L’Ucraina accusa la Russia di crimini di guerra

Anche a causa dei massacri compiuti a Bucha, vicino a Kiev: intanto gli attacchi russi proseguono nel sud e nell'est dell'Ucraina

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in visita a Bucha (AP Photo/Efrem Lukatsky)
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in visita a Bucha (AP Photo/Efrem Lukatsky)

Tra domenica e lunedì sono emersi video, immagini, ricostruzioni e testimonianze di brutali violenze compiute dai soldati russi a Bucha, una cittadina a una trentina di chilometri da Kiev. Le forze russe si sono ritirate da Bucha, e da molte altre città del nord dell’Ucraina, negli ultimi giorni, dopo che il governo di Mosca aveva deciso di cambiare strategia: lasciar perdere almeno per ora il fronte nord, quello che includeva le battaglie attorno a Kiev e a Chernihiv, e concentrarsi sulla conquista completa del Donbass, a partire da Mariupol.

Il governo ucraino ha accusato la Russia di avere commesso un «massacro» a Bucha, e di essersi resa responsabile di crimini di guerra e contro l’umanità. La Russia ha risposto sostenendo che le violenze sono state compiute dagli stessi ucraini e che sono una «provocazione» per far saltare i negoziati di pace (una teoria non credibile, sulla base delle informazioni disponibili).

La Russia ha intanto proseguito gli attacchi sugli altri fronti della guerra, tra cui quello orientale (per esempio a Kharkiv) e quello meridionale: oltre ai bombardamenti su Mariupol, città considerata ora l’obiettivo primario delle forze russe, ci sono state esplosioni nei pressi di Odessa, dove i missili russi hanno colpito probabilmente un deposito di carburante.