• Konrad
  • Mercoledì 8 giugno 2022

Il Parlamento europeo ha approvato il divieto di vendere nuove automobili a benzina o diesel a partire dal 2035

La misura fa parte dell’ambizioso piano contro il cambiamento climatico definito “Fit for 55”

(EPA/JULIEN WARNAND)
(EPA/JULIEN WARNAND)
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Il Parlamento europeo ha approvato la proposta della Commissione europea che prevede il divieto per le case automobilistiche di produrre e vendere auto a benzina o diesel a partire dal 2035. Il Partito Popolare Europeo (PPE) aveva proposto un emendamento che prevedeva una “quota 90 per cento”, pensata per introdurre il divieto in modo graduale, e permettere quindi che il 10 per cento dei veicoli prodotti e venduti rimanessero a diesel o a benzina. L’emendamento, però, è stato respinto, e la proposta della Commissione è passata con 339 voti a favore e 249 contrari. Per diventare definitiva, nei prossimi mesi la misura dovrà essere negoziata col Consiglio dell’Unione Europea, l’organo in cui sono rappresentati i governi dei 27 paesi dell’Unione.

La misura fa parte dell’ambizioso piano contro il cambiamento climatico definito “Fit for 55” (“Pronti per il 55”), presentato dalla Commissione europea lo scorso luglio. Il piano si compone di tredici diverse iniziative politiche che nel complesso mirano a ridurre entro il 2030 le emissioni del 55 per cento rispetto ai livelli del 1990, e poi a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050.

L’elemento centrale del piano è un forte rilancio dell’Emissions Trading System (Sistema di scambio delle emissioni, ETS), che è stato creato nel 2004 e che, pur essendo tuttora uno dei più importanti mercati di emissioni del mondo (“cap and trade”), negli ultimi anni era stato in gran parte snobbato.

Semplificando molto, l’ETS ha posto un limite complessivo alle emissioni di circa 11 mila centrali energetiche e industrie in tutta Europa e ha creato un mercato per consentire a questi 11 mila enti di scambiarsi tra loro delle “quote” di emissioni, in modo che se un’industria inquina di più possa comprare quote da quelle che inquinano di meno, sempre all’interno del limite totale prestabilito, che si riduce di anno in anno.

L’ETS negli ultimi anni è stato in parte giudicato come un insuccesso, perché gli stati membri hanno approvato i loro mercati delle emissioni o perché hanno trovato il modo di diluirlo, ma la Commissione intende rilanciarlo ampliando il suo campo d’azione. Se attualmente sono soggette all’ETS soltanto 11 mila industrie e centrali energetiche particolarmente inquinanti, che producono circa il 40 per cento delle emissioni dell’Unione Europea, con il nuovo piano l’ETS coprirà praticamente la totalità delle emissioni dell’Unione, comprese quelle del settore dei trasporti e del riscaldamento delle abitazioni, che potrebbero dunque vedere un aumento dei prezzi.

L’altro elemento innovativo di “Fit for 55” è il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), un sistema che costringerà le aziende internazionali che operano in settori particolarmente inquinanti a pagare per le emissioni da loro prodotte se vogliono importare in Europa. I settori coinvolti saranno quelli dell’acciaio, del cemento, dell’alluminio e dei fertilizzanti. Nella pratica, il CBAM è un dazio imposto per proteggere le aziende europee gravate dai costi di forti requisiti ambientali dalla concorrenza sleale di aziende che operano in paesi dove i requisiti potrebbero essere più leggeri.

Entrambi i programmi, ETS e CBAM, non sono stati approvati nella forma corrente dal Parlamento Europeo e dovranno tornare all’esame delle commissioni competenti: si stima che un nuovo compromesso potrebbe essere trovato nelle prossime settimane.