Chi guadagna su OnlyFans

Il sito in cui si condividono con gli abbonati foto e video, molto spesso porno, è diventato un lavoro per molte persone, anche in Italia

di Viola Stefanello

Alexia aveva 22 anni, una laurea triennale in Ingegneria e un tirocinio nel settore pagato appena 600 euro al mese quando, nel novembre 2020, decise di aprire un profilo da “creator” su OnlyFans. Da tempo, nelle storie per gli amici più stretti su Instagram, si divertiva a postare proprie fotografie in intimo, stando attenta a non violare i rigidi standard del social network che proibiscono i contenuti a sfondo sessuale, e penalizzano fortemente i profili che provano ad aggirare questo divieto.

Diverse persone le consigliarono di passare a OnlyFans, sito internet fondato nel 2016 che aveva attirato milioni di nuovi utenti in concomitanza con la pandemia per una caratteristica specifica: la possibilità di pubblicare contenuti sessualmente espliciti, non ammessi sulla maggior parte delle altre piattaforme social.

Nel dicembre 2019, il numero di persone che condividevano i propri contenuti su OnlyFans (i cosiddetti “creator”, per l’appunto) erano 100 mila. Un anno dopo erano diventati un milione: in mezzo c’erano stati i lockdown, che avevano costretto molti lavoratori e lavoratrici del sesso a spostarsi online, e un grosso scandalo che aveva coinvolto il più grande sito di pornografia al mondo, Pornhub. Ma soprattutto si era diffusa la percezione che in certi casi si potesse guadagnare bene con un profilo su OnlyFans, che nel frattempo era finito dentro a canzoni pop, articoli di giornale e meme.

Oggi le persone che pubblicano i propri contenuti sul sito sono un milione e mezzo, a fronte di 170 milioni di utenti registrati. Tra loro ci sono istruttori di fitness che condividono le proprie routine con gli iscritti, musicisti e persino giornalisti. Ma, nonostante l’azienda non condivida dati al riguardo, non è un segreto che la schiacciante maggioranza dei creator su OnlyFans pubblichino principalmente contenuti pornografici, più o meno espliciti, praticamente di qualsiasi tipo.

Iscriversi a OnlyFans in sé è gratis – anche se richiede l’inserimento dei dati di una carta di credito – ma per visualizzare i contenuti pubblicati dai propri creator preferiti è necessario, nella maggior parte dei casi, pagare un abbonamento mensile, che va da un minimo di 4,99 a un massimo di 49,99 dollari al mese. Inoltre, i creator possono decidere di vendere ulteriori contenuti esclusivi, più o meno personalizzati, in cambio di altri pagamenti una tantum. La piattaforma prevede che i creator possano far pagare lo scambio di messaggi privati con i propri iscritti – i “fan” – un massimo di 100 dollari ciascuno. I creator che hanno un profilo da meno di quattro mesi possono ricevere mance fino a 100 dollari. Dopo, il massimo sale a 200.

Nonostante i limiti imposti dalla piattaforma – che trattiene, inoltre, il 20% dei guadagni dei creator – sono tantissime le storie di persone che si sono arricchite grazie ad OnlyFans. L’azienda è notoriamente riservata sui soldi che guadagnano i suoi creator, ma a settembre 2021 una portavoce aveva detto al New York Times che oltre 300 creator – ovvero circa lo 0,03 per cento – avevano guadagnato oltre un milione di dollari grazie a OnlyFans.

In generale, i guadagni non sono equamente distribuiti: si stima che il 10% degli account più seguiti incassi il 73% di tutti i soldi guadagnati sul sito. Alexia (che ha scelto questo nome per dividere la propria identità personale da quella lavorativa) è una di loro: da quando ha aperto il suo profilo sulla piattaforma, un anno e mezzo fa, ha guadagnato oltre 204 mila dollari, circa 194 mila euro.

«All’inizio pubblicavo fotografie in intimo, senza sapere cos’altro fare, e non avevo molto successo, perché non è solo una questione di pubblicare contenuti: bisogna prima portare i fan sul tuo profilo dagli altri social network» spiega Alexia, che oggi si dedica ad OnlyFans a tempo pieno. «Col tempo ho capito come fare: creo TikTok o post su Instagram che parlano del mio profilo, lo sponsorizzo sugli altri social, e così ho visto i fan aumentare».

