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  • Lunedì 10 ottobre 2022

Il gravissimo bombardamento russo in Ucraina

Sono state colpite Kiev e numerose città in tutto il paese, come ritorsione per l’esplosione sul ponte in Crimea

Un operatore medico cammina di fianco a un'auto in fiamme dopo il bombardamento a Kiev (AP Photo/Roman Hrytsyna)
Un operatore medico cammina di fianco a un'auto in fiamme dopo il bombardamento a Kiev (AP Photo/Roman Hrytsyna)
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A partire dalle 8:30 di lunedì (le 7:30 in Italia) la Russia ha bombardato un’area centrale di Kiev, la capitale dell’Ucraina, e numerose altre città con decine di missili che hanno colpito obiettivi civili. Il presidente russo Vladimir Putin ha parlato esplicitamente dei bombardamenti come di una vendetta per l’esplosione che sabato 8 ottobre ha seriamente danneggiato il ponte che collega la Russia alla Crimea, che per i russi aveva una grandissima importanza strategica nel conflitto e veniva usato per il rifornimento dell’esercito russo impegnato nell’invasione del sud dell’Ucraina.

Oltre che a Kiev, lunedì mattina sono state segnalate esplosioni in diverse città del paese, tra cui Dnipro, Leopoli, Kharkiv e Zaporizhzhia. Secondo il più importante generale dell’esercito ucraino, Valeriy Zaluzhny, lunedì mattina la Russia avrebbe lanciato in tutto 75 missili contro l’Ucraina, che sarebbe riuscita ad abbatterne 41 con il suo sistema di difesa aereo: è un’affermazione credibile, visto il numero di città bombardate, ma che al momento non si può confermare con una fonte indipendente da quelle ucraine. Kiev non veniva bombardata da diversi mesi, dopo gli attacchi nelle prime settimane della guerra.

Attenzione, alcune delle seguenti immagini sono forti

Secondo il servizio di emergenza ucraino sono state uccise almeno 11 persone e altre 64 sono state ferite: anche queste sono informazioni parziali e ancora difficili da verificare. Le organizzazioni umanitarie che fanno soccorso sul posto, che normalmente aiutano a verificare queste stime in modo imparziale, non si sono espresse al riguardo o non hanno potuto: la Croce Rossa e il Consiglio norvegese per i rifugiati, per esempio, hanno detto di aver sospeso per oggi le attività di soccorso in Ucraina, per ragioni di sicurezza.

Le esplosioni sono state segnalate in una zona non distante dal centro di Kiev, una di queste vicino a una sede universitaria nei pressi del parco Taras Shevchenko, in un momento in cui le strade erano trafficate con molte persone che stavano andando al lavoro. I video condivisi sui social network hanno mostrato alte colonne di fumo sulla città, strade devastate e vari edifici distrutti o parzialmente distrutti.

Un corrispondente di BBC News era in diretta da Kiev mentre è avvenuto il bombardamento. Nel video si sentono il rumore di avvicinamento dei missili e in seguito almeno un’esplosione, prima dell’interruzione del collegamento.

In un video girato dal centro di Kiev, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto che l’obiettivo degli attacchi russi è quello di causare più danni possibili ai civili, e che per questo starebbero deliberatamente mirando alle forniture di energia e a luoghi con molte persone. «Vogliono panico e caos. Vogliono distruggere il nostro sistema energetico», ha detto (il video è in ucraino ma ne è stata pubblicata una traduzione sul canale Telegram di Zelensky). Zelensky ha chiesto agli ucraini di restare nei rifugi per tutta la giornata.

Il primo ministro ucraino Denys Shmyhal ha detto che ci sono danni ad almeno undici infrastrutture energetiche in otto diverse regioni. In diverse zone del paese sono state segnalate interruzioni della luce, dell’acqua e delle comunicazioni. In casi come questo spesso non vengono date informazioni precise su cosa sia stato colpito: farlo significherebbe per l’Ucraina dare indizi potenzialmente importanti all’esercito russo su dove rivolgere i prossimi attacchi, per renderli più efficaci.

