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  • Mercoledì 2 novembre 2022

L’Etiopia e i separatisti del Tigrè hanno trovato un accordo per terminare la guerra

Ma questo è solo l'inizio del processo di pace, hanno fatto sapere i mediatori coinvolti nei negoziati

(AP Photo/ Ben Curtis, File)
(AP Photo/ Ben Curtis, File)
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Il governo etiope e i ribelli della regione settentrionale del Tigrè, opposti da quasi due anni in una guerra che ha causato decine di migliaia di morti e milioni di profughi, hanno trovato un accordo per cessare «in maniera permanente» il conflitto. Lo ha fatto sapere mercoledì l’ex presidente nigeriano Olusegun Obasanjo, uno dei mediatori designati ad assistere i negoziati di pace cominciati la settimana scorsa, specificando che questo momento «non è la fine del processo di pace, ma l’inizio».

I complessi negoziati tra le due parti erano cominciati lo scorso 25 ottobre in Sudafrica dopo diverse trattative segrete, con la mediazione degli Stati Uniti, e dopo che ad agosto era stata interrotta una tregua informale durata cinque mesi. Da allora i combattimenti erano ripresi e un’intensa offensiva delle forze governative, appoggiate dall’esercito eritreo, aveva portato il governo del primo ministro Abiy Ahmed a conquistare almeno tre città del Tigrè.

Obasanjo ha fatto sapere che l’accordo prevede il ripristino dell’invio di aiuti umanitari ai ribelli del Tigrè. Ha anche chiarito che l’applicazione degli accordi sarà osservata da una commissione dell’Unione Africana, l’organizzazione intergovernativa che comprende tutti i paesi del continente riconosciuti dalla comunità internazionale. Sia il consigliere per la sicurezza del primo ministro etiope, Redwan Hussien, che Getachew Reda, portavoce delle autorità regionali del Tigrè, hanno detto di sperare che entrambe le parti rispettino gli impegni presi.

Il conflitto in Etopia, che con oltre 115 milioni di abitanti è il secondo paese più popoloso dell’Africa (dietro la Nigeria), ha provocato una grave emergenza alimentare nella regione e destabilizzato l’intera area del Corno d’Africa, a pochi anni di distanza dalla storica pace fra Etiopia ed Eritrea.

La guerra iniziò nel novembre 2020, quando Abiy Ahmed, poco più di un anno dopo aver ricevuto il premio Nobel per la Pace, inviò l’esercito nella regione con l’intento di rimuovere le autorità locali del Fronte di Liberazione, accusate di aver messo in discussione la sua autorità e di aver attaccato alcune basi militari. Le radici del conflitto però sono più profonde.

L’attuale Fronte Popolare di Liberazione del Tigrè (TPLF), nella sua precedente espressione politica, aveva guidato per decenni la coalizione Fronte Rivoluzionario Democratico del Popolo Etiope, stabilmente al governo. L’etnia tigrina era dominante rispetto alla più numerosa oromo. L’ascesa politica di Abiy Ahmed, di etnia oromo, nonché la successiva pace con l’Eritrea, avevano marginalizzato il potere dei tigrini, isolandoli nella regione in cui continuavano a governare. L’amministrazione federale aveva accusato il TPLF di voler tentare di recuperare la supremazia perduta con la forza.

– Leggi anche: I complessi negoziati di pace per l’Etiopia