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  • Mercoledì 2 febbraio 2022

Sette cose sull’“Ulisse” di James Joyce

Che uscì il 2 febbraio del 1922, cento anni fa, ed è considerato uno dei romanzi più innovativi del Novecento

James Joyce in una foto scattata da Berenice Abbott nel 1928 (Spencer Platt/ Getty Images)
James Joyce in una foto scattata da Berenice Abbott nel 1928 (Spencer Platt/ Getty Images)

Il 2 febbraio del 1922, cento anni fa, venne pubblicato a Parigi l’Ulisse di James Joyce, uno dei romanzi più importanti del Novecento e uno dei capolavori della letteratura modernista in lingua inglese. L’opera più significativa di Joyce, che nacque a Dublino e visse in varie parti d’Europa, tra cui Trieste e Roma, uscì nel giorno del suo quarantesimo compleanno. Un secolo dopo la sua pubblicazione è ancora considerato un romanzo piuttosto complesso ed enigmatico, tra i più difficili da portare a termine: nonostante questo a detta di molti è tra i migliori romanzi in lingua inglese mai scritti e tra quelli che hanno più influito sulla letteratura inglese a inizio Novecento.

Cos’è l’Ulisse e perché si chiama così
L’Ulisse (Ulysses) è composto da diciotto capitoli e racconta il girovagare per Dublino del protagonista Leopold Bloom, un ebreo di mezza età di origine ungherese, tradito dalla moglie Molly, che a sua volta pensa di tradire. Ciascuno dei capitoli è scritto con una tecnica diversa per raccontare un particolare momento della giornata di Bloom ed è intitolato come un personaggio dell’Odissea, il poema epico attribuito a Omero che parla del ritorno a casa di Ulisse dopo la guerra di Troia: il romanzo infatti stabilisce una serie di parallelismi tra i personaggi principali e le vicende raccontate nei canti del poema.

Oltre a Bloom e a Molly, che sono dei corrispettivi moderni di Ulisse e di Penelope, sua moglie, l’altro personaggio centrale nella trama è Stephen Dedalus, l’alter ego letterario di Joyce, nonché il protagonista del suo romanzo semi-autobiografico del 1916 Ritratto dell’artista da giovane (A Portrait of the Artist as a Young Man). Nell’Ulisse, Dedalus rappresenta Telemaco, il figlio di Ulisse e Penelope, pur non essendo figlio né di Leopold né di Molly Bloom: ha un rapporto difficile con la madre, appena morta, e lamenta l’assenza del padre.

Catherine, duchessa di Cambridge, sfoglia una prima edizione dell’Ulisse di James Joyce durante una visita in Irlanda, nel 2020 (Phil Noble – WPA Pool/ Getty Images)

Le accuse di oscenità e la censura
Joyce cominciò a scrivere l’Ulisse nel 1914, durante la Prima guerra mondiale, in un periodo in cui non viveva a Dublino da tempo, e aveva abitato prima a Trieste e poi a Zurigo. La sua pubblicazione fu piuttosto complicata e accompagnata da censure, copie sequestrate e a volte anche bruciate.

Dal marzo del 1918 al dicembre del 1920, uscì a puntate sulla rivista letteraria americana The Little Review, dedicata all’arte e alla letteratura sperimentale internazionale, finché alcuni riferimenti e allusioni ad atti sessuali furono accusati di oscenità e pornografia. Per questo nel 1921 la pubblicazione del libro negli Stati Uniti fu al centro di una causa legale che mise in grosse difficoltà economiche le editrici della rivista, Margaret Anderson e Jane Heap, e che si concluse con la messa al bando dell’opera. Negli Stati Uniti fu vietato stampare e importare l’Ulisse fino al 1933, quando un tribunale stabilì infine che non era pornografico né osceno.

Anche in Regno Unito il libro andò incontro a veti e censure. Qui nel 1919 stava uscendo a puntate su un’altra rivista, la londinese Egoist, che fu costretta a sospendere le pubblicazioni dopo la vicenda statunitense. Per cercare di pubblicare l’opera nel frattempo Joyce si era rivolto ad alcuni editori inglesi, tra cui la Hogarth Press di Leonard e Virginia Woolf, ma senza successo. La prima edizione dell’Ulisse venne infine stampata nel febbraio del 1922 a Parigi, dove Joyce si trasferì alcuni mesi dopo. Fu merito di Sylvia Beach, la fondatrice della leggendaria libreria Shakespeare and Company, frequentata da artisti e romanzieri come Ernest Hemingway e Francis Scott Fitzgerald e considerata un punto di riferimento della vita culturale parigina degli anni Venti. Beach pubblicò la prima edizione in mille copie, di cui cento autografate dall’autore.

Nell’ottobre successivo Egoist Press, nata dalla già citata rivista, fece stampare duemila copie sempre in Francia per evitare problemi legali e le importò in Regno Unito; 500 di queste, destinate al mercato statunitense, vennero sequestrate alla dogana e bruciate. Intanto anche il governo britannico si espresse contro il libro, che venne vietato fino al 1936, quando uscì la prima edizione stampata nel paese, quella della Bodley Head.

