I soldati ucraini sono entrati a Kherson

Lo hanno confermato fonti dell'esercito e ci sono testimonianze di festeggiamenti nella città ucraina: i russi dovrebbero aver completato il ritiro

Una bandiera ucraina lungo il fronte (Photo by Carl Court/Getty Images)
Una bandiera ucraina lungo il fronte (Photo by Carl Court/Getty Images)
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Le truppe ucraine sono entrate venerdì a Kherson, la città meridionale che era stata occupata dai russi nelle prime fasi della guerra e che la Russia aveva annunciato di voler abbandonare solo due giorni fa. A confermarlo è l’Agenzia di intelligence militare ucraina nel primo pomeriggio, in una nota ufficiale: «Kherson sta tornando sotto il controllo dell’Ucraina, l’esercito ucraino sta entrando in città». Nel tardo pomeriggio di venerdì il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha pubblicato un video su Telegram in cui ha detto: «Oggi è una giornata storica. Stiamo tornando a Kherson. Per il momento i nostri difensori si stanno avvicinando, ma le unità speciali sono già in città».

Già in mattinata diverse testimonianze, foto e video raccolti soprattutto sui social media, testimoniavano la liberazione della città dall’occupazione russa. Le immagini provenienti da Kherson mostravano bandiere ucraine al posto di quelle russe, e soldati ucraini accolti dalla popolazione locale.

Le notizie di venerdì sono state accolte con un certo stupore, perché si pensava che il ritiro russo avrebbe richiesto molto più tempo. L’ingresso delle truppe ucraine è invece stato rapido e non ha incontrato alcuna resistenza: si temeva che una parte dei soldati russi potesse ancora essere in città o nelle sue vicinanze, ma al momento non ne sono stati segnalati, come confermano alcune fonti militari ucraine.

Giovedì l’esercito ucraino aveva accolto l’annuncio russo del ritiro da Kherson con un certo scetticismo, giustificato dalle numerose bugie e false notizie diffuse dai funzionari russi nel corso della guerra in Ucraina. Si temeva che l’annunciato ripiegamento delle truppe russe sulla sponda orientale del Dnipro, quella più vicina alla Crimea, potesse essere una trappola e che una parte dei soldati russi potesse rimanere in città.

Già giovedì sera il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva incluso nella lista dei territori liberati anche alcune cittadine molto vicine a Kherson e venerdì mattina il ministero della Difesa russo ha annunciato che «l’operazione di riposizionamento» era stata conclusa e che «nessun soldato o nessun equipaggiamento» era stato lasciato indietro. Col passare delle ore sono poi arrivate le prime conferme che la ritirata si stava effettivamente realizzando, anche se non c’è ancora la sicurezza che tutti i soldati russi se ne siano andati.

Secondo diverse testimonianze pubblicate sui social dai soldati russi, sembra che la ritirata sia stata piuttosto caotica, con militari feriti abbandonati lungo la strada verso la sponda orientale del Dnipro. Ad alcuni sarebbe stato consigliato di vestirsi in abiti civili e di provare ad attraversare il fiume «in qualche modo». Queste informazioni, comunque, per il momento vanno prese con cautela.

Una cosa che ormai è certa è che il principale ponte sul fiume Dnipro, il ponte Antonivskiy, è stato distrutto, probabilmente fatto esplodere dalle truppe russe dopo la ritirata. Nelle ultime settimane lo stesso ponte era stato colpito diverse volte dall’artiglieria dell’esercito ucraino, che però si era premurato di non distruggerlo anche per non togliere una via di ritirata ai russi.

La riconquista di Kherson è strategicamente e simbolicamente molto importante per l’Ucraina, e dimostra ancora una volta le grandi difficoltà che sta avendo l’esercito russo. Putin poco più di un mese fa aveva sancito l’annessione di quattro province ucraine, fra cui quella di Kherson, annunciando che sarebbero rimaste «in modo perpetuo» territorio russo. Venerdì la stampa russa ha presentato la ritirata come una “manovra”, giustificandola con l’esigenza di proteggere le vite di soldati e civili.