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  • Mercoledì 13 aprile 2022

Nicolas Sarkozy si è schierato con Macron

La posizione dell'ex presidente sta creando scompiglio dentro i Repubblicani, il suo partito, e potrebbe farlo anche nella politica francese

Emmanuel Macron e Nicolas Sarkozy a Saint-Raphael, 15 agosto 2019 (Eric Gaillard/POOL via AP)
Emmanuel Macron e Nicolas Sarkozy a Saint-Raphael, 15 agosto 2019 (Eric Gaillard/POOL via AP)
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Martedì Nicolas Sarkozy ha preso posizione nella campagna per le presidenziali francesi: «Finalmente», hanno commentato alcuni giornali, visto che l’ex presidente della Repubblica non aveva mai parlato a favore di Valérie Pécresse, la candidata del partito che lui stesso aveva fondato, Les Républicains (LR, di destra). Sarkozy ha ora pubblicato sui suoi account Twitter e Facebook un testo in cui, contro la posizione ufficiale presa sul ballottaggio dalla sua famiglia politica, ha annunciato che al secondo turno del 24 aprile voterà per Emmanuel Macron e contro Marine Le Pen. La decisione di Sarkozy sta creando diversi problemi interni a LR, che già deve fare i conti con il risultato disastroso del primo turno e con una situazione finanziaria piuttosto critica.

Sarkozy, dopo aver tenuto un profilo decisamente basso e non aver sostenuto pubblicamente Pécresse, ha pubblicato una lunga dichiarazione in cui chiede di votare Macron. Sarkozy parla della «necessaria esperienza del capo dello Stato di fronte a una grave crisi internazionale più complessa che mai», del progetto economico di Macron che dà priorità «al lavoro» e del suo impegno europeo che è «chiaro e senza ambiguità».

Ma Sarkozy è andato oltre. Ha infatti invitato a rispondere all’appello fatto da Macron dopo i risultati del primo turno per creare un «grande movimento politico di unità e azione», per «inventare qualcosa di nuovo per riunire convinzioni e sensibilità diverse», e per ridare dunque forza a un “fronte repubblicano” compatto contro l’estrema destra.

Sostenendo e rilanciando la proposta del presidente uscente, Sarkozy ha di fatto aperto alla possibilità futura di una più ampia ricomposizione dello spazio politico e che preveda un patto tra destra e macronisti: «Sta arrivando una nuova era», ha scritto ancora Sarkozy: «Richiederà profondi cambiamenti. Sarà necessario uscire da abitudini e riflessi partigiani». E ha aggiunto: «La fedeltà ai valori della destra repubblicana e alla nostra cultura di governo deve portarci a rispondere all’appello di Emmanuel Macron per un raduno in vista delle elezioni presidenziali. Allo stato attuale delle cose, è l’unico in grado di agire. L’interesse della Francia deve essere la nostra unica guida».

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Facendo queste dichiarazioni, Sarkozy ha di fatto riattivato le divisioni all’interno del suo stesso partito.

LR, all’indomani della storica sconfitta del primo turno, aveva deciso di manifestare la propria unità e la propria posizione mediana, chiedendo di non votare Le Pen ma senza dire di votare Macron: scegliendo, dunque, di riaffermare la propria indipendenza rispetto al presidente uscente e considerando tale indipendenza come una condizione politica fondamentale per la propria sopravvivenza politica.

Dopo la riunione di LR da cui è uscita la posizione ufficiale del partito sul secondo turno, un gruppo di dirigenti non ha nascosto la propria frustrazione per le decisioni prese. Il deputato Guillaume Larrivé, che aspira a un accordo di coalizione con Macron, si è espresso esplicitamente contro la mozione votata. Il sindaco di Meaux, Jean-François Copé, ha a sua volta difeso l’idea di «un nuovo patto di governo».

