Sassi famosi

Per l'incoronazione di Carlo III ne verrà portato uno molto importante dalla Scozia a Londra, ma nel mondo ci sono diverse rocce a cui diamo significati speciali

Una replica della pietra dell'Incoronazione vicino al palazzo di Scone, in Scozia (Wikimedia Commons)
Una replica della pietra dell'Incoronazione vicino al palazzo di Scone, in Scozia (Wikimedia Commons)
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L’organizzazione che si occupa della tutela del patrimonio storico della Scozia (Historic Environment Scotland, HES) ha confermato che in occasione dell’incoronazione di re Carlo III, successore della regina Elisabetta II del Regno Unito, verrà riportata a Londra la cosiddetta “pietra di Scone”. Considerata un simbolo locale, questa pietra fu usata per secoli durante l’incoronazione dei re di Scozia, prima che la corona scozzese venisse unita con quella inglese: si trova a Edimburgo da più di 25 anni, ma sarà di nuovo incastonata nel trono sul quale prossimamente sarà incoronato Carlo III, lo stesso sul quale fu incoronata Elisabetta II nel 1953.

Conosciuta anche come pietra dell’Incoronazione o pietra del Destino, questo grosso sasso è solo uno tra le molte rocce al centro di storie e consuetudini che riguardano leggende popolari, credenze religiose ed eventi storici significativi.

Pietra di Scone, Regno Unito
La pietra dell’Incoronazione è lunga circa 66 centimetri, larga 42 e spessa 27; è fatta di pietra arenaria e pesa più o meno 150 chili. Ha una forma che ricorda vagamente quella di un cuscino, come peraltro suggerisce un’antica leggenda celtica, ed è decorata solo con una croce latina incisa in maniera grossolana su uno dei lati. È anche dotata di due anelli di ferro che servono per trasportarla più facilmente.

Prende il nome dall’abbazia della città di Scone, dove si trovava originariamente, una quarantina di chilometri a nord della capitale Edimburgo, vicino a Perth. Secondo la tradizione fu portata lì da Kenneth MacAlpin, che visse tra l’810 e l’858, fu re dei Pitti ed è considerato il primo re di Scozia. Con l’invasione della Scozia da parte degli Inglesi, nel 1296, Edoardo I d’Inghilterra si impossessò della pietra e la fece incastonare in un trono che fu usato per tutte le successive incoronazioni dei sovrani della Gran Bretagna e del Regno Unito nell’abbazia di Westminster, a Londra.

Nel 1603, alla morte senza eredi di Elisabetta I, il trono passò al re di Scozia Giacomo VI, che divenne Giacomo I d’Inghilterra: il fatto che Giacomo I fosse stato incoronato sul trono britannico con la pietra di Scone fu visto dagli scozzesi come un simbolo che la corona era tornata a governare su un territorio che le era sempre appartenuto.

Il trono dell’incoronazione di Edoardo VIII con la pietra del Destino fotografato nel 1936 (AP Photo)

La pietra fu restituita alla Scozia solo nel novembre del 1996, 700 anni dopo essere stata presa dagli inglesi e a quattro secoli dalla fusione delle due corone. Il giorno di Natale del 1950 era stata rubata dall’abbazia di Westminster da quattro nazionalisti che la volevano riportare in Scozia: fu ritrovata nell’aprile dell’anno successivo sull’altare dell’abbazia di Arbroath, una cinquantina di chilometri a est di Perth, e poi riportata a Londra. Attualmente la pietra è conservata nel castello di Edimburgo. Nel novembre del 2020 la prima ministra scozzese Nicola Sturgeon aveva annunciato l’intenzione di riportarla nuovamente a Perth.

Non si sa ancora quando si terrà la cerimonia di incoronazione ufficiale di Carlo III, che è diventato re subito dopo la morte di Elisabetta II, avvenuta l’8 settembre, ed è stato proclamato con una cerimonia formale due giorni dopo. Ci si aspetta però che sarà incoronato nel 2023, sia per far passare il periodo di lutto dalla morte della sovrana più longeva della storia del Regno Unito, sia perché la cerimonia – che si prevede sarà solenne e grandiosa – possa essere organizzata nei minimi dettagli. La pietra comunque dovrebbe essere solo “prestata” per poi ritornare in Scozia dopo l’incoronazione di Carlo III.

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La Blarney Stone, Irlanda
Questa lastra di roccia calcarea fa parte della torre del castello di Blarney, che risale alla metà del Quattrocento e si trova poco fuori Cork, nel sud-ovest dell’Irlanda. Secondo la leggenda, chiunque dia un bacio alla lastra otterrebbe “the Gift of the Gab”, il dono dell’eloquenza. Il problema è che farlo è un po’ complicato, visto che per riuscire a baciarla bisogna sdraiarsi a pancia in su, chinare il capo all’indietro e reggersi a due sbarre di metallo (preferibilmente facendosi aiutare da qualcuno) per evitare di cadere dai 29 metri di altezza alla quale è posizionata.