D’altra parte le istituzioni ucraine hanno anche la necessità di comunicare eventuali interruzioni dei servizi alla popolazione. Alcuni amministratori locali hanno chiesto alle persone di usare meno elettricità possibile, mentre sono in funzione le infrastrutture di emergenza e si lavora per ripristinare la normale attività. A Leopoli per esempio non vanno i semafori, i tram non circolano e non c’è acqua calda.

Alcune ore dopo i bombardamenti di lunedì mattina, Putin ha parlato al Consiglio nazionale di sicurezza, un organo che riunisce i suoi principali ministri e consiglieri militari, e ha confermato che i missili sono stati lanciati appositamente contro le infrastrutture energetiche e di comunicazione dell’Ucraina, anche se non ha parlato dei molti che hanno raggiunto obiettivi civili. Ha detto che con l’attacco al ponte tra Crimea e Russia l’Ucraina si è messa «sullo stesso piano delle formazioni terroristiche internazionali» e ha minacciato rappresaglie ancora maggiori se dovessero esserci altri attacchi a quello che Putin considera territorio russo.

Già domenica sera Putin aveva definito l’attacco al ponte «un atto di terrorismo», organizzato per «distruggere un’infrastruttura civile essenziale per la Russia». Aveva poi aggiunto che gli autori dell’attacco fanno parte dei servizi segreti ucraini, senza fornire ulteriori informazioni o una ricostruzione più accurata dell’esplosione, che ha danneggiato parte di una carreggiata del ponte.

Il governo ucraino non ha rivendicato espressamente l’attacco, pur mostrando una certa soddisfazione per l’esito. Un consigliere di Zelensky ha respinto le accuse di Putin e riferendosi alla Russia ha detto che «c’è solo uno stato terrorista» e che «il mondo intero sa quale sia».

Dopo l’esplosione al ponte di sabato ci si attendevano nuovi intensi attacchi da parte della Russia in segno di rappresaglia. Prima di Kiev, i bombardamenti si erano concentrati nell’area di Zaporizhzhia, dove nella notte tra domenica e lunedì alcuni missili hanno raggiunto il centro cittadino distruggendo alcuni edifici civili. Nella giornata di domenica altri attacchi avevano causato grandi danni alla città e la morte di almeno 14 persone, con decine di feriti gravi, compresi 11 bambini secondo il governo ucraino.

Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, stretto alleato di Putin, ha fatto sapere in mattinata che la Bielorussia ha iniziato due giorni fa (il giorno dell’esplosione nel ponte di Crimea) a mettere insieme truppe del suo esercito con altre di quello russo, che saranno schierate al confine occidentale del paese (quello con la Polonia e quindi con l’Unione Europea).

Non ha specificato i motivi di questa decisione, ma ha detto che la NATO vorrebbe «trascinare la Bielorussia nella guerra» e che starebbe considerando di attaccarla: sono dichiarazioni prive di fondamento. Finora la Russia ha usato il territorio alleato della Bielorussia per la sua invasione dell’Ucraina da nord, ma dalle informazioni disponibili non sembra che truppe bielorusse abbiano mai preso direttamente parte alla guerra.

L’Unione Europea da parte sua ha già annunciato ampio supporto all’Ucraina nella resistenza agli attacchi russi: l’Alto rappresentante per gli Affari esteri dell’Unione Europea, Josep Borrell, ha scritto su Twitter che «è in arrivo ulteriore supporto militare». Nel frattempo la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, si è recata simbolicamente al confine tra Russia ed Estonia (e quindi tra Russia e Unione Europea), da dove ha pubblicato un video di solidarietà all’Ucraina con la prima ministra estone Kaja Kallas.

In queste ore Zelensky ha detto di aver parlato con diversi leader internazionali per chiedere supporto al suo paese: tra questi c’è anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz, con cui è stata concordata una riunione straordinaria del G7 (il gruppo intergovernativo composto dai 7 stati economicamente più avanzati al mondo, di cui la Germania è attualmente presidente di turno) in cui interverrà lo stesso presidente ucraino. Il G7 straordinario dovrebbe tenersi in videoconferenza già domani, martedì 11 ottobre, alle 14 italiane.