L’app che vuole diventare il social network dei concerti

Dice sta cambiando il modo in cui si vendono i biglietti e si scoprono gli eventi, quelli enormi come quelli di nicchia

(EPA/JOSE COELHO)
(EPA/JOSE COELHO)
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Da quando è stata creata, nel 2014, l’app Dice si è imposta come uno dei servizi più apprezzati da chi va ai concerti. Essenzialmente è una delle piattaforme più usate per acquistare biglietti dematerializzati, cioè che vengono custoditi nell’app senza essere stampati, ma negli ultimi anni è diventata molto altro: un modo per tenere d’occhio la programmazione dei live nei locali e delle serate nei club, un’efficace forma di promozione per festival e band, un servizio per rivendere velocemente i biglietti o inviarli agli amici, una piattaforma che consiglia alle persone quale concerto andare a vedere sulla base dei gusti musicali. Di fatto sono bastati pochi anni per trasformarla in un social network, con i suoi vantaggi e i suoi rischi.

Dice fu fondata a Londra nel 2014 da Phil Hutcheon, già responsabile dell’etichetta australiana Modular Recordings. Dopo la pubblicazione nel Regno Unito, l’app è stata introdotta negli Stati Uniti, in Francia, Spagna e infine nel 2019 anche in Italia. Nel 2021 ha raccolto finanziamenti per 122 milioni di dollari. Si può considerare mobile first, o meglio ancora mobile only, perché tutte le operazioni vengono gestite attraverso lo smartphone.

Nella schermata iniziale si trovano i concerti o gli spettacoli suggeriti da un algoritmo e basati sulla posizione della persona. Il biglietto si può acquistare con pochissimi passaggi e al termine del pagamento viene inviato attraverso un codice QR che si può attivare soltanto due ore prima dell’inizio del concerto. Questo accorgimento consente di escludere il cosiddetto secondary ticketing, il mercato dei biglietti acquistati in gran quantità da agenzie o singoli che li rivendono su circuiti non ufficiali a prezzi maggiorati. Il secondary ticketing, essenzialmente un’evoluzione del bagarinaggio, è un problema rilevante soprattutto per i grandi eventi, mai risolto dai rivenditori ufficiali che finora non hanno trovato soluzioni valide per limitare le speculazioni.

Tra le altre cose, l’attivazione del biglietto soltanto due ore prima fa sì che di fatto fino a quella scadenza lo si possa rivendere solo sull’app, senza rincari o farraginosi cambi di nominativo, alle persone che si mettono in lista di attesa in caso di esaurimento dei biglietti per un evento. Gestendo tutti i passaggi all’interno dell’app, non è possibile gonfiare i prezzi dei biglietti sul mercato secondario.

– Leggi anche: I nuovi biglietti contro il bagarinaggio online

Dice è arrivata sul mercato italiano inizialmente a Milano attraverso accordi con Radar Concerti, un’agenzia di promozione indipendente non legata ai grandi gruppi dell’industria musicale, con festival come il MIAMI e con locali come i Magazzini Generali. In poco tempo sono stati coinvolti anche altri festival come il Club to Club di Torino e a livello internazionale il Primavera Sound di Barcellona, frequentato da migliaia di italiani, che ha contribuito in modo rilevante alla popolarità dell’app.

Nonostante i due anni di restrizioni dovute alla pandemia, Dice è cresciuta e ora è anche a Roma, Bologna, Napoli, Genova e in altre città più piccole. «Paradossalmente la pandemia ci ha consentito di iniziare molte conversazioni con nuovi festival e locali e non appena i concerti sono ripartiti ci siamo fatti trovare pronti», spiega Marta Fantin, responsabile della direzione musica di Dice Italia. Nel 2019 i dipendenti erano 4, oggi sono 20.

La crescita, incentivata dal significativo numero di concerti organizzati negli ultimi mesi per recuperare parte degli appuntamenti annullati a causa delle restrizioni, è stata notevole in generale per tutte le agenzie che si occupano di organizzare concerti. Live Nation Entertaiment, la multinazionale americana leader mondiale dell’organizzazione di eventi dal vivo, che possiede Ticketmaster, il più grande servizio di vendita dei biglietti, ha segnalato un aumento nelle vendite del 36 per cento nel primo trimestre del 2022 rispetto allo stesso periodo del 2019, che era stato il più proficuo di sempre. TicketOne, la leader italiana del settore, nello stesso periodo ha incrementato le vendite del 67 per cento.

Appassionati di musica in attesa di un concerto al Primavera Sound di Barcellona (David Zorrakino/Contacto via ZUMA Press)

Una delle caratteristiche particolari e per certi versi rischiose dell’app è l’introduzione di un algoritmo che suggerisce alle persone quali concerti sono in programma sulla base dei gusti musicali. Funziona grazie a un collegamento tra Dice e i servizi di streaming musicale come Spotify o Apple Music: l’algoritmo elabora i dati degli ascolti, degli artisti preferiti e del genere di musica più ascoltato per proporre concerti in evidenza sulla schermata iniziale oppure attraverso le notifiche. L’utilizzo degli algoritmi per suggerire i concerti non è nuovo, ma finora era stato utilizzato da piattaforme meno popolari rispetto a Dice e con un ruolo meno centrale nell’uso dell’app.