Benché l’azienda debba la propria fama ai contenuti espliciti pubblicati da modelle e sex worker, infatti, il modo principale per trovare i loro profili è arrivare su OnlyFans direttamente da un altro sito. Per questo normalmente le persone che vogliono attirare nuovi fan sul proprio profilo mantengono una presenza molto attiva sugli altri social network, soprattutto Instagram, pubblicando foto e video ammiccanti e invitando i follower a cliccare al “link in bio” per accedere ai contenuti più espliciti. Come ha scritto Charlotte Shane sul New York Times, «se apri un account OnlyFans ma non lo pubblicizzi mai, non importa se OnlyFans cresce da 100 milioni di utenti a 100 miliardi. Nessuno di loro ti troverà».

Essere già più o meno noti, almeno sui social, è quindi un requisito importante per ottenere dei buoni guadagni su OnlyFans. Non esistono classifiche ufficiali, e il sito comunica ai singoli creator soltanto una posizione percentuale rispetto a tutte le altre persone sulla piattaforma, che però non è mai ufficialmente ancorata a una posizione numerica. Ma tra le italiane più famose che hanno un proprio profilo ci sono le attrici pornografiche Malena, che a marzo aveva detto di guadagnare circa 10 mila euro al mese grazie alla piattaforma, e Valentina Nappi, che non ha reso pubblici i propri guadagni ma che su OnlyFans conta quasi 358 mila “mi piace”. Soprattutto negli Stati Uniti, negli ultimi due anni molte famose attrici porno hanno spostato la maggior parte del proprio lavoro su OnlyFans, in alcuni casi rivendicando la scelta di abbandonare un settore in cui erano poco tutelate in favore di uno spazio online in cui possono gestire da sé la produzione dei video e i guadagni.

Un’altra creator di OnlyFans italiana nota è la showgirl Antonella Mosetti, che ha raccontato di mantenersi grazie alla piattaforma, e hanno ottenuto molto successo anche l’influencer Naomi De Crescenzo, che ha recentemente sostenuto di «guadagnare più di un politico» con i suoi contenuti erotici, e la modella Martina Vismara, che ha detto di aver comprato una casa grazie ai soldi guadagnati sulla piattaforma.

Beatrice Segreti, nome d’arte di una creator seguitissima che rientra nello 0,3% dei profili più seguiti su OnlyFans a livello mondiale, si era iscritta alla piattaforma su richiesta dei propri follower dopo aver pubblicato per anni foto di nudo artistico scattate insieme al compagno su altri siti, tra cui Twitter, che permette questo genere di contenuti. Oggi i suoi guadagni oscillano tra i 20 e i 30 mila euro al mese, dice. Oltre ai contenuti disponibili per tutti gli abbonati – foto e video, ma anche dei podcast in cui racconta storie erotiche tratte dalla propria vita – una buona parte arriva attraverso la vendita di contenuti personalizzati in cui, ad esempio, indossa particolari vestiti che le vengono richiesti.

Per molti creator, il tempo investito è considerevole. «Sono sempre al telefono a lavorare, dalla mattina quando mi sveglio» racconta Beatrice Segreti. «Lavorare significa girare video, inviare contenuti personalizzati, passare tempo su Instagram e Twitter per cercare collaborazioni o pagine che ti sponsorizzino. Poi ci sono i servizi fotografici. Tra una cosa e l’altra saranno sei o sette ore di lavoro al giorno. Durante il giorno rispondo anche ai fan, mentre la sera passo un po’ di tempo a fare sex chat», cioè a scambiare messaggi erotici.

«Su Instagram mi arrivano diverse critiche: mi dicono che faccio soldi facili e dovrei vergognarmi, che sono sempre in giro a non fare niente, che non dovrei essere premiata così. La critica che circola di più è che avere OnlyFans non è un vero lavoro, e che chiunque ci stia è una puttana» continua. «Ma sono le stesse cose che si dicono di chiunque lavori su una piattaforma virtuale: si tende a pensare che chi fa lo youtuber, l’influencer o la sex worker non faccia niente, mentre in realtà c’è veramente tantissimo lavoro dietro».

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La giornalista statunitense Rebecca Jennings ha scritto su Vox che «i social media hanno costretto tutti, dalla persona più insignificante alle più grandi star del pianeta, a imparare a offrirsi per il consumo digitale. (…) Proprio come Instagram ha reso tutti fotografi e Twitter ha reso tutti giornalisti di opinione, il semplice atto di utilizzare i social media ha trasformato tutti noi in creator, spingendoci a cercare di fare soldi con quante più microtransazioni su quante più piattaforme possibili».

