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  • Martedì 8 febbraio 2022

La coraggiosa politica aziendale di una delle donne più ricche del Brasile

Luiza Helena Trajano ha avviato ambiziosi programmi contro il razzismo e la violenza domestica, attirando le attenzioni della politica

Luiza Helena Trajano (YouTube)
Luiza Helena Trajano (YouTube)

Luiza Helena Trajano è una delle donne più ricche del Brasile. È la presidente di Magazine Luiza, una grande catena di negozi conosciuta come Magalu in cui si vende un po’ di tutto, dagli articoli per la casa all’abbigliamento, dagli elettrodomestici ai prodotti di bellezza. Trajano – che dal presidente brasiliano Jair Bolsonaro, populista e di estrema destra, è stata definita in modo spregiativo una “socialista” – ha avviato e consolidato nel tempo una politica aziendale piuttosto coraggiosa basata su programmi concreti contro il razzismo e soprattutto contro la violenza domestica, arrivando a sostenere più di 700 dipendenti vittime di abusi in quattro anni.

Di lei si sono occupati nelle ultime settimane diversi giornali internazionali, raccontando non solo i suoi successi con Magalu e i suoi programmi assai innovativi, soprattutto in un paese come il Brasile dove le discriminazioni razziali e la violenza contro le donne sono problemi enormi e scarsamente affrontati; ma anche le sue preferenze politiche, che hanno spinto alcuni osservatori a ipotizzare un suo eventuale coinvolgimento nella prossima campagna presidenziale brasiliana, che precederà le elezioni previste per il prossimo ottobre.

Trajano ha 70 anni ed è nata a Franca, una città di medie dimensioni circa 300 chilometri a nord di San Paolo. Da adolescente cominciò a lavorare in un piccolo negozio di articoli da regalo aperto nel 1957 da una zia: «Quando avevo 17 o 18 anni avevo escogitato delle piccole rivoluzioni per i dipendenti. Ho iniziato a portare uno psicologo al negozio», ha raccontato al New York Times.

Quando nel 1991 assunse la guida di Magalu, l’azienda era ancora una catena di negozi a conduzione familiare presente solo negli stati di San Paolo e Minas Gerais, nel sud est del paese. Gli anni Novanta furono molto complicati per l’economia del Brasile a causa della recessione e dell’elevata inflazione, e molti negozi e attività furono costrette a chiudere. Trajano cominciò allora ad essere contattata dai sindaci delle piccole città che avevano perso il loro unico negozio e che le chiedevano di aprire una filiale di Magalu.

A sua volta colpita dalla crisi, trovò una soluzione all’epoca innovativa: aprì piccoli negozi in varie province brasiliane, con pochi dipendenti e nessun prodotto in esposizione. Gli acquirenti andavano fisicamente al negozio, potevano vedere i prodotti su filmati registrati e gli ordini venivano consegnati a domicilio. «Mia madre mi ha educata a pensare alle soluzioni», ha raccontato: «Quando tornavo a casa da scuola dicendo che l’insegnante mi aveva fatto qualcosa, lei rispondeva: “Cosa farai perché l’insegnante ti accetti?”»

Da lì in poi l’azienda ebbe un’espansione enorme, e oggi Magalu – che è diventata una società con un valore di mercato di quasi 8 miliardi di dollari – ha 1.400 negozi in tutto il paese e 50 mila dipendenti, di cui il 75 per cento circa sono donne. Trajano attribuisce parte del suo successo al fatto di essere una donna: dice di aver portato una prospettiva differente, che fino a quel momento era mancata nella dirigenza delle aziende brasiliane: «Ho sempre avuto un modo femminile di gestire le cose», ha detto.

Nel 2016 Trajano cedette il ruolo di amministratrice delegata al figlio e da allora è la presidente del consiglio di amministrazione e la figura più visibile della società. Nel 2019 la rivista statunitense Forbes la inserì nella lista delle persone più ricche del mondo e nel 2021 il settimanale Time la incluse in “Time 100”, tra le 100 persone più influenti dell’anno.

Oltre al successo, la cosa che ha attirato molte attenzioni su Trajano è stata la politica aziendale da lei perseguita, in particolare i programmi per promuovere pratiche non discriminatorie e quelli per le donne che subiscono violenza domestica. «Sono molto grata di essere stata cresciuta da donne solide», ha raccontato: «Poiché sono nata in una culla di donne imprenditrici, sentivo di avere la missione di aiutare anche altre donne».

L’impegno di Magalu a sostegno delle vittime di violenza iniziò nel 2017, dopo che la responsabile di uno dei negozi nello stato di San Paolo, Denise Neves dos Anjos, 37 anni, venne uccisa dal marito.

Luiza Trajano registrò un video in cui denunciava il fatto e annunciava la creazione di “Canal Mulher”, una linea telefonica gratuita a disposizione delle dipendenti per incoraggiarle a non tacere di fronte alla violenza. L’azienda ricevette, da subito, decine di chiamate e da lì in poi ampliò il suo programma di prevenzione e aiuto.

Sono poche le aziende che hanno una linea diretta di questo tipo e quelle che ce l’hanno solitamente indirizzano le persone ai servizi sociali o ad altre strutture già esistenti. Il modello di Magalu era già allora diverso, come dimostra la storia della prima dipendente a cercare aiuto tramite “Canal Mulher” (la sua identità non è nota, perché la donna ha voluto rimanere anonima).

