Come viene stabilito il prezzo del gas

E perché da ottobre sarà meno legato all'indice della borsa di Amsterdam che la settimana scorsa ha raggiunto nuovi record

(ANSA/Trans Adriatic Pipeline)
(ANSA/Trans Adriatic Pipeline)
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Dal primo ottobre cambierà il modo in cui viene stabilito il prezzo del gas naturale in gran parte delle bollette per i consumi domestici. È stato deciso a fine luglio dall’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (ARERA), l’ente statale che regola il funzionamento del mercato dell’energia, per cercare di garantire la continuità delle forniture e limitare l’impatto sulla vita delle persone dei grandi aumenti del prezzo del gas di questi mesi: il 26 agosto ha toccato i 343 euro per megawattora nel Title Transfer Facility (TTF), il principale mercato per gli scambi di gas; un anno fa era sei volte inferiore, con valori vicini ai 50 euro per megawattora.

La decisione dell’ARERA riguarda proprio il TTF e la sua rilevanza nelle spese per il gas per chi a casa ha un contratto nel regime di maggior tutela, cioè per chi non ha ancora sottoscritto una fornitura nel mercato libero, che esiste dal 2007 e prevede che le società che vendono gas ed elettricità possano proporre diversi tipi di offerte con tariffe variabili. Le tariffe del mercato tutelato, che salvo nuovi rinvii esisterà ancora fino al prossimo gennaio per il gas, sono stabilite dall’ARERA e attualmente riguardano circa 7,3 milioni di utenze domestiche, un po’ più di un terzo del totale.

Finora le tariffe sono state aggiornate ogni tre mesi in base alla domanda e all’offerta del mercato all’ingrosso, usando come riferimento proprio le quotazioni del TTF.

Il TTF è una piattaforma virtuale (e un indice) della borsa di Amsterdam, nei Paesi Bassi, in cui si vendono e acquistano gas e futures sul gas, cioè contratti per scambiare una certa quantità di gas in una data futura e a un prezzo prestabilito, che sono una forma di investimento.

Da quando a livello europeo è stato liberalizzato il settore dell’energia, esistono mercati di questo genere in tutte le borse, ma il TTF è il principale centro di scambi: è gestito dalla Intercontinental Exchange (ICE), una società americana che dal 2013 controlla anche la borsa di New York, e come ogni indice di borsa è influenzato dal contesto economico e politico mondiale oltre che dalla speculazione. In particolare oggi risente del timore che la Russia smetta di fornire gas naturale ai paesi europei per un lungo periodo.

Solo una parte del gas usato in Europa viene scambiato nel TTF, ma l’indice influenza i prezzi su cui si accordano direttamente le aziende produttrici e distributrici. La quota delle bollette che è determinata dal mercato TTF è quella che riguarda il gas come materia prima, dunque tolte le spese per il trasporto e la gestione e i cosiddetti oneri di sistema (la copertura dei costi di attività di interesse generale per il sistema gas, come la realizzazione di progetti di risparmio energetico) che peraltro nelle bollette dell’ultimo trimestre dell’anno saranno azzerati per il decreto legge “Aiuti bis”.

E il TTF non è rilevante per i soli contratti nel mercato tutelato, ma anche per quelli del mercato libero perché molti contratti di fornitura prevedono aggiornamenti all’indice o ai prezzi della maggiore tutela.

Anche l’Italia ha una sua borsa del gas con un suo indice: il PSV, che sta per “punto di scambio virtuale”. Ed è a questo indice che si rifarà l’ARERA da ottobre per stabilire i prezzi del mercato tutelato, che saranno aggiornati una volta al mese invece che trimestralmente. Questo cambiamento non avrà grosse conseguenze sul prezzo del gas nelle bollette ma nelle intenzioni di ARERA aiuterà ad affrontare la situazione grazie agli aggiornamenti più frequenti.

