Com’è cambiata la lingua francese dopo la pandemia

Le tendenze principali sono tre: il linguaggio si è medicalizzato, ha iniziato a nominare alcune questioni sociali e a esprimere le preoccupazioni legate all'ambiente

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Il blog di data journalism e factchecking di Le Monde, Les Décodeurs, ha studiato l’impatto della pandemia sulla lingua francese analizzando le 514 nuove parole inserite, a partire dal 2021, nei vocabolari Le Petit Robert e Le Petit Larousse, i due più diffusi nel paese. Sono state individuate tre tendenze principali.

1. Medicalizzazione
Le voci relative al campo della medicina sono triplicate e rappresentano oltre il 20 per cento delle 514 nuove parole riconosciute dalle edizioni Larousse e Robert. «Non avevo mai visto una tipologia di parole così sovrarappresentata», ha detto Carine Girac-Marinier, che dirige la sezione dizionari e enciclopedie di Larousse.

Nuove parole negli anni prima e dopo la pandemia divise per temi nei vocabolari Larousse e Le Robert (Le Monde)

La «medicalizzazione del linguaggio», come la chiama Le Monde, è avvenuta in tre tempi. Nella primavera del 2020 sono stati recuperati termini tecnici fino ad allora diffusi solo nel campo medico. Due esempi: “agueusie” (“ageusia”, perdita del gusto); “asymptomatique” (“asintomatico”). «Questo vocabolario specialistico è stato improvvisamente utilizzato da tutti», dice Carine Girac-Marinier.

Dopodiché c’è stata una fase di creatività lessicale, spiega Le Monde: sono state cioè introdotte parole per nominare condizioni che erano diventate parte della quotidianità (“déconfiner”, uscire dal lockdown; “vaccinodrome”, centro per le vaccinazioni), ma anche per nominare nuove questioni presenti nel dibattito politico proprio a partire dalla pandemia (“antivax”, “rassuriste” e “enfermiste”, per indicare chi, dopo l’inizio dell’emergenza sanitaria, era favorevole a minori o maggiori restrizioni).

Infine, nel 2022, le nuove parole hanno cominciato a descrivere una quotidianità in cui si usavano derivati di parole preesistenti (“écouvillonner”, prelievo con tampone; “covidé”, persona con il Covid-19; “vaccinateur”, persona abilitata a fare il vaccino). Géraldine Moinard, direttrice editoriale delle edizioni Robert, pensa che «il trend nelle novità legate al Covid-19 si stia un po’ esaurendo», ma Le Monde precisa che la sua intervista era precedente alla nuova ondata che si è diffusa in Francia e in tutta Europa.

La pandemia non ha influito solo sulla lingua francese, ma anche sulle lingue e sui dizionari di gran parte del mondo, Italia compresa, come risulta da diversi studi.

Nel Devoto-Oli, ad esempio, sono comparsi nuovi lemmi, come “passaporto vaccinale”, e molte di queste nuove parole sono anglicismi. Altri lemmi hanno invece avuto uno slittamento semantico: una parola esistente ha cioè assunto un nuovo significato in un campo tematico differente da quello nel quale veniva utilizzata. Per esempio “mascherina”, che prima veniva usata per riferirsi agli oggetti utilizzati nei travestimenti; “tamponare” prima utilizzato principalmente per parlare di incidenti automobilistici; “virale”, che dall’ambito della tecnologia è invece tornato al suo campo semantico originale, quello medico.

2. Nominare le questioni sociali
Nel cambiamento dei dizionari di lingua francese sono risultate significative parole che hanno a che fare con varie questioni sociali: “woke” e “wokisme”, ad esempio, che hanno dato molti problemi ai lessicografi. Come rendere conto di nozioni progressiste che indicano un atteggiamento consapevole delle ingiustizie sociali, ma che sono state recuperate dai discorsi dei conservatori per denunciarne il presunto eccesso?

– Leggi anche: Cosa si intende per “woke”

Le direttrici dei due dizionari francesi concordano nel dire che è stato molto complicato descrivere in modo sintetico la parola “woke”. Carine Girac-Marinier dice che la definizione iniziale di Larousse era peggiorativa: «Rileggendola, ci siamo detti che era sbagliato, perché ignorava l’origine della parola, che ha a che fare con il concetto di risveglio. Abbiamo voluto mostrare entrambe le parti: un significato proprio che è molto positivo e il suo uso nei media, che è dispregiativo». Robert si è limitato a definire “woke” come un anglicismo spesso peggiorativo, facendo dunque prevalere il principio d’uso della parola stessa.

“Woke” a parte ci sono altre nuove voci lessicali entrate nei dizionari francesi negli ultimi tre anni. Tra loro, dice Le Monde, hanno in comune il fatto di nominare alcune categorie normative dominanti e i loro effetti: “effetto Matilda”, indica il mancato riconoscimento delle donne nelle scienze, che da secoli porta ad attribuire i successi delle studiose ai colleghi maschi; “glottophobie” si riferisce alla discriminazione basata sugli accenti e se ne è occupato anche il parlamento; “invisibilisation”, negli ultimi tempi è stato utilizzato soprattutto per far riferimento alle donne “invisibilizzate” in certi ambiti.

Nei dizionari sono entrate anche parole che descrivono il superamento di queste e altre discriminazioni: “dégenrer”, nel senso di abolire le discriminazioni basate sul genere, o il pronome neutro “iel”.

– Leggi anche: Il principale dizionario francese ha introdotto la definizione di un pronome neutro

3. Ambiente
La terza e ultima tendenza della lingua francese riflette le diffuse preoccupazioni legate all’ambiente. Sono parole sovrarappresentate nei neologismi e che, nel loro insieme, mostrano un’ambivalenza, dice Carine Girac-Marinier: ci sono parole «che da un lato indicano i mali, e che dall’altro cercano di superarli».

All'”éco-anxiété”, l’ansia causata dalle minacce ambientali, o alla “plasticroûte”, crosta di frammenti di plastica che arrivano dal mare e si incrostano nelle rocce, corrispondono parole come “écogarde”, cioè una persona incaricata della gestione e della sorveglianza delle aree naturali e della conservazione della biodiversità, “biobanque”, una struttura che raccoglie in maniera organizzata materiale biologico, o “décarbonation”, decarbonizzazione.

Le preoccupazioni ambientali, dice Le Monde, si ripercuotono in molte aree che vanno dall’economia (“consommacteur”, cioè un consumatore che attraverso le sue scelte intende diventare attore del mercato) alla comunicazione (“verdissement d’image”, cioè “greenwashing“, insieme di pratiche che corrisponde a un ambientalismo solo di facciata).

Si sta sviluppando, infine, un’altra sottocategoria di parole legate all’ambiente, termini di attualità legati soprattutto alle crisi meteorologiche: “dômes de chaleur”, cioè bolle di calore, “îlots de chaleur urbains”, isole di calore urbano, “mégafeux”, megaincendi che devastano aree molto ampie. Queste espressioni potrebbero dare un’indicazione sulle tendenze future degli aggiornamenti dei dizionari: «Nei prossimi anni ci aspettiamo sempre più termini legati all’ondata di caldo», dice Carine Girac-Marinier.