In Irlanda, il paese in cui Joyce era nato, l’Ulisse non fu mai vietato ufficialmente: non perché il paese fosse particolarmente liberale ma perché il romanzo non riuscì mai ad arrivare nelle librerie e non attirò l’attenzione dei censori. Qui uscì per la prima volta negli anni Sessanta.

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Anche la prima edizione italiana dell’Ulisse risale a questo periodo: fu pubblicata nel 1960 da Mondadori, nella collana della Medusa, diretta da Vittorini. La traduzione – indicata con la dicitura «Unica traduzione integrale autorizzata» – fu estremamente complessa e curata da Giulio De Angelis con la decennale collaborazione degli studiosi Glauco Cambon, Carlo Izzo e Giorgio Melchiori. Più di recente, sono state pubblicate altre traduzioni: quella di Enrico Terrinoni e Carlo Bigazzi per Newton Compton, nel 2012, quella di Gianni Celati, nel 2013 per Einaudi, quella di Mario Biondi per La nave di Teseo nel 2020 e quella di Alessandro Ceni per Feltrinelli nel 2021.

La prima edizione italiana dell’“Ulisse”, Mondadori, 1960

È ambientato in un giorno solo, e non è un giorno a caso
L’Ulisse inizia alle 8 del mattino del 16 giugno del 1904 e segue le vicende di Bloom e dei vari personaggi per circa 24 ore. Il 16 giugno del 1904 è anche il giorno in cui Joyce ebbe il suo primo appuntamento con Nora Barnacle, la donna che nel 1930 divenne sua moglie, che ispirò il personaggio di Molly Bloom e che fu destinataria di una serie di lettere a sfondo erotico da parte dello scrittore.

Joyce e Barnacle si erano conosciuti per la prima volta a Dublino, chiacchierando fuori dall’albergo in cui lei lavorava come cameriera. Avevano fissato un primo appuntamento per il 14 giugno, ma lei non si presentò, e finirono per incontrarsi due giorni dopo. La grande attrazione fisica e la passione carnale tra Joyce e Barnacle si ritrovano nelle lettere che i due si scambiarono negli anni, una delle quali nel 2004 fu venduta all’asta per 240mila sterline, l’equivalente di circa 430mila euro di adesso.

Grazie all’Ulisse, il 16 giugno è una data famosa, che si festeggia sia a Dublino che in altre città in tutto il mondo nel cosiddetto “Bloomsday”: una giornata dedicata alla celebrazione del romanzo attraverso letture pubbliche, eventi e spettacoli. Durante il Bloomsday a Dublino molte persone si vestono con costumi d’inizio Novecento e si spostano per le vie della città ripercorrendo il vagabondare del protagonista mentre molti pub servono la «colazione alla Bloom», a base di salsicce, pudding e pancetta.

Il romanzo che ha inaugurato il modernismo
In una recensione uscita nel 1923 sulla rivista letteraria The Dial, il poeta inglese T. S. Eliot, che scrisse il celebre poemetto La terra desolata (The Waste Land), definì l’Ulisse «l’espressione più importante che i tempi presenti abbiano raggiunto» e un’opera «verso la quale siamo tutti debitori, da cui nessuno possa sottrarsi».

L’Ulisse infatti viene considerata una delle prime e più rappresentative opere del modernismo letterario, una corrente di forte rottura con il passato caratterizzata da una narrazione incentrata sul punto di vista soggettivo e sulla psicologia dei personaggi, ma anche e soprattutto da nuove tecniche narrative e modi di utilizzare il linguaggio, di cui Joyce faceva abbondante uso: giochi di parole, flashback, monologhi interiori e lo stream of consciousness, o flusso di coscienza. Quest’ultima è una tecnica che richiama il flusso naturale dei pensieri, che non vengono organizzati tramite collegamenti razionali e non seguono ordine cronologico, regole grammaticali o punteggiatura, ma circolano in maniera caotica e sconnessa: si sviluppano attraverso associazioni di idee e si interrompono improvvisamente oppure originano altri pensieri, senza soluzione di continuità.

Nello stesso anno dell’Ulisse furono pubblicati anche il romanzo sperimentale di Virginia Woolf La stanza di Jacob (Jacob’s Room),  La Terra desolata di Eliot, considerato a sua volta un capolavoro del modernismo, e altre opere particolarmente significative che impiegarono queste nuove tecniche, come La festa in giardino e altri racconti (The Garden Party and Other Stories) di Katherine Mansfield. Per questo, il 1922 è considerato l’“annus mirabilis” del modernismo: un momento “straordinario”, che inaugura un movimento letterario di grande sperimentazione, ispirato da enormi cambiamenti storici, sociali e culturali, da nuove forme artistiche e dallo studio della psicologia, tra le altre cose.

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Non piacque a Virginia Woolf, tra gli altri
Quasi tutte le autrici e gli autori modernisti si conoscevano personalmente, erano amici e si influenzavano a vicenda, seppur con qualche divergenza. Come abbiamo visto, Eliot apprezzò molto l’Ulisse, che però a Woolf, l’altra importante esponente del modernismo, non piacque proprio. In un secondo momento Woolf smorzò i toni delle sue critiche, ma inizialmente lo definì «dispersivo, oscuro e pretenzioso»; disse di riconoscere che aveva qualcosa di geniale, ma di non volersi neanche sforzare a capirne il significato.

