• Mondo
  • Venerdì 25 novembre 2022

La Russia vuole che nessuno parli in maniera positiva di omosessualità

Lo dice una legge appena approvata dalla camera bassa del parlamento russo, e che coinvolge tutto il settore della cultura

(AP Photo/Mikhail Metzel, File)
(AP Photo/Mikhail Metzel, File)

Giovedì la Duma, la camera bassa del parlamento russo, ha votato a favore di una legge in discussione da mesi, e che se dovesse essere approvata definitivamente vieterà a tutte le persone di parlare in modo positivo di omosessualità, matrimoni gay e altri temi legati all’esperienza delle persone LGBT+, o di trattarli come fossero “normali”. Si tratta dell’estensione di una legge del 2013 voluta dal presidente russo Vladimir Putin che vieta la cosiddetta “propaganda delle relazioni non tradizionali” verso i minori.

Il nuovo divieto riguarderà invece le persone di tutte le età e si estenderà quindi a nuovi mezzi come il cinema, i libri e i siti internet.

Per entrare in vigore, la nuova legge dovrà essere approvata anche dalla camera alta del parlamento russo, il consiglio della Federazione, e dovrà essere ratificata da Putin, ma non ci sono particolari dubbi sul fatto che succederà. La legge è stata presentata dalle autorità russe come un provvedimento per proteggere i giovani dalla «oscurità diffusa dagli Stati Uniti e dai paesi europei», come ha scritto su Telegram lo speaker della Duma, Vyacheslav Volodin.

In una sentenza del 2017 la Corte europea dei diritti umani aveva definito la legge russa del 2013 discriminatoria, omofoba e contraria alla Convenzione europea dei diritti umani.

Secondo il nuovo disegno di legge, le azioni che promuovono l’omosessualità – attraverso pubblicità, contenuti online e mezzi audiovisivi – verranno punite con sanzioni fino a 400mila di rubli (6300 euro circa). Per gli abitanti non russi che commettono questi reati potrà inoltre essere prevista l’espulsione dal paese. Nella legge si parla di sanzioni anche più onerose per il reato di promozione della “pedofilia”, un termine che nella legge russa era già stato usato impropriamente come sinonimo di “omosessualità”.

Chi si occupa di diritti LGBT+ in Russia sostiene che questa legge possa peggiorare molto le condizioni di vita delle persone che già sono costrette a nascondere il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere per non incorrere in violenze e ripercussioni legali. Con l’introduzione della nuova legge, le misure delle autorità russe potranno estendersi anche ad aree a cui prima non arrivavano perché non coinvolgono direttamente i minori: i siti internet che parlano di temi LGBT+ potranno essere bloccati, e libri e film censurati.

Alcuni politici russi avevano parlato di questa nuova legge in relazione alla guerra in Ucraina, sostenendo che faccia parte di una più ampia serie di sforzi della Russia in difesa dei valori civili tradizionali contro quelli liberali dei paesi occidentali. La propaganda delle autorità e della Chiesa ortodossa russe insistono da tempo sul fatto che l’attivismo per i diritti delle persone LGBT+ sia sintomo della “corruzione morale” dell’Occidente e che per questo vada arginata.

Un mese fa, durante la discussione sulla legge in parlamento, Alexander Khinshtein, il capo della commissione sull’Informazione del parlamento russo, dello stesso partito di Putin (Russia Unita), aveva mostrato ai suoi colleghi gli screenshot di alcuni cartoni animati occidentali come South Park e Peppa Pig: in quest’ultimo, che è rivolto a bambini in età prescolare, c’è un episodio – che aveva provocato richieste di censura anche in Italia – con un personaggio che racconta di avere due mamme. Sulla base di questi cartoni animati Khinshtein ha sostenuto che sia in corso una guerra contro la società russa e che la guerra in Ucraina non si stia combattendo solo sul campo di battaglia, ma anche «nelle menti e nelle anime delle persone».

Lo stesso Putin aveva parlato in modo simile, esprimendosi contro le famiglie omogenitoriali e mettendole in relazione all’Ucraina e all’Occidente, nel discorso con cui a fine settembre aveva ufficializzato l’annessione di quattro regioni ucraine, dopo aver organizzato in quei territori referendum farsa ritenuti illegali dalla comunità internazionale. E di nuovo aveva ribadito gli stessi concetti in un incontro pubblico a ottobre, quando aveva detto che «le élite occidentali pensano di poter iniettare nelle menti della loro gente, delle loro società, nuove tendenze strane, secondo me, come dozzine di generi e parate del Gay Pride».