Meglio non stare in bagno oltre il dovuto

Indugiare troppo in meditazioni, letture e “scrolling” presenta alcuni rischi dibattuti da anni

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Una scena del film “Pulp Fiction”
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In un articolo uscito a settembre la rivista Slate rifletteva sulle ripercussioni che l’utilizzo dello smartphone ha avuto sulle consuetudini delle persone in bagno e, in particolare, su tutto un genere di letture di svago. Esprimeva quindi un certo rammarico per il fatto che in molti casi la pratica di sfogliare libri e riviste abitualmente lasciate in quella stanza della casa sia stata rimpiazzata da quella dello «scrolling da bagno».

Al netto delle preferenze personali, la diffusione dei dispositivi portatili nel mondo – quella di smartphone e cellulari, secondo diverse stime, è superiore a quella dei servizi igienici stessi – potrebbe nel complesso aver indirettamente condizionato i tempi di permanenza della popolazione mondiale in bagno, avendo ampliato la quantità di servizi e attività possibili anche da seduti su un gabinetto: dagli scambi di messaggi alla lettura ai videogiochi. Gli effetti di queste abitudini sono da tempo oggetto di interesse sia giornalistico che scientifico, così come i rischi che comportano nei casi in cui la permanenza si estenda molto oltre i tempi necessari a compiere l’atto fisiologico per cui si va in bagno.

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Uno dei rischi più citati e dibattuti da anni riguarda le emorroidi: una dilatazione delle vene nella zona perianale. È una condizione abbastanza diffusa ma non interessa tutte le persone allo stesso modo, perché dipende da fattori costituzionali e diverse altre variabili. Rimanere molto a lungo seduti sul gabinetto potrebbe, proprio per la particolare forma di questo oggetto, aumentare i rischi di sviluppare le emorroidi.

Per ricordare quanto sia nota questa correlazione viene spesso citato un passaggio del più conosciuto romanzo dello scrittore irlandese James Joyce, l’Ulisse, peraltro ripreso dal semiologo Umberto Eco nel saggio La memoria vegetale. È quello in cui Joyce, attraverso la nota tecnica del flusso di coscienza, descrive le abitudini fisiologiche e di lettura del protagonista Leopold Bloom sul gabinetto.

Accosciato sulla seggetta spiegò il giornale voltando le pagine l’una dopo l’altra sulle ginocchia denudate. Qualcosa di nuovo e agevole. Non c’è nessuna fretta. Tratteniamola un po’. […] Lesse tranquillamente, trattenendosi, la prima colonna, e cedendo ma resistendo, attaccò la seconda. A mezza strada, la sua ultima resistenza cedendo, permise ai suoi intestini di liberarsi comodamente mentre leggeva ancora pazientemente, quella leggera stitichezza di ieri sparita del tutto. Spero non sia troppo grosso fa rispuntar le emorroidi.

La correlazione tra i tempi eccessivi di permanenza in bagno e le emorroidi, secondo alcuni medici, deriva dall’effetto della forza di gravità sulla pressione venosa. Come ha spiegato al Washington Post Roshini Raj, una gastroenterologa del centro medico Langone della New York University, stare seduti su una tazza con un buco al centro porta inevitabilmente la zona perianale a trovarsi in una posizione più bassa rispetto alle cosce e a subire una maggiore pressione. «Anche se non ti stai sforzando, se stai semplicemente seduto lì a pensare o a fare qualcos’altro, c’è una certa pressione esercitata su quelle vene», ha detto Raj.

Rimanere seduti sul gabinetto troppo a lungo, secondo Raj, presenta un altro rischio: potrebbe diminuire la sensibilità del corpo a determinati segnali e, in particolare, ostacolare la peristalsi intestinale (le contrazioni muscolari involontarie che facilitano il transito delle feci fino al retto). «Se rimani seduto per periodi di tempo prolungati sul water senza avere effettivamente un movimento intestinale, questo può portare alla stitichezza», ha detto Raj.

