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  • Giovedì 9 giugno 2022

Eni ricomincerà a importare petrolio dal Venezuela

E così la spagnola Repsol, dopo due anni di interruzione per le sanzioni: secondo Bloomberg sono già pronte le prime navi

Un murale che raffigura pompe per l'estrazione del petrolio a Caracas, in Venezuela, il 21 maggio 2022 (AP Photo/Matias Delacroix)
Un murale che raffigura pompe per l'estrazione del petrolio a Caracas, in Venezuela, il 21 maggio 2022 (AP Photo/Matias Delacroix)
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Due aziende petrolifere europee torneranno a importare petrolio dal Venezuela, dopo quasi due anni che non lo facevano a causa delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti al paese sudamericano. La ripresa delle importazioni arriva dopo che a maggio l’amministrazione del presidente statunitense Joe Biden aveva deciso di alleggerire alcune delle sanzioni che erano state imposte al Venezuela a seguito di negoziati tra il governo e l’opposizione del paese, e soprattutto con l’obiettivo di ridurre la dipendenza energetica del resto del mondo dalla Russia, le cui esportazioni di petrolio sono state recentemente limitate dall’Unione Europea.

Le aziende europee che per il momento ricominceranno a importare petrolio venezuelano – dopo aver ricevuto un esplicito consenso dal dipartimento del Tesoro americano a fine maggio, aveva scoperto Reuters – sono l’italiana Eni e la spagnola Repsol. Varie persone informate sui piani di Eni hanno parlato in condizioni di anonimato con Bloomberg, che scrive che la società ha già preso accordi per ricevere il carico di due navi petrolifere nel corso di giugno. Dovrebbero trasportare un milione di barili di petrolio greggio diluito (anche chiamato con l’acronimo inglese DCO) estratti dalla cosiddetta Cintura dell’Orinoco, nel nord del Venezuela. Secondo una delle persone che hanno parlato con Bloomberg, per il momento Eni e Repsol possono importare al massimo due milioni di barili in totale.

Eni raffinerà il petrolio venezuelano – che è “petrolio pesante”, del tipo più costoso da lavorare e più dannoso per l’ambiente, e che viene diluito per essere trasportato – nelle sue raffinerie in Europa: ne ha tre in Italia e altre tre nel resto d’Europa, la cui proprietà è condivisa con altre aziende. Ogni giorno può lavorare 548mila barili di petrolio.

Fino al 2019 quasi il 10 per cento delle vendite di petrolio venezuelano era destinato all’Europa, ma tutte le importazioni erano state bloccate nel settembre del 2020. Di recente il Venezuela ha potuto riavviare la sua produzione di petrolio e oggi estrae quasi 2 milioni di barili al giorno: molto meno rispetto a cinque anni fa, ma comunque il 47 per cento in più rispetto all’anno scorso. Dato che il paese continua a essere in una situazione di grave crisi economica, la ripresa delle esportazioni ha una grande importanza per il Venezuela.

L’amministrazione Biden ha anche permesso a Chevron, la principale azienda petrolifera americana che ha ancora attività in Venezuela, di ridiscutere di possibili accordi economici con Petróleos de Venezuela (PDVSA), l’azienda petrolifera statale venezuelana.