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  • Venerdì 30 settembre 2022

Come sta la Florida dopo uno degli uragani più forti del decennio

Secondo stime non ufficiali sono morte più di dieci persone e alcune cittadine della costa orientale sono in gran parte distrutte

La strada che porta a Sanibel Island, Florida, danneggiata dall'uragano Ian, il 29 settembre 2022 (AP Photo/Wilfredo Lee, LaPresse)
La strada che porta a Sanibel Island, Florida, danneggiata dall'uragano Ian, il 29 settembre 2022 (AP Photo/Wilfredo Lee, LaPresse)
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Non c’è ancora un conteggio complessivo e ufficiale delle persone morte in Florida a causa dell’uragano Ian, ma secondo le stime dei giornali locali come il Miami Herald e il Tampa Bay Times sarebbero almeno 12. Circa 2,6 milioni di abitazioni e attività commerciali sono rimaste senza corrente elettrica, e in molte manca l’acqua potabile. La tempesta ha divelto strade, sradicato alberi e distrutto le vetrine di negozi e ristoranti. Secondo i primi resoconti sui danni, l’entità della distruzione causata da Ian è sconvolgente anche per gli abitanti della Florida che in passato hanno affrontato diversi altri uragani.

Ian è uno degli uragani più forti che abbiano colpito gli Stati Uniti negli ultimi dieci anni. Mercoledì è arrivato nel sud-ovest della Florida, dalla costa affacciata sul golfo del Messico, come uragano di categoria 4 (il livello massimo è 5, anche detto «disastroso»). Ha attraversato lo stato americano spostandosi verso est, e nel suo percorso nell’entroterra è stato gradualmente abbassato alla categoria 1. Giovedì sera è tornato a spostarsi sull’oceano Atlantico e ha ripreso forza, e secondo le previsioni venerdì arriverà dal mare in South Carolina.

In Florida la località più danneggiata è Fort Myers Beach, una cittadina di 7mila abitanti costruita su un’isola costiera nel golfo del Messico e popolare come meta di turismo. Giovedì Jared Moskowitz, ex capo del sistema di emergenza dello stato, ha volato sulla zona e osservandola dall’alto ha stimato che dovrà essere ricostruita «per l’80 per cento». «Alcune case sono state spazzate via, di certe restano solo pezzi di calcestruzzo», ha detto il governatore della Florida Ron DeSantis, secondo cui ci vorranno anni per riparare i danni dell’uragano, che ha definito «di dimensioni storiche».

Lungo la costa affacciata sul golfo del Messico i venti dell’uragano hanno distrutto parte di due ponti che collegavano la terraferma a due isole, per cui i soccorsi per le persone non evacuate sono dovuti arrivare dal mare e per via aerea. I danni maggiori comunque sono stati causati dalle inondazioni, più che dai venti, come succede sempre con gli uragani.

Anche la zona di Orlando, più vicina alla costa orientale, è stata molto danneggiata, ma in misure diverse. Disney ha annunciato che il suo famoso parco divertimenti Disney World non ha subito grandi danni e comincerà a riaprire venerdì.

È normale che non si sappia ancora con esattezza quante persone siano morte a causa dell’uragano, perché i soccorritori non hanno ancora finito di controllare i quartieri più devastati casa per casa. Potrebbero volerci giorni per avere un dato definitivo. E come sempre c’è il rischio di «morti indirette», quelle che avvengono dopo il passaggio di un uragano, quando le persone cercano di riparare i danni alle proprie case, ad esempio tagliando gli alberi abbattutisi sulle linee elettriche, o lavorando sui tetti o attorno agli impianti elettrici senza aspettare interventi di esperti.

Rispetto ad altri posti del mondo, la Florida è molto abituata ai disastri naturali, per questo già da giovedì scenari di distruzione si mescolavano a scene di normalità, ha raccontato il New York Times. Giovedì pomeriggio nel centro di Fort Myers, la città di 83mila abitanti nell’entroterra di fronte all’isola di Fort Myers Beach, c’erano numerosi ristoranti aperti e pieni di persone in cerca di qualcosa di caldo da mangiare, mentre le strade intorno erano ancora ostruite dai detriti provenienti dall’esondazione del vicino fiume Caloosahatchee.

Tra le persone che hanno parlato con il New York Times c’è Diane Dorsey, una donna di 57 anni che nel 2019 si era trasferita nella città dal più settentrionale Maryland in vista dell’avvicinarsi della pensione, senza immaginare quanto potesse essere distruttivo un uragano nella pratica. Quando le acque del fiume sono arrivate davanti e dietro casa sua, Dorsey ha ordinato alla figlia di prendere gli album di foto di famiglia e andare al piano di sopra: sono state fortunate perché la casa non è stata particolarmente danneggiata, ma l’esperienza ha messo in discussione la scelta di vivere nel sud-ovest della Florida.

La regione era stata duramente colpita dall’uragano Charley del 2004, ma negli anni successivi molte persone si erano trasferite in quella zona perché lo stato praticamente non impone tasse. «Però accidenti», ha commentato Dorsey. «Preferisco la neve», ha aggiunto sua figlia Angel.

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Settembre è da sempre il mese degli uragani in Florida e secondo gli scienziati non è detto che il cambiamento climatico abbia un’influenza sul loro numero. Tuttavia li ha resi più potenti, aumentando le temperature medie delle acque dell’oceano.

Gli uragani infatti si formano quando negli oceani si creano aree in cui la pressione atmosferica è inferiore rispetto a quella circostante e la temperatura dell’acqua è superiore ai 26 °C. In queste condizioni si crea un grande vortice che spinge verso l’alto l’aria umida, che a un certo punto condensa, causando piogge. Maggiore è la temperatura dell’oceano, più intenso è il fenomeno e infatti dal 1980, quando si cominciò a osservare gli uragani con i satelliti, il numero di uragani di categoria 4 e 5 è aumentato.

L’aumento delle temperature atmosferiche invece fa sì che gli uragani causino maggiori quantità di pioggia, perché quando l’aria è più calda trattiene più acqua.