Infatti in caso di rilevanti cambiamenti dei prezzi sul mercato mondiale di mese in mese, il nuovo sistema permetterà di tenerne conto più tempestivamente rispetto all’aggiornamento ogni tre mesi. È un vantaggio soprattutto per le società che vendono il gas ai consumatori, che quindi non dovranno farlo in perdita e saranno più protette dal rischio di non poter fornire il gas ai propri clienti. E sarà un vantaggio anche per i consumatori stessi: non solo perché sarà più difficile che si vedano le forniture interrotte, ma anche perché se, come si sta discutendo, saranno introdotte nuove misure per contenere gli importi delle bollette a livello nazionale o europeo, la ripercussione sarà più immediata.

«L’intervento adottato, pur non potendo agire strutturalmente sugli eccezionali livelli dei prezzi di mercato, mira a rendere più sicure le forniture ai consumatori», ha spiegato ARERA. «Naturalmente a questi interventi è necessario affiancare iniziative nazionali e internazionali per ripristinare l’equilibrio tra domanda e offerta, come la riduzione della domanda su base volontaria e l’identificazione di meccanismi per la gestione di interventi in caso di emergenza».

Un limite massimo al prezzo del gas imposto dall’Unione Europea è la possibile misura più discussa, ultimamente molto citata anche nella campagna elettorale italiana. Alcuni partiti (Partito Democratico e Lega) hanno anche parlato della possibilità di introdurre un tetto nazionale, che però secondo alcuni esperti non è conveniente. Come ha spiegato a Domani Gilberto Dialuce, presidente di Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile:

In un mercato interconnesso, anche fisicamente, i tetti nazionali non si possono fare, anche immaginando di derogare alle regole europee della libera circolazione. Lo hanno potuto fare in Spagna, perché le connessioni energetiche della Spagna sono estremamente ridotte, l’Italia invece importa dalla Russia, con un gasdotto che passa da Ucraina, Repubblica Ceca e Austria, è collegata tramite la Svizzera al mercato francese e tedesco. Se per ipotesi imponessimo un tetto del gas, avremmo chi viene ad acquistare da noi a prezzo più basso per poi esportare.

È ancora difficile fare previsioni generali sulle conseguenze dell’aumento del prezzo del gas, che era già molto aumentato nel 2021 per l’influenza della pandemia nel contesto socio-economico mondiale e poi ha continuato a crescere a causa della guerra in Ucraina, delle successive restrizioni ai commerci con la Russia e alla sua decisione di limitare le forniture di gas ai paesi europei.

D’inverno, la stagione in cui si consuma più gas, l’andamento dipenderà tra le altre cose dalle temperature (se farà particolarmente freddo servirà significativamente più gas per gli impianti di riscaldamento) e dalla competizione con i paesi asiatici per accaparrarsi forniture di gas naturale liquefatto (GNL), oltre che dalle future decisioni politiche, a livello europeo e nazionale.

In vari paesi d’Europa, in particolare in Germania, si ragiona della possibilità di razionamenti delle forniture ad alcuni settori industriali, e di quali sarebbero quelli da sottoporre con priorità a tali misure. Per il momento in Italia non sono state prese decisioni del genere anche se molte aziende di fatto hanno scelto in autonomia di limitare la produzione per via dell’alto costo del gas.

Il mondo industriale in generale sta chiedendo, oltre all’introduzione di un tetto europeo al prezzo del gas, anche un piano sui possibili razionamenti di quest’inverno, per organizzare le attività produttive di conseguenza. Alcuni settori devono peraltro affrontare il problema che in questa situazione di incertezza i fornitori di energia esitano a rinnovare i contratti per i prossimi mesi.

Come ha sintetizzato Jack Sharples, ricercatore dell’Oxford Institute for Energy Studies, in un’analisi di inizio agosto, l’Europa passerà i prossimi due o tre mesi a prepararsi per un inverno in cui dovrà affrontare «l’equivalente di una camminata su una corda tesa tra due grattacieli: se le condizioni saranno positive, l’impresa è fattibile, per quanto stressante. Se no, l’Europa potrebbe essere attaccata da forti venti che preannunceranno prezzi del gas anche più alti di quelli dello scorso inverno».