• Mondo
  • Lunedì 27 giugno 2022

Le aziende statunitensi in sostegno del diritto all’aborto

Società come Disney, Netflix e Google pagheranno il viaggio alle lavoratrici che vogliano andare in uno stato dove è legale abortire

Una protesta davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti, a Washington D.C. (Nathan Howard/Getty Images)
Una protesta davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti, a Washington D.C. (Nathan Howard/Getty Images)
Caricamento player

Dopo la sentenza storica di venerdì con cui la Corte Suprema degli Stati Uniti ha deciso di eliminare la tutela federale al diritto all’aborto, molte aziende nel paese hanno annunciato una serie di azioni per sostenere economicamente le lavoratrici che vogliano praticare un’interruzione di gravidanza dove sarà ancora possibile farlo.

In seguito alla sentenza della Corte Suprema, l’aborto non è diventato illegale in tutti gli Stati Uniti: la questione è che non è più garantito dalla legge federale. Subito dopo la sentenza in 13 stati governati dai Repubblicani sono entrate in vigore leggi che lo vietano nella gran parte dei casi, e nei prossimi mesi potrebbe accadere lo stesso in una ventina di altri stati. Le nuove restrizioni comporteranno dunque enormi disparità nell’accesso all’interruzione di gravidanza da stato a stato, e milioni di donne saranno costrette a viaggiare anche centinaia di chilometri per poter abortire negli stati in cui il diritto di farlo sarà ancora tutelato.

Per questo aziende come Disney, Meta e Netflix, tra le altre, hanno fatto sapere che pagheranno le spese di viaggio e di alloggio per permettere alle proprie dipendenti di raggiungere uno stato dove sarà ancora possibile abortire, nel caso in cui in quello in cui vivono ci siano divieti e limitazioni.

– Leggi anche: Cosa succede ora negli Stati Uniti con l’aborto

Disney, tra le più grandi aziende al mondo nel settore dell’intrattenimento, ha detto che continuerà a sostenere le proprie lavoratrici che vogliano accedere all’aborto indipendentemente da dove vivono. Pur avendo sede in California, uno degli stati dove l’aborto è ancora garantito e tutelato, molte dipendenti risiedono e lavorano in Florida, dove si trova il più grande parco a tema della società e dove il governatore Repubblicano Ron DeSantis ha promosso una legge che renderà più difficile abortire per le donne, che dovrebbe entrare in vigore il primo luglio. Altre grandi aziende dell’intrattenimento che adotteranno misure simili a quella di Disney sono Netflix, Warner Bros. e Discovery.

Google ha annunciato invece che non solo aiuterà le proprie dipendenti a viaggiare per accedere all’interruzione di gravidanza negli stati dove sarà possibile praticarla, ma anche che permetterà loro di richiedere il trasferimento in un altro stato senza bisogno che diano una motivazione.

«Questo è un enorme cambiamento per il paese che colpisce profondamente tanti di noi, e soprattutto le donne. Ognuno potrà reagire come vorrà, che si tratti di volere spazio e tempo per pensare, parlare, fare azioni di volontariato al di fuori del lavoro, non volerne discutere affatto o fare altro. Per favore, siate consapevoli di ciò che i vostri colleghi possono provare e, come sempre, trattatevi l’un l’altro con rispetto», ha detto Google in una nota ai e alle dipendenti.

– Leggi anche: Le proteste per la sentenza sull’aborto

Un portavoce di Meta, la società che controlla Facebook e Instagram, ha detto che l’azienda offrirà rimborsi di viaggio alle proprie dipendenti che vogliano spostarsi per abortire, specificando che lo farà «nella misura consentita dalla legge». Al momento, infatti, la sentenza della Corte Suprema non vieta di spostarsi in un altro stato per abortire, ma non è detto che in futuro i singoli stati possano decidere di interpretarla in maniera più restrittiva.

Nonostante questo annuncio, negli ultimi giorni Meta è stata però fortemente criticata per la sua reazione alla decisione della Corte Suprema, a causa di una nota inviata venerdì ai propri dipendenti in cui ha detto loro di non discutere pubblicamente della sentenza sui social network e sul posto di lavoro, per non creare «un ambiente ostile» tra i lavoratori.

Tra le altre grandi aziende statunitensi che hanno annunciato misure per aiutare le proprie lavoratrici ad abortire, nel caso volessero farlo, ci sono Condé Nast, che pubblica tra le altre cose le riviste Vogue e Vanity Fair, il marchio di jeans Levi’s, le banche Goldman Sachs e JP Morgan e le società di noleggio con autista Uber e Lyft. Queste ultime hanno anche annunciato che copriranno le spese legali per gli autisti che vengano accusati di aver aiutato illegalmente una donna ad abortire portandola in una clinica: gli autisti, come i medici, sono già punibili in Texas e nei prossimi giorni potrebbero divenirlo anche in Oklahoma.

– Leggi anche: Come si arrivò alla sentenza “Roe v. Wade”