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  • Martedì 12 aprile 2022

Gli sconfitti alle elezioni francesi che stanno chiedendo donazioni ai propri elettori

Chi non ha raggiunto il 5% dei voti alle presidenziali non potrà essere rimborsato dallo stato per le spese della campagna elettorale

Un manifesto elettorale di Valérie Pécresse, Marsiglia, 6 aprile 2022 (AP Photo/Daniel Cole)
Un manifesto elettorale di Valérie Pécresse, Marsiglia, 6 aprile 2022 (AP Photo/Daniel Cole)
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Otto dei dodici candidati al primo turno delle elezioni presidenziali francesi non sono riusciti a raggiungere il 5 per cento di voti, soglia minima per ottenere dallo stato il rimborso delle spese per la campagna elettorale. A un giorno dalla diffusione dei risultati elettorali, alcuni di loro hanno dunque chiesto a elettori ed elettrici un sostegno finanziario: per coprire le spese ma anche, di fatto, per non compromettere il futuro dei partiti di cui fanno parte.

In Francia, la spesa per la campagna elettorale prevede che i candidati alle presidenziali al primo turno non possano spendere più di 16,85 milioni di euro. Chi ottiene almeno il 5 per cento delle preferenze viene rimborsato nel limite (chiamato “plafond”) del 47,5 per cento del tetto di spesa fissato dallo stato, e dunque con circa 8 milioni di euro. Per chi non supera la soglia del 5 per cento dei voti, il rimborso corrisponde invece al 4,75 per cento del medesimo plafond, ovvero a 800 mila euro.

La maggior parte dei candidati e delle candidate, di solito, cerca di non spendere più di 800 mila euro per non dover poi, direttamente loro o il loro partito, compensare eventuali disavanzi.

I risultati del primo turno delle presidenziali francesi

Valérie Pécresse, la candidata di Les Républicains (il partito di centrodestra che fu anche di Sarkozy), nei sondaggi del primo turno di domenica 10 aprile era data al 9-10 per cento circa, ma si è fermata al 4,78 per cento. Risultato: i 7 milioni di euro della sua campagna elettorale non saranno rimborsati. «L’angoscia di Valérie Pécresse è tale che lunedì mattina ha chiesto delle donazioni», ha scritto Le Monde.

Pécresse ha detto che la situazione finanziaria della sua campagna elettorale è «critica», in particolare perché «i Repubblicani non possono far fronte alle spese». Pécresse ha spiegato di essersi «personalmente indebitata» con 5 milioni di euro. Per questo, ha proseguito, «lancio un appello nazionale per le donazioni a tutti coloro che mi hanno dato il loro voto, ma anche a tutti coloro che ieri (domenica, ndr) hanno preferito il voto utile (votando quasi sicuramente Emmanuel Macron per fermare Marine Le Pen, ndr) e infine a tutti i francesi attaccati al pluralismo politico e alla libertà di espressione».

La scadenza è stretta, ha fatto sapere Pécresse: «Ho bisogno del tuo aiuto, urgentemente, entro il 15 maggio». Ha aggiunto che sta avviando una campagna di crowdfunding. Diversi giornali francesi hanno ricordato che il patrimonio personale di Valérie Pécresse, dichiarato obbligatoriamente all’inizio della sua campagna, ammonta a quasi 10 milioni di euro.

Domenica sera, anche il candidato dei Verdi Yannick Jadot, che ha preso il 4,63 per cento in linea con quanto previsto dai sondaggi, ha chiesto l’aiuto finanziario di elettori e elettrici: «L’ecologia politica ha bisogno del vostro sostegno da stasera per proseguire con le sue lotte». Si parla di quasi 2,2 milioni di euro da raccogliere entro la fine di maggio per ripagare un debito contratto con le banche.

– Leggi anche: Il tripartitismo francese, con due estremi

Il segretario del partito dei Verdi, Julien Bayou, ha a sua volta lanciato un appello: «Per Europe Ecologie-Les Verts il non raggiungimento del 5 per cento è un grandissimo problema», ha detto, aggiungendo poi su Twitter che se ogni elettore di Yannick Jadot donasse 3 euro, il problema sarebbe risolto.

I dati sulle spese totali per la campagna degli altri candidati e candidate che non hanno superato la soglia del 5 per cento non sono chiari, nonostante le ripetute richieste di maggior trasparenza avanzate da varie associazioni francesi. Per ora, oltre a Précresse e Jadot, nessun altro ha fatto richieste di aiuto finanziario.

Il Partito Socialista, che aveva candidato la sindaca di Parigi Anne Hidalgo che è arrivata terzultima con l’1,75 per cento dei voti, ha fatto sapere che la campagna è stata autofinanziata: «Non c’è nessun debito da rimborsare», ha dichiarato il segretario del partito Olivier Faure, aggiungendo anche che «non ci sarà il fallimento che molti avrebbero voluto». Il Partito Socialista, che nel 2017 era stato costretto a vendere la sua sede storica in rue Solférino a Parigi dopo la sconfitta di Benoît Hamon, aveva già invitato le varie federazioni locali a contribuire alle spese della campagna di Hidalgo.