Di fatto, Dice ha esteso anche alla vendita dei biglietti la personalizzazione dei consigli e la classificazione dei contenuti già dominante nei servizi di streaming musicale. Le conseguenze delle raccomandazioni algoritmiche sulla popolarità di artisti e generi musicali sono ancora poco esplorate, ma è ormai chiaro che questi strumenti influenzino in modo determinante le scelte, i gusti di milioni di persone, e in definitiva la cultura popolare.

L’algoritmo di Dice sfrutta i dati dei servizi di streaming, a loro volta elaborati da algoritmi progettati per far sì che l’ascoltatore sia trattenuto in una “bolla“ di musica del genere o dei generi che ama di più. Funzioni come il riascolto della musica preferita o le cosiddette “radio artista”, che suggeriscono canzoni simili a quelle degli artisti più ascoltati, fanno sì che sia molto più complicato scoprire nuove canzoni o generi. In passato, invece, le persone erano esposte prevalentemente alla musica che sentivano attorno a loro, consigliata da amici o parenti, programmata dalle radio o scoperta nei negozi di dischi. Niente di tutto ciò è scomparso, ma l’influenza degli algoritmi è ormai direttamente o indirettamente estesa a quasi tutti i modi in cui la musica viene prodotta e diffusa.

– Leggi anche: Il rigetto della musica in streaming

È ancora troppo presto per capire se ed eventualmente in che modo Dice, come i servizi di streaming musicale, contribuirà all’appiattimento e alla standardizzazione dei gusti delle persone che vanno ai concerti. Al momento in Italia sembra che questo rischio sia limitato in parte da un’offerta ancora selezionata e circoscritta, e in parte dal lavoro della divisione italiana che ha un ruolo centrale nella scelta degli organizzatori di concerti con cui stringere accordi e nella promozione dei singoli concerti sull’app.

Per esempio, nella schermata iniziale non è raro vedere promossi concerti in locali piccoli, anche a ingresso gratuito. «Grazie all’intervento sull’algoritmo i piccoli eventi di qualità hanno la stessa potenziale visibilità di concerti in locali molto grandi», spiega Fantin. «Nelle altre piattaforme si trovano i quattro colossi e niente di più. Un altro vantaggio consiste nella promozione sul mercato globale: nella newsletter francese di Dice si possono sponsorizzare festival italiani e viceversa: in questo modo si possono scoprire musica ed eventi nuovi. Per noi la cosa più importante è far uscire di più le persone» (lo slogan dell’app è “Let’s get people out more”).

Durante la pandemia Dice ha promosso anche in Italia molti eventi in streaming. In questo modo le persone non hanno perso i contatti con la comunità costruita all’interno dell’app. Con la fine delle restrizioni, le interazioni sono ovviamente aumentate: come nei social network, è possibile trovare persone che hanno comprato biglietti per lo stesso concerto o a cui interessa lo stesso genere. Con gli amici o follower si condividono gli eventi salvati e le preferenze musicali. Anche in questo caso è ancora presto per capire se Dice alimenterà le modalità spesso performative che portano i social network a influenzare le interazioni tra le persone e i comportamenti collettivi.

Dice però ha riempito una sorta di vuoto nei social network. A lungo infatti è stata Facebook la principale piattaforma per la promozione e la presentazione degli eventi, musicali e non. Con il declino di popolarità di Facebook registrato negli ultimi anni, il posto in cui scoprire e programmare concerti e serate è diventato principalmente Instagram, che però ha funzionalità più limitate per quanto riguarda la calendarizzazione degli eventi, che invece sono al centro dell’esperienza d’uso di Dice. Per molti versi, Dice sta facendo quello che aveva fatto negli scorsi anni Resident Advisor, una rivista musicale online inglese che a partire dal 2008 iniziò anche a vendere i biglietti ed è oggi la più importante piattaforma per festival, concerti e serate di musica elettronica.

Nei prossimi mesi, oltre ai concerti saranno promossi su Dice molti più appuntamenti come film e rassegne cinematografiche, mostre, spettacoli nei teatri. In alcuni festival musicali ci sarà un palco chiamato Dice, con una programmazione musicale curata dalla divisione italiana, come accade in molti festival europei. Sono previsti investimenti promozionali su artisti italiani emergenti, per dare loro l’opportunità di esibirsi anche all’estero. L’app entrerà così in molti altri settori del mercato musicale.

«Cerchiamo di sfruttare tutti i cambiamenti che stanno avvenendo nel mondo della musica», dice Laura Marchesi, account director di Dice Italia. «Oltre a essere tecnologicamente innovativi continueremo a sviluppare le relazioni con locali e festival, aiutarli a organizzare i concerti nel modo migliore, per cercare di dare un servizio eccellente alle persone che vanno ai concerti».