Woolf non fu l’unica a non apprezzare l’Ulisse. Lo scrittore inglese D.H. Lawrence, conosciuto soprattutto per Donne innamorate e L’amante di Lady Chatterley, paragonò il lavoro di Joyce a uno stufato tipico della cucina spagnola, «goffo» e pieno di oscenità. Pare anche che dopo la pubblicazione dell’Ulisse Barnacle avesse consigliato al marito di scrivere «libri sensati», che la gente potesse capire. Anche i lettori di oggi sono in difficoltà: secondo gli utenti del social network Goodreads, dedicato ai libri e alla lettura, è il romanzo più difficile da finire in assoluto.

Un’edizione di Egoist Press del 1922 (Paul Hermans, Wikimedia Commons)

Errori che forse non lo erano
Secondo Jack Dalton, studioso esperto di Joyce, la prima edizione dell’Ulisse conteneva circa duemila refusi o errori di battitura, attribuiti in parte alla difficoltà di leggere i manoscritti di Joyce e in parte a sviste nella trascrizione. L’edizione pubblicata nel 1922 da Egoist Press conteneva otto pagine in cui erano indicati più di 200 errori di stampa che erano stati riscontrati nell’edizione pubblicata da Shakespeare and Company e che in questa erano stati corretti (entrambe infatti erano state stampate dallo stesso stampatore francese, Darentiere). In tutte le edizioni successive vennero corrette e segnalate alcune centinaia se non migliaia di refusi, a seconda dell’interpretazione delle fonti da cui era tratto il testo o di considerazioni più puntuali da parte degli editori.

In realtà, data la grande sperimentazione del linguaggio di Joyce, non è chiaro se alcuni fossero effettivamente errori o se fossero voluti e servissero a rendere ancora più complessa la lettura del libro. Joyce rivedette personalmente le bozze della prima edizione stampata e pubblicata in Inghilterra – quella di Bodley Head – ma spesso in altre edizioni si finì con l’aggiungere nuovi errori nel tentativo di correggere quelli delle edizioni precedenti, con qualche polemica.

Una pagina del manoscritto di “Ulisse”, dal capitolo dedicato a Circe (Wikimedia)

È citatissimo, a teatro e nel cinema ma non solo
Comprensibilmente, l’Ulisse è stato adattato numerosissime volte a teatro, sia in Europa che nel Regno Unito e negli Stati Uniti, e ha ispirato anche due film, usciti rispettivamente nel 1967 e nel 2003. Nel 1982, in occasione dei cento anni dalla nascita di Joyce, sulla radio irlandese RTÉ venne trasmesso un adattamento radiofonico dell’opera che durava quasi 30 ore, e nel 2012 uscì un nuovo adattamento di BBC4, narrato dall’attore irlandese Stephen Rea, candidato come migliore attore agli Oscar del 1993 per La moglie del soldato. Oggi, sta avendo una discreta popolarità anche su TikTok, dove alcuni utenti appassionati di libri lo stanno facendo tornare un po’ di moda.

Dall’Ulisse prendono ispirazione numerose canzoni, tra cui un brano musicale del compositore Luciano Berio, un pezzo del 1967 dei Jefferson Airplane (Rejoyce) e una traccia strumentale della band punk rock Minutemen del 1984, chiamata June 16th.

C’è poi la storia della cantautrice britannica Kate Bush, che negli anni Ottanta avrebbe voluto usare l’ultimo monologo di Molly Bloom in una canzone di cui aveva registrato una prima versione. Bush chiese il permesso di usare il testo alla società che gestiva il patrimonio e l’eredità di Joyce, ma non lo ottenne; la canzone uscì così con altre parole nel 1989, con il titolo The Sensual World. Nel gennaio del 2011, alla scadenza dei diritti d’autore sui lavori di Joyce (70 anni dopo la sua morte), Bush poté infine usare alcuni estratti del monologo e registrò di nuovo il brano, chiamandolo Flower Of The Mountain, citando la parte finale del monologo di Molly Bloom; lo si può ascoltare qui.

Oh e il mare
il mare qualche volta cremisi come il fuoco
e gli splendidi tramonti
e i fichi nei giardini dell’Alameda
sì e tutte quelle stradine curiose
e le case rosa e azzurre e gialle
e i roseti e i gelsomini e i geranii e i cactus
e Gibilterra da ragazza dov’ero un Fior di montagna
sì quando mi misi la rosa nei capelli
come facevano le ragazze andaluse
o ne porterò una rossa

e come mi baciò sotto il muro moresco
e io pensavo be’ lui ne vale un altro
e poi gli chiesi con gli occhi di chiedere ancora
sì allora mi chiese se io volevo
sì dire di sì
mio fior di montagna
e per prima cosa gli misi le braccia intorno
sì e me lo tirai addosso
in modo che mi potesse sentire il petto tutto profumato
sì e il suo cuore batteva come impazzito
e sì dissi
sì voglio

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