È finita la prima giornata di consultazioni

Si concluderanno domani - a meno di sorprese - con l'incarico a Giorgia Meloni: ma i contrasti dentro la destra potrebbero complicare le cose

(ANSA/ETTORE FERRARI)
(ANSA/ETTORE FERRARI)
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Si è conclusa al Quirinale la prima delle due giornate di consultazioni tra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e i rappresentanti dei partiti, prima di dare l’incarico per la formazione del governo. Come da programma, Mattarella ha incontrato prima i presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, e poi i capigruppo dei partiti in parlamento: le consultazioni si concluderanno venerdì mattina e al termine, a meno di sorprese eccezionali, Mattarella dovrebbe dare l’incarico a Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, il partito più votato alle ultime elezioni.

Dopo il colloquio con Mattarella, il leader dell’alleanza Azione-Italia Viva, Carlo Calenda, ha detto che farà opposizione «senza sconti». Giuseppe Conte, a capo della delegazione del Movimento 5 Stelle, ha confermato che il partito sarà all’opposizione ed è tornato più volte sull’argomento della guerra in Ucraina, citando spesso la manifestazione per la pace prevista per sabato. Conte ha inoltre espresso a Mattarella lo «sconcerto per i contrasti tra le forze di centrodestra che si accingono a formare un governo» e ha espresso «perplessità» per la scelta (per ora solo anticipata dai giornali) di affidare il ministero degli Esteri a un membro di Forza Italia, dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi di Silvio Berlusconi sull’Ucraina.

La prima giornata di consultazioni si è conclusa con la delegazione del Partito Democratico, guidata dal segretario dimissionario Enrico Letta. Al termine dell’incontro, Letta ha detto che il PD farà «un’opposizione rigorosa e ferma a partire dalle tre questioni che per noi sono principali: lavoro, diritti e ambiente». Commentando le dichiarazioni di Berlusconi, Letta ha poi aggiunto che il PD chiede «che il governo sia senza ambiguità sulla condanna alla Russia e sui comportamenti criminali di Putin e sul sostegno all’Ucraina».

Qui di seguito c’è il calendario delle consultazioni di domani, venerdì 21 ottobre.

Venerdì 21 ottobre
10:30 Gruppi Parlamentari “Fratelli d’Italia” del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati.
Gruppo Parlamentare “Lega Salvini Premier – Partito Sardo d’Azione” del Senato della Repubblica e Gruppo Parlamentare “Lega – Salvini Premier” della Camera dei Deputati.
Gruppo Parlamentare “Forza Italia Berlusconi Presidente” del Senato della Repubblica e Gruppo Parlamentare “Forza Italia Berlusconi Presidente – P.P.E.” della Camera dei deputati.
Gruppo Parlamentare “Civici d’Italia – Noi Moderati (UDC – Coraggio Italia – Noi con l’Italia – Italia al Centro) – MAIE” del Senato della Repubblica.
Componente “Noi Moderati (Noi con l’Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro) – MAIE” del Gruppo Misto della Camera dei deputati.

– Leggi anche: La nuova maggioranza ha già fatto diverse proposte antiabortiste

Ci sono ancora parecchie incognite, soprattutto alla luce di quanto successo negli ultimi giorni nella coalizione di destra per via di alcune dichiarazioni di Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia. Tra martedì e mercoledì LaPresse ha pubblicato alcune registrazioni fatte durante una riunione organizzata da Forza Italia alla Camera in occasione dell’elezione dei capigruppo, in cui Berlusconi dice di aver «riallacciato» i rapporti con Putin e attribuisce al presidente ucraino Volodymyr Zelensky la responsabilità dell’inizio della guerra in Ucraina.

Queste ultime dichiarazioni sono state criticate molto duramente da Giorgia Meloni mercoledì sera, dato che sono del tutto contrarie al posizionamento tenuto finora dal governo italiano, e a quello che vorrebbe adottare Meloni una volta al governo. In un comunicato Meloni ha scritto che «l’Italia è a pieno titolo, e a testa alta, parte dell’Europa e dell’Alleanza atlantica. Chi non fosse d’accordo con questo caposaldo non potrà far parte del governo, a costo di non fare il governo». Meloni non ha citato direttamente Berlusconi ma è chiaro che il messaggio fosse rivolto a lui.

Nei giorni scorsi c’erano già stati alcuni scontri tra Meloni e Berlusconi, che sembravano essere rientrati: Berlusconi si era lamentato di «veti» contro l’ingresso nel governo di alcuni dirigenti di Forza Italia. Secondo i retroscena politici Berlusconi si riferiva alla senatrice Licia Ronzulli, sua strettissima collaboratrice, per la quale sembra che Berlusconi avesse chiesto un ministero: si era parlato del ministero della Salute o del Turismo. Le tensioni tra Berlusconi e Meloni erano diventate pubbliche dopo la pubblicazione della foto di un biglietto scritto da Berlusconi che conteneva accuse molto pesanti nei confronti di Meloni, descritta come «una con cui non si può andare d’accordo», dal comportamento «prepotente, arrogante, offensivo».

Anche per via delle tensioni dentro la coalizione di destra non è detto che al termine della consultazioni la formazione del governo si svolga rapidamente.

Mattarella ha iniziato ad ascoltare le proposte dei leader di partito, per valutare se ci sia una maggioranza solida che possa ottenere la fiducia del parlamento. Alla fine delle consultazioni affiderà a una persona l’incarico di formare il governo, di solito «con riserva»: vuol dire che il presidente del Consiglio incaricato dovrà fare un’ultima verifica della possibilità di formare un governo e poi tornare al Quirinale e «sciogliere la riserva». Quest’ultima verifica potrà avere a che fare con eventuali indicazioni o criticità espresse da Mattarella durante le consultazioni riguardo alle nomine in alcuni ministeri.

Nel 2014, per esempio, l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano bloccò la nomina del magistrato Nicola Gratteri da parte di Matteo Renzi, che alla fine nominò Andrea Orlando. Un altro più recente caso fu nel 2018, quando il presidente incaricato Giuseppe Conte propose per il ministero dell’Economia l’economista Paolo Savona: Mattarella pose un veto, sostenendo che Savona  fosse «sostenitore di una linea, più volte manifestata, che potrebbe provocare, probabilmente, o, addirittura, inevitabilmente, la fuoriuscita dell’Italia dall’euro».

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