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  • Giovedì 24 febbraio 2022

La Francia ha rafforzato il diritto all’aborto

Una nuova legge estende il limite per interrompere chirurgicamente una gravidanza e abilita a questa pratica anche gli ostetrici

Manifestazione femminista a Parigi, 24 novembre 2018 (AP Photo/Michel Euler)
Manifestazione femminista a Parigi, 24 novembre 2018 (AP Photo/Michel Euler)

La Francia ha approvato una legge per rafforzare il diritto all’aborto che tra le novità più importanti prevede l’estensione da 12 a 14 settimane del limite legale per interrompere una gravidanza per via chirurgica e allarga il bacino di professionisti sanitari che possono eseguire l’intervento. Alla scrittura della proposta, di iniziativa della deputata Albane Gaillot, ex esponente del partito del presidente Macron e ora all’opposizione con i Verdi, avevano contribuito associazioni, movimenti femministi e professioniste della salute.

Mercoledì il testo è stato approvato in via definitiva dall’Assemblea nazionale con 135 voti favorevoli, 47 contrari e 9 astensioni. Estende, innanzitutto, il limite per l’aborto chirurgico dalle 12 alle 14 settimane. Secondo diverse associazioni, ogni anno tra le 4 mila e le 5 mila donne sono costrette ad andare all’estero per poter abortire proprio perché hanno superato i limiti di tempo. «Penso a tutte le donne che non possono permettersi di partire, a quelle che, come negli anni Settanta, sono costrette nel nostro paese a mettere in pericolo il proprio corpo per far valere questo diritto», ha detto la deputata comunista Elsa Faucillon. Un aborto nei Paesi Bassi costa in media mille euro, ad esempio, escluse le spese di viaggio e alloggio.

La nuova legge prevede anche la possibilità per ostetriche e ostetrici di praticare l’aborto per via chirurgica, mentre potevano già dal 2016, in Francia, eseguire gli aborti per via farmacologica (attraverso cioè l’assunzione di due farmaci a distanza di 48 ore uno dall’altro, il mifepristone in combinazione con il misoprostolo). Le ostetriche, ha spiegato Albane Gaillot, «sono presenti ovunque sul territorio» e possono dunque sopperire in parte alla mancanza di medici che praticano aborti, dovuta anche all’obiezione di coscienza.

La legge prevede che le agenzie sanitarie regionali creino una banca dati con l’elenco dei professionisti e delle professioniste che praticano aborti, se daranno il loro consenso ad essere inseriti. Infine abolisce il periodo di riflessione obbligatorio di due giorni dopo la consultazione psicosociale, obbligatoria per le minorenni. Alcune delle nuove misure entreranno in vigore subito, mentre per altre serviranno dei decreti attuativi che il ministro della Salute ha promesso saranno pubblicati a breve.

Per rafforzare il diritto di aborto la legge fa seguito al decreto pubblicato lo scorso 18 febbraio che consentiva alle donne di accedere entro le sette settimane all’interruzione di gravidanza per via farmacologica al di fuori di un ospedale, con consegna dei farmaci direttamente in farmacia, e che aboliva l’obbligo di assunzione della prima pillola in presenza di un operatore sanitario.

«Dopo una mobilitazione collettiva di quasi due anni, celebriamo oggi una svolta che segnerà una pietra miliare per i diritti delle donne. Grazie a tutte e a tutti coloro senza i quali questa approvazione non sarebbe stata possibile», ha commentato su Twitter la deputata Gaillot. L’associazione Osez le féminisme ha parlato di «vittoria femminista», e il gruppo Planning Familial ha commentato che «tutte queste misure sono una vittoria importante per il diritto delle donne e delle persone trans interessate a disporre liberamente del proprio corpo. Vigileremo sull’applicazione di questa legge nella Francia continentale e nei territori d’oltremare, in modo che ogni persona, indipendentemente dall’età, dallo stato sociale, economico, dalla nazionalità, dal luogo di residenza e dall’identità di genere, possa accedere all’aborto in Francia. Mio il corpo, mia la scelta». Alcune organizzazioni femministe si sono auspicate comunque che aumenti il numero di centri che praticano le interruzioni e che siano distribuiti in modo più omogeneo su tutto il territorio nazionale.

Il disegno di legge è stato contrastato dai partiti di destra, e anche dalla candidata di Les Républicains alle elezioni presidenziali Valérie Pécresse, che dice di essere femminista ma che ha spesso marciato accanto al movimento antiabortista Manif pour tous. L’approvazione è arrivata grazie al sostegno di La République en Marche (LRM), il partito di Emmanuel Macron, nonostante il presidente avesse dichiarato pubblicamente di essere contrario a qualsiasi proroga del termine legale oltre le dodici settimane, ritenendo che «un periodo di attesa aggiuntivo» non fosse «neutro rispetto al trauma di una donna».

– Leggi anche: La candidata dei Repubblicani alle presidenziali francesi è sempre più estrema

Inizialmente, il testo prevedeva l’eliminazione della doppia clausola sull’obiezione di coscienza, che però non è passata. L’obiezione di coscienza, in Francia, è riconosciuta in maniera generale per tutte e tutti coloro che lavorano in ambito medico, ma esistono tre ulteriori clausole specifiche, riferite alla ricerca su embrioni e cellule staminali, alla sterilizzazione per scopo contraccettivo e all’interruzione volontaria di gravidanza. La richiesta iniziale inserita nella proposta di legge era dunque quella di eliminare queste clausole specifiche. «Questa clausola della doppia coscienza è stigmatizzante», ha commentato la deputata socialista Marie-Noëlle Battistel, «si sta ancora facendo dell’aborto un atto medico separato, quando fa invece parte della vita delle donne», ha aggiunto la deputata di France Insoumise Mathilde Panot.

Il ministro della Salute Olivier Véran, personalmente favorevole all’estensione del diritto di aborto, aveva chiesto che l’eliminazione della richiesta di abolizione della doppia clausola diventasse un prerequisito per l’approvazione finale del disegno di legge. Negli ultimi anni diverse iniziative parlamentari hanno tentato, invano, di eliminare questa disposizione, concessa come compromesso per l’approvazione della “legge Veil” che, dal 1975, ha reso possibile in Francia l’interruzione di gravidanza.