La maggioranza degli eletti di LR ha invece ribadito il principio di indipendenza del partito, parlando della necessità di restare all’opposizione in caso di un nuovo possibile mandato di Macron. «Non ci uniremo a Macron nel momento della fine del macronismo», ha detto ad esempio il sindaco di Troyes, François Baroin. «Per continuare ad esistere, dobbiamo essere indipendenti» ha aggiunto la numero due di LR, Annie Genevard: «Macron vuole condurci verso un partito unico, è pericoloso per il sistema democratico». E il deputato Julien Aubert: «Il problema non è tanto che Sarkozy chieda di votare Macron, è che risponda alla sua chiamata e proponga la fine di LR. È Kronos che mangia i suoi figli». Infine, Bruno Retailleau, presidente di LR al Senato, ha minimizzato dicendo che la posizione di Nicolas Sarkozy è «personale»: «Non ricostruiremo la destra diluendoci nel macronismo. Ci ricostruiremo sulla fedeltà alle nostre convinzioni».

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Diversi osservatori si chiedono se la presa di posizione di Sarkozy sul ballottaggio segnerà una rottura con la sua famiglia politica o se, invece, saranno in molti all’interno del partito a seguire le sue indicazioni.

Alcuni giornali fanno comunque intendere che l’uscita di Sarkozy sia stata concordata con lo stesso Macron. Secondo quanto riportato da Le Monde, Macron ha ricevuto dieci giorni fa Nicolas Sarkozy proprio per discutere di queste «grandi manovre». I due negli ultimi cinque anni hanno comunque consolidato la loro relazione: «Si è instaurato tra loro un rapporto speciale, fatto di reciproca ammirazione e rivalità (…) Telefonate regolari, consultazioni sui grandi temi, inviti a pranzo all’Eliseo», scrive sempre Le Monde.

Emmanuel Macron, nel 2017, aveva evitato qualsiasi definizione, diceva di non essere «né di destra né di sinistra» mettendo in crisi, soprattutto, parte della sinistra moderata di cui aveva raccolto i voti. Una volta diventato presidente, la politica di Macron si era spostata decisamente a destra: da tempo, infatti, dicono gli osservatori, il presidente uscente ha intuito che le sue possibilità di rielezione dipendono dalla capacità di sedurre la destra. Ha quindi fatto di Sarkozy il suo miglior alleato per indebolire Les Républicains (LR) e ostacolare la ricostruzione del partito. «Mi dice che non può essere rieletto senza di noi, mi ha chiesto di aiutarlo», ripete da due anni Sarkozy, che immagina per il futuro un accordo di coalizione tra La République En Marche e la destra, in cui LR trovi ampio spazio di rappresentanza e incarichi politici.

Nelle ultime settimane, Macron ha moltiplicato i segnali di attenzione verso il suo predecessore. Lo ha invitato a pranzo all’Eliseo il 28 gennaio, giorno del suo compleanno, più di recente lo ha citato in un’intervista su Le Figaro dicendo di «ritrovarsi» in ciò che il «presidente Sarkozy» aveva «difeso» in tema di «lavoro e merito», e da quando è entrato in campagna elettorale ha anche ripreso alcune sue frasi celebri. «I gesti del presidente Macron nei confronti del presidente Sarkozy sono stati fatti», ha osservato poco prima del primo turno uno stratega di Macron citato da Le Monde: «Il primo ha sempre pensato che il secondo dovesse prendere una posizione in suo favore. Sarkozy, da solo, muove un milione di voti».

Macron, da parte sua, ha accolto con favore la dichiarazione di Sarkozy: «Lo ringrazio per la fiducia e l’appoggio. È molto importante», ha detto, ridimensionando solo qualche ora dopo il suo entusiasmo. Le dichiarazioni di Sarkozy, infatti, potrebbero rivelarsi controproducenti per Macron che al primo turno ha già guadagnato i voti della destra e che ora, per vincere al ballottaggio, ha bisogno soprattutto di recuperare quelli della sinistra.