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  • Martedì 24 maggio 2022

«Nell’agenda non ho più nessun Mitsotakis»

Il presidente turco Recep Erdogan non vuole più avere a che fare col primo ministro greco: c'entra una grossa vendita di aerei da guerra americani

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan (Turkish Presidency via AP Photo)
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan (Turkish Presidency via AP Photo)
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Lunedì, dopo un incontro col governo, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha detto di non avere più intenzione di avere a che fare col primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis e di aver cancellato un incontro con lui. «Quest’anno avremmo dovuto tenere una riunione strategica, ma da oggi nell’agenda non ho più nessun Mitsotakis», ha detto Erdogan ad alcuni giornalisti.

Nel motivare la sua dichiarazione, Erdogan ha duramente criticato Mitsotakis accusandolo di aver chiesto al governo statunitense di fermare la vendita di alcuni aerei da guerra F-16 alla Turchia; ma ha anche accusato il governo greco di aver dato rifugio a diversi esponenti dell’organizzazione politica di Fethullah Gülen, che il presidente turco considera responsabile del progetto di colpo di stato ai suoi danni avvenuto nel luglio del 2016.

I litigi fra Turchia e Grecia sono piuttosto frequenti e in passato hanno riguardato fra le altre cose le risorse energetiche nel Mediterraneo e lo status di Cipro, ma raramente i toni si erano alzati come nelle ultime ore.

Per quanto riguarda gli aerei da guerra, Erdogan si riferisce a un discorso fatto da Mitsotakis lo scorso 17 maggio durante una visita a Washington: il primo ministro greco, che guida un governo di ispirazione conservatrice, aveva implicitamente avvertito gli Stati Uniti dei pericoli che la Grecia potrebbe correre se venissero venduti nuovi aerei da caccia alla Turchia, accusata negli ultimi mesi di aver effettuato diverse incursioni aeree non autorizzate nello spazio aereo greco. «L’ultima cosa di cui la NATO ha bisogno in un momento in cui il nostro obiettivo è aiutare a sconfiggere l’aggressione russa è un’altra fonte di instabilità sul fianco sud-orientale della NATO», aveva detto Mitsotakis pur non facendo nessun riferimento esplicito alla Turchia, che fa parte della NATO ma che da anni mostra segni di insofferenza nei confronti di un atlantismo puro chiesto dai suoi alleati.

Secondo Erdogan, Mitsotakis si riferiva a una partita di caccia F-16 che la Turchia da tempo vorrebbe comprare dagli Stati Uniti, in seguito alla sua esclusione dall’acquisto dei caccia di nuova generazione F-35, avvenuta nel 2019. Quest’ultima esclusione era stata decisa dal governo statunitense come conseguenza dell’acquisto da parte della Turchia del sistema di difesa missilistico russo S-400, a cui gli Stati Uniti si erano molto opposti. Per un paese della NATO è piuttosto inusuale acquistare armi dalla Russia, considerato uno dei principali nemici dell’alleanza.

La Grecia non è l’unico paese occidentale con cui la Turchia sta litigando in questi giorni. Da settimane la Turchia sta facendo leva sul proprio potere di veto per ostacolare l’adesione alla NATO di Svezia e Finlandia, innescata dall’invasione russa dell’Ucraina. Secondo molti osservatori la Turchia vorrebbe che in cambio di un suo voto favorevole all’entrata dei due paesi venissero soddisfatte alcune sue richieste: tra queste c’è anche la rimozione di un parziale embargo alla vendita di armi alla Turchia imposto dalla Svezia e l’estradizione, sempre dalla Svezia, di alcuni esponenti dell’organizzazione politica di Gülen.

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