La Catalogna vuole riabilitare le donne accusate di stregoneria
Furono vittime di una «persecuzione misogina» per certi versi ancora attuale, dice una risoluzione del parlamento catalano
Martedì il parlamento catalano ha approvato un provvedimento (una «risoluzione») con l’obiettivo di riabilitare centinaia di donne che tra il Quindicesimo e il Diciottesimo secolo furono «ingiustamente» perseguitate, torturate e uccise perché accusate di stregoneria. Secondo i gruppi politici che hanno sostenuto l’iniziativa, le uccisioni di queste donne furono tra i femminicidi meno studiati della storia, e alcune politiche hanno parlato di «persecuzioni misogine» che per certi versi ricordano meccanismi ancora attuali.
Secondo gli storici, tra il 1400 e il 1750 furono processate per stregoneria tra le 80mila e le 100mila persone. Circa l’80 per cento di queste erano donne: non solo guaritrici e “maghe”, ma anche donne che avevano conoscenze scientifiche, che sapevano distinguere e usare le piante medicinali oppure praticavano aborti; spesso erano vedove o non erano sposate e anche per questo trasgredivano la norma sociale. In particolare, dalle ricerche storiografiche è emerso che la valle di Àneu, nel nord-ovest della Catalogna, fu il luogo in cui nel 1424 venne approvata la prima legge contro la stregoneria in Europa e uno dei posti in cui avvennero più esecuzioni sulla base di questo reato.
La deputata Aurora Madaula, del partito indipendentista Junts per Catalunya (JXC), ha detto che le donne uccise per stregoneria in Catalogna diventarono un «catalizzatore delle tensioni sociali»: secondo Madaula, che ha votato in favore del provvedimento come il resto del suo partito, le loro vicende sono un chiaro esempio della violenza e delle discriminazioni di genere a cui furono sottoposte le donne come forma di controllo nella società, soprattutto nelle zone più remote.
La risoluzione era stata proposta dalla deputata Jenn Díaz, del partito indipendentista di sinistra Esquerra Republicana de Catalunya (ERC), che aveva suggerito di riabilitare la memoria di centinaia di donne perseguitate e uccise ingiustamente, segnalando come anche la società attuale «perseguiti» i modelli di femminilità che non rientrano nei canoni del sistema patriarcale. Anche la deputata Basha Change, del partito anticapitalista Candidatura d’Unitat Popular (CUP), ha detto che la caccia alle streghe «non è una cosa del passato» e che è necessario diffondere la verità e «fare giustizia».
La proposta è stata votata da ERC, JXC, CUP, dal Partito Socialista catalano e da En Comú Podem, una coalizione di forze vicine a Podemos, di sinistra; il partito centrista Ciudadanos si è astenuto, mentre hanno votato contro i conservatori del Partit Popular Català e i deputati di Vox, di estrema destra, secondo cui il parlamento avrebbe dovuto occuparsi di questioni più urgenti.
Nella pratica, la risoluzione invita gli enti locali della comunità catalana a inserire tra le vie delle città i nomi di più di 800 donne perseguitate e uccise per stregoneria, come «esercizio di revisione storica» da parte delle istituzioni. Prevede anche che si dedichino studi più approfonditi sulla cosiddetta caccia alle streghe «con una prospettiva di genere» diversa e che il tema venga incluso nei programmi di storia.
L’iniziativa è stata sostenuta da una campagna organizzata dalla rivista di storia Sàpiens che aveva come slogan «non erano streghe, ma donne».
Iniziative simili erano già state organizzate in altri paesi, tra cui Scozia e Germania, dove da anni esistono progetti che hanno l’obiettivo di riabilitare il ruolo delle donne uccise per stregoneria. Lo scorso luglio l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani aveva approvato una risoluzione per chiedere la fine delle violenze commesse ogni anno contro migliaia di persone accusate di stregoneria, tra cui espulsioni dalle comunità, torture, mutilazioni o uccisioni che ancora oggi si verificano in varie parti del mondo.
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