convincimento portata avanti da Panzeri, che a sua volta per quello che ne sappiamo oggi potrebbe essere stata legittima e non provocata da un’operazione di corruzione da parte del Qatar.

I giornali italiani e internazionali hanno notato però che ultimamente al Parlamento Europeo il Qatar non ha beneficiato soltanto di lodi a parole: per la sessione plenaria che inizia lunedì 12 dicembre a Strasburgo, in Francia, era previsto un voto sulla liberalizzazione dei visti per i cittadini qatarioti, che sembra sarà rinviata. Qualche settimana fa inoltre il gruppo S&D aveva votato contro la discussione di una mozione sui diritti umani in Qatar, proposta dal gruppo parlamentare della sinistra radicale: il capogruppo del PD al Parlamento Europeo, Brando Benifei, ha spiegato che «in questo caso era prevista una missione ufficiale nei paesi del Golfo e di prassi si fanno le risoluzioni sui paesi coinvolti solo dopo. Il nostro gruppo ha votato come la maggioranza dei gruppi a favore di fare il dibattito e posporre invece la risoluzione per questa ragione».

Una posizione più morbida sul Qatar era comunque sostenuta solo da una parte del gruppo S&D: ancora il 24 novembre il portavoce del S&D sui diritti umani, Nacho Sánchez Amor, aveva fatto sapere che i Mondiali in Qatar erano una «opportunità persa», e che «significative riforme» sarebbero state ancora necessarie per proteggere i diritti dei lavoratori.

Il caso legato al Qatar ha turbato moltissime persone che lavorano dentro il Parlamento Europeo, e molti si stanno chiedendo se possa allargarsi coinvolgendo altre figure, o se nel corso delle indagini le autorità belghe scopriranno operazioni sospette da parte di altri paesi stranieri. Lunedì Repubblica ha scritto che «gli investigatori belgi sono convinti che il gruppo di Panzeri lavorasse anche per altri paesi», fra cui soprattutto il Marocco: «Dagli atti emerge infatti che [Panzeri] avesse rapporti di primo livello con l’ambasciatore in UE. E che più volte si fosse recato in Africa».

Il caso ha anche riaperto un dibattito sulla permeabilità del Parlamento Europeo ai tentativi di influenza esterna di lobby e paesi stranieri. «Sebbene questo possa essere il caso più significativo di potenziale corruzione dentro al Parlamento da molti anni a questa parte, non è un incidente isolato», ha detto al Financial Times Michiel van Hulten, capo dell’ufficio di Bruxelles della ong Transparency International.

Il Parlamento Europeo ha notoriamente regole più rilassate della Commissione Europea sulla trasparenza e i rapporti con le lobby, e da tempo ogni proposta per rendere più stringenti queste norme viene respinta da una maggioranza trasversale di parlamentari europei. Nel 2021 il Parlamento propose di creare una nuova agenzia interna all’Unione Europea per la trasparenza: la proposta della Commissione arriverà a breve ma a detta della stessa Commissione sarà piuttosto debole perché altrimenti non avrebbe nessuna possibilità di essere approvata dal Parlamento e dal Consiglio dell’Unione Europea, l’organo in cui siedono i rappresentanti dei 27 governi nazionali.