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Il rapporto tra l’incidenza di alcune patologie, tra cui le emorroidi, e determinate abitudini delle persone in bagno è tuttavia una questione controversa e, in generale, relativamente poco esplorata nella letteratura scientifica. Non è detto che persone abituate a leggere in bagno, per esempio, stiano poi effettivamente più tempo in bagno rispetto a chi non ha quell’abitudine.

Uno studio condotto in Israele su un campione della popolazione adulta maschile, pubblicato nel 2009 da ricercatori del dipartimento di gastroenterologia del centro medico Bnai Zion ad Haifa, mostrò effettivamente una correlazione tra le emorroidi e il tempo trascorso in bagno. Ma suggerì che le persone abituate a leggere sul gabinetto avevano solo poche probabilità in più di sviluppare emorroidi rispetto alle altre. Inoltre quelle persone erano tendenzialmente meno affette da stitichezza, che è uno dei vari fattori associati alle emorroidi.

Un argomento di discussione più specifico, riemerso con maggiore risalto durante la pandemia, riguarda il rischio che i microrganismi patogeni che si trovano normalmente in bagno finiscano sulle superfici degli smartphone. Diversi studi hanno mostrato che agenti infettivi come batteri e virus possono essere dispersi nell’ambiente anche in grandi quantità quando viene azionato lo sciacquone (per questo motivo è bene tirarlo con la tavoletta abbassata).

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Quegli stessi microrganismi possono depositarsi sulle superfici degli oggetti che si trovano in bagno, e lo smartphone non fa eccezione. La differenza ovvia ma significativa è che lo smartphone non rimane in quella stanza, a differenza di libri e riviste magari lasciate lì tutto il tempo, ed è anzi uno degli oggetti che teniamo più vicino a noi e prendiamo in mano più volte nell’arco della giornata, perfino a letto. «Vedo un sacco di persone che prendono intossicazioni alimentari o altro per il fatto di non avere buone abitudini di igiene in bagno», ha detto Raj.

Le preoccupazioni riguardo alla diffusione di agenti patogeni attraverso gli smartphone, prima della pandemia, erano state tuttavia in parte ridimensionate da altre ricerche e considerazioni. Come spiegò al Time l’epidemiologa statunitense Emily Martin, la maggior parte degli organismi presenti sugli smartphone sono naturalmente presenti anche sul corpo e non sono agenti patogeni che causano malattie. Esperti e medici hanno inoltre più volte ribadito in tempi recenti sia l’importanza che l’efficacia di sane abitudini come lavare le mani ogni volta che si va in bagno e tenere pulito il proprio smartphone.

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Tralasciando i rischi sanitari e quelli relativi a emorroidi e stitichezza, rimanere seduti in bagno più tempo del necessario in alcune circostanze è infine associato da alcune persone a possibili disagi e condizioni di stress.

Non c’è niente di male nel portarsi dietro lo smartphone anche in bagno per qualche minuto, ha detto al Washington Post Nir Eyal, esperto di comportamento e psicologia dei consumatori, che in passato si è occupato anche di abitudini indotte dalle aziende per trarre vantaggi competitivi e dei fenomeni di assuefazione associati alla tecnologia.

Diverso è il caso, fa l’esempio Eyal, di una persona che magari aveva in programma di passare del tempo con i figli, e invece è «rimasta in bagno per mezz’ora a fare scrolling su TikTok o Instagram». L’utilizzo dello smartphone in bagno per lunghi periodi di tempo potrebbe in questo caso essere il segnale di un qualche malessere. La maggior parte delle volte in cui gli smartphone sono una fonte di distrazione eccessiva lo diventano soprattutto «a causa di quello che sta accadendo in noi», ha detto Eyal, citando fattori come la noia, la solitudine, la stanchezza e l’ansia. E vietare a sé stessi di utilizzare lo smartphone in bagno, se non si affrontano quei problemi, probabilmente servirebbe a poco.