Si dice che tra le persone che nella loro vita hanno baciato la pietra ci siano l’ex primo ministro britannico Winston Churchill, il cantante dei Rolling Stones Mick Jagger e l’attore Eddie Redmayne, premio Oscar nel 2015 per il film La teoria del tutto.

La roccia di Plymouth, Stati Uniti
Uno degli altri sassi molto conosciuti è la roccia di Plymouth (Plymouth rock), la pietra che indica il punto della costa dell’attuale Massachusetts in cui nel 1620 sbarcò la nave Mayflower, dove i primi padri pellegrini fondarono la loro prima colonia in Nord America. Prima del 1741 non esistono documenti che si riferiscono esplicitamente alla roccia come punto di arrivo dei padri pellegrini, ma ancora oggi è considerata uno dei simboli più importanti dello stato e uno dei più noti degli Stati Uniti.

Secondo alcune stime, in origine questa roccia doveva pesare più di 9 tonnellate: nel 1774 durante un tentativo di spostamento però si ruppe in vari frammenti, che furono rubati, venduti o comprati. Oggi quel che ne resta si può vedere in un monumento all’aperto costruito nella cittadina: sul grosso sasso è ben visibile la data 1620, che però fu incisa alla fine dell’Ottocento. Un altro pezzo del sasso è conservato su un piedistallo nella chiesa di Plymouth, nel quartiere di Brooklyn, a New York.

La Stele di Rosetta, Egitto
È probabilmente la lastra di pietra più celebre della storia: contiene le iscrizioni relative a un decreto emanato a Menfi nel 196 avanti Cristo in tre lingue – geroglifico, demotico e greco – ed è stata essenziale affinché gli archeologi potessero tradurre i geroglifici egizi e quindi fare luce su una delle civiltà antiche più misteriose e longeve del mondo.

La stele fu scoperta dall’archeologo francese Pierre-François Bouchard nel 1799 nella città egiziana di Rosetta, ma fu requisita dai britannici in seguito alla capitolazione di Alessandria, che nel 1801 mise fine alla campagna francese in Egitto. Anche lei faceva parte di una stele più grande: oggi nel suo punto più alto la stele di Rosetta supera di poco i 110 centimetri di altezza, è larga più di 75 ed è spessa 28. Pesa circa 760 chili e si può vedere al British Museum di Londra, dove è conservata dal 1802.

La Stele di Rosetta al British Museum (EPA/ Neil Hall, ANSA)

Le pietre della fame, Germania e Repubblica Ceca
Sono rocce che erano state incise sulla linea di galleggiamento dei fiumi con brevi scritte che indicavano il livello delle acque durante precedenti periodi di siccità, come monito per le generazioni future.

Quest’estate ne sono state trovate diverse soprattutto in Germania, nei fiumi Reno ed Elba, segnalando come l’attuale siccità abbia in alcuni casi raggiunto e superato quelle di centinaia di anni fa. L’Elba scorre per chilometri anche in Repubblica Ceca, dove all’altezza della città di Decin è stata trovata una pietra della fame con una scritta che probabilmente risale al Quindicesimo secolo e dice: «Se mi vedi, piangi».

– Leggi anche: Le cose riemerse dalle acque a causa della siccità in Europa

La Pietra Nera, Arabia Saudita
La Pietra Nera (“al-Hajar al-Aswad”) è un’antichissima reliquia conservata nella Ka’bah, il santuario a forma di cubo che si trova all’interno della Moschea della Mecca ed è l’edificio più sacro dell’Islam. Ogni anno circa due milioni e mezzo di fedeli visitano la Ka’bah in occasione dello hajj, il tradizionale pellegrinaggio alla Mecca.

Spesso la Pietra viene descritta come un blocco di lava, basalto o un meteorite. Secondo una tradizione islamica sarebbe caduta dal cielo per indicare ad Adamo ed Eva il posto in cui costruire un altare, che sarebbe diventato il primo tempio sulla Terra. Secondo un’altra interpretazione originariamente era bianca, ma nel tempo diventò nera a causa di tutti i peccati che, per così dire, assorbiva dai fedeli, che la toccavano o baciavano durante il pellegrinaggio. Anche questa pietra anticamente era molto più grossa: oggi ne restano vari frammenti che sono stati messi insieme e sono conservati in una cornice d’argento visibile sull’angolo orientale all’esterno della Ka’bah.

Un soldato vigila la Pietra Nera nel luglio del 2021 (AP Photo/ Amr Nabil)