Così, continua Jennings, «se ciò che ami è presentare una versione idealizzata di te stesso su Internet e accumulare un pubblico di persone che amano guardarti, la differenza tra fare l’influencer e fare il sex worker è, probabilmente, solo una questione di sfumature. (…) Se il tuo sostentamento dipende dal compiacere un pubblico, ciò che una grande percentuale del tuo pubblico vorrà è vederti nudo».

È una lezione che ha imparato Paolo Patrizi, mountain biker che ha ottenuto una modesta notorietà per la sua partecipazione a programmi televisivi come Italia’s got talent e Bake off Italia. «Già nel 2017 avevo raccolto moltissimi fan che mi chiedevano di aprire un canale OnlyFans. Con il primo lockdown, non potendo uscire di casa, ho deciso finalmente di farlo», racconta.

Sul suo canale, che Patrizi raramente pubblicizza sul suo profilo Instagram da 12 mila follower, il trentatreenne ha cominciato pubblicando foto poco esplicite, ma con il tempo ha cominciato a postare anche nudi integrali. Ha circa settanta fan che lo pagano una decina di euro al mese. «Quello che ci tengo a ripetere è che per me non è un lavoro, è un arrotondamento con cui pago l’affitto», aggiunge. «Apro il profilo giusto un paio di volte alla settimana, per una ventina di minuti. Se volessi farlo diventare un lavoro vero, dovrei dedicarci molto più tempo».

Dato l’alto potenziale di guadagno, negli ultimi anni attorno a OnlyFans è nato un intero ecosistema di agenzie di marketing che gestiscono account per conto dei creator, pubblicando i loro contenuti e rispondendo ai messaggi dei fan facendo finta di essere loro. Per Alexia, però, il rapporto con i fan è importantissimo.

«Ogni tanto i miei fan mi raccontano di aver chattato per un po’ con un’altra creator e poi essersi resi conto che non era davvero lei a scrivere, per poi disiscriversi», racconta. «Invece con me parlano, capiscono che sono una ragazza normalissima, spesso mi chiedono quali sono i miei interessi e cosa faccio nella vita. Per me è importante che loro sappiano chi sono, con chi stanno parlando, chi li sta ascoltando». D’altronde, una delle differenze tra seguire una persona su OnlyFans e guardare un video porno su un sito gratuito è proprio la possibilità di instaurare un rapporto umano con i creator.

I fan più affezionati sono più propensi a pagare per ottenere contenuti personalizzati o addirittura a fare regali alle creator. Sia Alexia che la sorella Martina, che a sua volta guadagna circa cinquemila euro al mese con un profilo OnlyFans in cui non posta nudi, ma soltanto contenuti rivolti alla comunità fetish (cioè con indumenti sexy in cuoio o lattice), hanno raccontato di aver ricevuto in regalo degli iPhone dai propri fan.

In una serie di video su TikTok che hanno recentemente ottenuto molta attenzione, Alexia e Martina – che gestiscono un profilo comune sotto lo username @giotwins_ – sfoggiano i risultati economici che sono riuscite ad ottenere grazie a OnlyFans, facendo finta di usare banconote da 50 euro come ventagli e pubblicando video a bordo piscina in cui si lamentano con ironia di «quanto brutto è lavorare con OF».

Insieme, le due hanno recentemente presentato una “OnlyFans Academy” per aiutare le persone che stanno pensando di lasciare un lavoro da dipendenti che non le soddisfa per intraprendere questa strada. «Online si trovano quasi solo informazioni in inglese, ma il mercato statunitense è molto diverso da quello italiano. In America ci sono già moltissime ragazze, c’è molta più concorrenza, quindi anche a livello di marketing e branding ci sono strategie diverse da adottare», spiegano.

Anche con i giusti consigli, è difficile raggiungere i loro risultati: il mercato è già molto saturo, e il successo dipende da un insieme di fattori che vanno dalla fama pregressa al tempo che si è disposti a dedicare a questa attività, oltra all’aderenza a specifici canoni estetici e alla disponibilità a condividere con degli sconosciuti aspetti molto intimi di sé.

E poi ci sono i rischi del mestiere: se il lavoro sessuale online è tendenzialmente più sicuro di quello che avviene offline, questo non implica che le persone che lavorano su OnlyFans non siano esposte a diversi tipi di pericoli.

Il più evidente è lo stigma: anche per chi non ha un profilo in cui pubblica foto prettamente sessuali, il solo avere un canale su OnlyFans è ormai collegato all’idea di sex work, con tutti gli insulti e i pregiudizi collegati. Su Twitter, per esempio, è facile imbattersi in commenti virali che definiscono una “vergogna” che una persona che sta su OnlyFans faccia più soldi di un medico o un ingegnere.