Dopo quasi dieci anni di molestie, minacce e percosse da parte del marito, la donna trovò il coraggio di parlare rivolgendosi direttamente all’azienda. Dopo aver appreso del suo caso, Magalu si mobilitò molto velocemente aiutandola a trovare un nuovo appartamento a San Paolo in modo da potersi allontanare dal marito. Si occupò dei pagamenti dell’affitto e fece da garante per il contratto. Le fornì inoltre aiuto psicologico e legale. «Per la prima volta ho sentito che non ero da sola, che avrei ricevuto un aiuto per l’intero processo di liberazione da un marito violento», ha raccontato.

La donna è stata la prima di quasi 700 dipendenti che negli ultimi quattro anni sono state aiutate da Magalu a uscire da relazioni abusive, attraverso un sostegno legale, finanziario, emotivo, oltre che da un punto di vista pratico: occupandosi di trovare loro una nuova casa, assistendole con il trasloco o trasferendole lontano in altri negozi del paese.

Oggi a coordinare questo programma c’è un gruppo composto da specialisti: psicologi, assistenti sociali e altri professionisti. «Una volta che mio marito ha saputo che Magalu stava intervenendo, ha capito che non poteva competere con un’azienda del genere, e questo ha giocato un ruolo importante nel suo fare un passo indietro», ha raccontato la donna: «Tutto l’appoggio e le informazioni che ho ricevuto mi hanno impedito di diventare un numero nelle statistiche dei femminicidi».

In Brasile, in media, più di 500 donne sono vittime di aggressioni ogni ora e ogni 11 minuti una donna viene stuprata.

Magalu ha anche stabilito delle quote lavorative riservate alle donne maltrattate, sulla base della consapevolezza che avere un lavoro ed essere indipendenti è il primo passo per lasciare una situazione di violenza domestica. La società ha inoltre creato delle campagne di vendita per raccogliere fondi a favore delle organizzazioni non governative che sostengono le donne.

Il programma di Magalu che più di recente ha attirato l’attenzione dei giornali internazionali ha a che fare con i corsi di formazione per alti dirigenti riservati solo a persone nere. La scelta ha causato molte critiche e accuse di discriminazione al contrario, e un deputato vicino a Jair Bolsonaro ha chiesto ai pubblici ministeri di avviare un’indagine sulla società, sostenendo che il programma violasse la Costituzione.

Trajano ha difeso la sua decisione definendola necessaria per colmare un divario storico: «Al di là degli aspetti economici e sociali, la schiavitù ha lasciato un segno emotivo molto forte, creando una società di colonizzatori e colonizzati. Molte persone non hanno mai sentito che questo è il loro paese». Nonostante le critiche ricevute, Magalu è dunque andata avanti con il suo programma e altre aziende ne hanno seguito l’esempio: «Si può parlare di meritocrazia solo quando ci sono opportunità per tutti», ha detto Trajano.

Trajano è comunque andata ben oltre i limiti della sua azienda, discutendo regolarmente su questioni come la razza, la disuguaglianza, la violenza contro le donne e le carenze del sistema politico brasiliano. Diversi partiti le hanno chiesto di entrare in politica e di essere coinvolta nella campagna elettorale in vista delle elezioni presidenziali del prossimo ottobre. «In un mondo in cui i miliardari bruciano le loro fortune in avventure spaziali e yacht, Luiza si è dedicata a un diverso tipo di odissea», ha scritto lo scorso settembre l’ex presidente di sinistra Luiz Inácio Lula da Silva: «Ha accettato la sfida di costruire un gigante commerciale mentre costruiva un Brasile migliore».

Ci sono molte speculazioni sul fatto che Trajano possa essere coinvolta nella campagna elettorale di Lula, che ha deciso di candidarsi e che per ora è anche il favorito. Trajano ha però negato: «Credo nella trasformazione del paese attraverso una società civile organizzata e determinata».

– Leggi anche: Il ritorno di Lula

L’attuale presidente populista e di destra Jair Bolsonaro considera Trajano una minaccia per la sua rielezione. A novembre aveva commentato con una certa soddisfazione il fatto che il prezzo delle azioni della società fosse diminuito negli ultimi mesi e aveva definito Trajano, in modo spregiativo, una “socialista”. Lei aveva risposto di non sentirsi particolarmente offesa, dall’etichetta che le era stata data: «Penso che la disuguaglianza sociale debba essere affrontata. Se questo significa essere una socialista, allora sono una socialista».

Trajano non si è mai pronunciata in modo esplicito a favore di un candidato o dell’altro, non lasciando comunque molti dubbi sulle sue preferenze.

Quando Bolsonaro si presentò alle elezioni del 2018 ispirandosi esplicitamente a Donald Trump, usando nazionalismo, populismo, maschilismo e notizie false per aumentare il proprio consenso, lei disse: «Non ci piace nessun discorso, di un politico o meno, che degradi la diversità razziale o di genere, e che offenda le donne».

Nel 2013 Trajano ha fondato “Mulheres do Brasil”, un gruppo che ha l’obiettivo di promuovere la parità di genere e di aumentare la percentuale di donne nei consigli di amministrazione delle società brasiliane, che attualmente è pari al 7 per cento (in Italia siamo intorno al 30 per cento). Il suo ultimo impegno riguarda la campagna vaccinale. All’inizio del 2021, mentre il governo brasiliano era coinvolto in una serie di casi di corruzione legati all’acquisto dei vaccini e Bolsonaro diffondeva dubbi sulla loro efficacia, Trajano ha mobilitato la sua rete di donne per fare pressione sul governo e avviare un’iniziativa per raccogliere fondi e contribuire ad accelerare la campagna vaccinale.