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  • Martedì 7 giugno 2022

I tentativi diplomatici per sbloccare il grano ucraino

Il presunto accordo tra Russia e Turchia è l'ultimo di una lunga serie, ma per ora ci sono stati soltanto fallimenti

Un deposito di grano bombardato dai russi a Novovorontsovka, in Ucraina (John Moore/Getty Images)
Un deposito di grano bombardato dai russi a Novovorontsovka, in Ucraina (John Moore/Getty Images)
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Da alcune settimane vari paesi e organizzazioni internazionali stanno cercando di trovare soluzioni diplomatiche per distribuire il grano ucraino bloccato nei porti del Mar Nero dalla minaccia militare russa. La questione è una delle più complicate relative alla guerra in Ucraina, che è uno dei più grandi esportatori al mondo di grano e altri generi alimentari: se il blocco dei porti si prolungasse potrebbe rischiare di creare una grave crisi alimentare in tutto il mondo.

L’ultimo tentativo in questo senso è stato reso pubblico martedì, quando diversi giornali – soprattutto italiani – hanno scritto che la Russia avrebbe trovato un accordo con la Turchia per sbloccare il grano fermo nei porti ucraini: l’accordo prevederebbe l’impegno della Turchia per sminare le acque del Mar Nero e permettere la partenza delle navi cargo piene di grano bloccate nei porti ucraini, che poi la marina turca scorterebbe fino ad acque neutrali.

Il governo turco da settimane sta cercando di mediare per risolvere la questione, ma dell’accordo per ora non ci sono conferme né da parte delle autorità russe né da quelle ucraine. Soprattutto, anche a giudicare dalle indiscrezioni, l’accordo non pare per niente solido: come ha notato Bloomberg – uno dei pochi media internazionali a occuparsi della questione – il governo ucraino è molto scettico, anche perché per il momento l’Ucraina non è stata coinvolta direttamente nelle trattative con la Turchia e non ha ricevuto nessuna garanzia di sicurezza.

Attualmente, l’accordo tra Turchia e Russia sullo sblocco del grano non ha quasi nessuna speranza di riuscita.

Le acque intorno ai principali porti ucraini – e in particolare quello di Odessa, nell’Ucraina occidentale, dove transita la quasi totalità del grano prodotto nel paese – sono state in buona parte minate dall’esercito ucraino per impedire alle navi da guerra russe di condurre un’invasione. Il governo ucraino da giorni chiede che un eventuale accordo per sminare i porti sia sottoposto a una serie di garanzie: innanzitutto che la Russia non possa approfittare di un corridoio aperto nel Mar Nero per attaccare i porti ucraini, e poi che le Nazioni Unite si facciano garanti della loro sicurezza.

La Russia, finora, si è sempre rifiutata di garantire che non approfitterà dello sblocco dei porti per invadere Odessa e il resto della costa ucraina, rendendo così un accordo praticamente impossibile.

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I tentativi di mediazione da parte della Turchia sono solo gli ultimi di una lunga serie compiuta negli scorsi giorni dai governi di diversi paesi e dal segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres. Della questione avevano discusso un paio di settimane fa anche il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi e quello russo Vladimir Putin, in una telefonata che però non aveva portato a una soluzione.

Pochi giorni dopo Putin aveva parlato con il presidente francese Emmanuel Macron e con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, e sembrava che il colloquio avesse portato a qualche risultato: in realtà anche in quel caso le trattative si erano bloccate sul nascere. Il governo russo aveva infatti posto come condizione per sbloccare i porti ucraini che venissero revocate le sanzioni economiche imposte al paese, una richiesta inaccettabile per i paesi occidentali.

Un accordo al momento sembra difficile anche perché da giorni Russia e Ucraina si rinfacciano la colpa del blocco del grano e della crisi alimentare che potrebbe causare in tutto il mondo: in particolare la Russia è piuttosto impegnata a cercare di convincere vari paesi non allineati che il governo ucraino sia responsabile del blocco dei porti, tralasciando il fatto che se non ci fosse stata l’invasione la crisi alimentare non sarebbe mai nemmeno cominciata.

Questo argomento è stato anche al centro di uno scontro diplomatico avvenuto lunedì nel corso di una riunione del Consiglio di sicurezza dell’ONU, durante la quale il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, è intervenuto accusando la Russia di usare il blocco del grano come «missile invisibile contro i paesi in via di sviluppo», quelli che potrebbero risentire maggiormente nei prossimi mesi della mancanza di importazioni dall’Ucraina se il blocco dovesse proseguire.

Michel ha anche accusato la Russia di aver distrutto diversi depositi di grano nel corso dei bombardamenti e di averne rubato dalle zone che ha occupato. Secondo Michel i tentativi della Russia di dare all’Ucraina la colpa di quanto sta accadendo sarebbero solo «codardia e propaganda, pura e semplice». In risposta alle accuse di Michel, l’ambasciatore russo ha lasciato platealmente la riunione mentre il presidente del Consiglio Europeo stava ancora parlando. Michel ha risposto dicendogli: «Può lasciare la stanza, forse è più semplice non ascoltare la verità».

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