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  • Domenica 11 settembre 2022

Quanto sostegno ha Liz Truss nel suo partito

È una domanda a cui è difficile dare una risposta, ma la nuova prima ministra britannica potrebbe avere diversi problemi con alcune delle correnti interne ai Conservatori

Liz Truss, a destra, e Rishi Sunak, l'ex ministro dell'Economia sconfitto alle votazioni interne al partito Conservatore (AP Photo/Kirsty Wigglesworth, File)
Liz Truss, a destra, e Rishi Sunak, l'ex ministro dell'Economia sconfitto alle votazioni interne al partito Conservatore (AP Photo/Kirsty Wigglesworth, File)
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Questa settimana Liz Truss si è formalmente insediata come nuova prima ministra del Regno Unito al posto di Boris Johnson, che aveva annunciato le dimissioni lo scorso luglio dopo molti scandali. Truss ha vinto le elezioni interne ai Conservatori, il suo partito, che negli ultimi mesi hanno mostrato di essere sempre più indeboliti, litigiosi e divisi in correnti. Proprio queste divisioni rischiano ora di rendere difficile la vita a Truss, che potrebbe avere diversi problemi nel raccogliere i consensi necessari a governare in maniera efficace.

La votazione che ha portato all’elezione di Truss si è svolta in due fasi: con la prima i soli parlamentari conservatori avevano escluso sei degli otto candidati originariamente selezionati per sostituire Johnson. Con la seconda gli oltre 170mila iscritti al partito hanno scelto chi tra Truss e l’ex ministro dell’Economia Rishi Sunak dovesse guidare il partito e diventare primo ministro (nel Regno Unito il leader del partito di maggioranza assume automaticamente l’incarico di primo ministro).

La vittoria di Truss è stata piuttosto risicata. Al termine della prima votazione aveva il sostegno di meno di un terzo di tutti i parlamentari conservatori: il 31 per cento contro il 38 che aveva sostenuto Sunak. Anche nella seconda votazione, quella riservata agli iscritti, Truss ha vinto con un margine meno ampio di quanto ci si aspettasse: il 57,4 per cento dei voti contro il 42,6 ottenuto da Sunak: il margine minore di sempre da quando si organizzano le votazioni tra gli iscritti del partito, cioè dal 2001.

Questi dati, e soprattutto il primo, fanno capire in modo molto chiaro come la maggioranza parlamentare che Truss ha ereditato da Johnson (357 seggi su 650) sia tutt’altro che granitica. Per poter prendere decisioni e attuare provvedimenti importanti Truss dovrà scontrarsi non solo con l’opposizione, ma anche con le correnti interne al suo stesso partito, che ora appare assai spaccato.

È un partito «quasi ingovernabile», ha detto al Financial Times un funzionario del governo, secondo cui non sarebbe implausibile pensare che queste stesse divisioni possano portare un giorno anche alle dimissioni di Truss, come successo in passato coi suoi predecessori Theresa May e Boris Johnson. Anche l’Economist ha alluso a questa possibilità: «Il partito che guida Truss è diventato insurrezionale».

Da sinistra Rishi Sunak, Liz Truss e suo marito Hugh O’Leary (Stefan Rousseau/Pool Photo via AP)

Secondo l’analisi del Financial Times, ci sono almeno tre gruppi di parlamentari all’interno del partito che potrebbero creare problemi a Truss.

Il primo è quello dei sostenitori di Rishi Sunak, il suo principale avversario sconfitto alle elezioni. Durante l’aggressiva ed estrema campagna elettorale con cui Sunak e Truss si sono affrontati, lui ha criticato più volte e molto duramente le proposte di lei: soprattutto quelle in ambito fiscale, tutte incentrate su tagli di tasse enormi e ritenuti insostenibili, a discapito di servizi sociali e politiche per l’ambiente.

Truss non ha offerto né a Sunak né ai suoi sostenitori alcun incarico di governo: ha assegnato alcuni dei ministeri più importanti ai suoi alleati più stretti, tra cui Therese Coffey come vice prima ministra e ministra della Sanità, Kwasi Kwarteng come ministro dell’Economia e Suella Braverman come ministra dell’Interno.

Rishi Sunak con alcuni dei suoi sostenitori (AP Photo/Kirsty Wigglesworth)

Il secondo gruppo di possibili oppositori interni a Truss è composto dai sostenitori dell’ex primo ministro Boris Johnson. Sono i parlamentari che non avrebbero voluto le sue dimissioni, quelli che lo scorso giugno gli avevano dato la fiducia in un voto interno al partito. In campagna elettorale Truss si è sforzata per attrarre i loro consensi e presentarsi come la candidata della «continuità» rispetto a Johnson, ma non è detto che la strategia funzionerà. Il Financial Times parla di notizie, per ora non confermate, di parlamentari sostenitori di Johnson già intenzionati a chiedere un voto di sfiducia su Truss.

– Leggi anche: Liz Truss vuole fare Margaret Thatcher

Un terzo gruppo potenzialmente problematico per la nuova prima ministra è quello degli oltre 100 deputati che il partito Conservatore era riuscito a eleggere nel 2019 in collegi fino a quel momento storicamente e tradizionalmente controllati dal partito Laburista. È un gruppo di parlamentari considerato ribelle e non facilmente gestibile: lo era stato per Boris Johnson, a cui alcuni di quei parlamentari avevano votato la sfiducia col cosiddetto «complotto della torta di maiale» (piatto tipico di una delle aree di provenienza di quei deputati), e secondo il Financial Times anche per Liz Truss potrebbe essere difficile guadagnare il loro sostegno. Lo scorso giugno si era saputo per esempio che almeno uno dei deputati di questo gruppo sembrava seriamente intenzionato a lasciare il partito.

È difficile prevedere in che modo potrebbero concretizzarsi le opposizioni interne alla prima ministra, ma qualcosa potrebbe già vedersi nei primi mesi di governo.