Come spesso accade, questo stigma non è soltanto sociale: le persone che lavorano con il sesso da tempo chiedono il riconoscimento dei loro diritti lavorativi, ma in quasi tutti i Paesi del mondo ci sono leggi che limitano o vietano la vendita o l’acquisto di servizi sessuali ed è per loro difficile accedere a conti bancari, mutui e altre infrastrutture e servizi economici. Negli ultimi anni, questa criminalizzazione si è estesa a Internet, prima con due controverse leggi statunitensi sulla tratta a sfondo sessuale, il Fight Online Sex Trafficking Act e lo Stop Enabling Sex Traffickers Act (FOSTA/SESTA), poi con la pressione di gruppi conservatori anti-pornografia sulle società che gestiscono i pagamenti bancari.

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Lo stesso OnlyFans l’estate scorsa aveva temporaneamente annunciato che avrebbe cominciato a vietare la pubblicazione di contenuti sessualmente espliciti sulla piattaforma, salvo poi cambiare idea dopo molte proteste da parte dei propri creator. La piattaforma, comunque, è frequentemente accusata di discriminazioni nei confronti delle sex worker che lavorano anche offline: in un pezzo d’opinione per il Guardian, la lavoratrice del sesso e scrittrice Tilly Lawless spiegava che se svolgi servizi sessuali “completi”, anche legali, al di fuori di OnlyFans, il tuo account può essere chiuso e i tuoi guadagni sequestrati.

Le persone che lavorano con il sesso, anche soltanto online, vivono quindi in una particolare situazione di precarietà. Se al contempo hanno un altro lavoro, possono rischiare di perderlo, se invece lavorano soltanto online rischiano costantemente di essere espulse da spazi che sono loro necessari per guadagnarsi da vivere, che sia per una modifica degli standard della comunità o per una violazione, spesso non meglio definita, di standard già esistenti. Secondo Jennings «lavorare su una piattaforma digitale come sex worker significa che il tuo sostentamento è basato sulle decisioni di aziende che probabilmente non vogliono essere associate a te».

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«Quando OnlyFans voleva vietare i contenuti “not safe for work” [cioè sessualmente espliciti] per me è stato un grosso momento di ansia» ricorda Elettra Arazatah, escort italiana che lavora a Londra e che aveva aperto un profilo OnlyFans durante i lockdown per diversificare le proprie fonti di guadagno. «Pur non essendo la mia principale fonte di guadagno è qualcosa in cui ho investito tantissimo tempo ed energia, tra organizzare il profilo, conoscere altre persone nella comunità, trovare i ritmi di lavoro giusti, imparare come fare bene i video».

Ci sono poi i rischi specifici relativi al pubblicare proprio materiale intimo su Internet, dove è notoriamente difficile limitare la diffusione dei contenuti contro la propria volontà. I video possono essere registrati o salvati con appositi plugin e condivisi altrove, individualmente o in massa. A ciò si aggiunge la possibilità di subire stalking, molestie e ricatti da parte dei propri follower: un rischio a cui qualsiasi donna abbia un profilo attivo online va incontro, ma che nel caso di persone che si rendono disponibili all’interazione con i propri fan come parte del proprio lavoro è senz’altro maggiore.

«Secondo me, come sex worker dovremmo informare le ragazzine che iniziano con questi lavori senza sapere cosa stanno facendo, e che potrebbero infilarsi in situazioni pericolose senza supporto» dice Elettra. «Ci sono un sacco di ragazzine di diciotto anni che aprono un profilo su OnlyFans senza pensarci due volte, senza domandarsi che lavoro vogliono fare da grandi: se vuoi lavorare con i bambini, per esempio, è ancora un problema che si trovino tue foto nuda online. Sono tante le questioni di cui dovrebbero essere consapevoli, e da cui dovrebbero essere protette».

Alexia, a questo, ha avuto tempo di pensare. «Quando qualcuno apre un profilo OnlyFans deve mettere in conto tutto questo», dice. «Se vedi che c’è qualcuno che gioca al ribasso per comprare i tuoi contenuti a un prezzo minore, per esempio, sai che probabilmente vuole condividerli. Ci sono alcuni fan che sai che non penserebbero mai di condividere un tuo contenuto, perché sono affezionati a te e ci hai creato un rapporto di fiducia. Ma alcuni arrivano, vogliono le tue foto, chiedono sconti, e tu sai che devi stare attenta. Tra fare più soldi e vedere il tuo contenuto divulgato altrove, preferisco non fare quegli ottanta euro».